2022-05-19
La Russia ha espulso 24 diplomatici italiani
L’ambasciatore italiano a Mosca, Giorgio Starace (Ansa)
Mosca risponde all’allontanamento di personale russo avvenuto il 5 aprile. Misure analoghe prese pure contro Francia e Spagna. Mario Draghi non alza i toni: «Non interrompere i canali». Alla vicenda fanno da sfondo rapporti da tempo complicati fra le due intelligence.Reazione scontata, dopo quanto era successo il 5 aprile scorso. Allora fu l’Italia ad annunciare l’espulsione di 30 diplomatici russi. In quei giorni, simultaneamente, fu messa a punto una lunga lista di rappresentanti diplomatici di Mosca da allontanare dalle principali capitali d’Europa: 30 dall’Italia, 35 dalla Francia, 40 dalla Germania, 45 dalla Polonia, 4 dalla Lituania, 16 dalla Lettonia, 17 dall’Estonia, 10 dalla Bulgaria, 2 dalla Repubblica Ceca, 35 dalla Slovacchia, 4 dall’Irlanda, 21 dal Belgio, 17 dai Paesi Bassi, 3 dalla Svezia, 15 dalla Danimarca, 25 dalla Spagna. E ieri Mosca ha reagito in senso uguale e contrario, convocando il nostro ambasciatore Giorgio Starace presso il ministero degli Esteri russo e comunicandogli la prossima espulsione di 24 diplomatici italiani. La notizia è stata anticipata dall’agenzia Tass e successivamente confermata dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova all’agenzia Sputnik. Più tardi, in una nota, Mosca ha ricordato quelle che ha definito «azioni apertamente ostili e immotivate dell’Italia», e ha fatto sapere che i diplomatici italiani dovranno lasciare il Paese entro 8 giorni. Stessa convocazione e stessa comunicazione anche per gli ambasciatori di Francia e Spagna. Al rappresentante di Parigi è stata comunicata la prossima espulsione dalla Russia di 34 diplomatici francesi. Quanto alla Spagna, è stata preannunciata l’espulsione di 27 diplomatici che dovranno lasciare Mosca entro 7 giorni. Venendo alle reazioni, Mario Draghi è stato estremamente misurato nel commento: «È un atto ostile ma non bisogna assolutamente interrompere i rapporti diplomatici. Non deve portare all’interruzione dei canali diplomatici perché se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali». Più dura la replica di Parigi, che ha condannato «con fermezza» una decisione che «non ha alcuna base legittima». Dice una nota del Quai d’Orsay: l’annuncio è «presentato dalla parte russa come una risposta alle decisioni prese dalla Francia lo scorso aprile, quando furono espulsi diverse decine di agenti russi» (di fatto sospettati di essere spie). Invece «il lavoro dei diplomatici e del personale della nostra ambasciata in Russia» dice ancora Parigi, «rientra pienamente nel quadro della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari». Si diceva che la scelta di Mosca era data per scontata: se ne attendeva solo il momento. A inizio aprile, dopo la decisione assunta da Roma, proprio la Zakharova aveva preannunciato che la Russia avrebbe dato «una risposta adeguata». Stessi toni, all’epoca, anche da parte del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che parlò di una «decisione miope» destinata a non rimanere senza risposta. E analoga era stata la replica dell’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, che definì la scelta italiana «immotivata», aggiunse che essa avrebbe portato «ad un ulteriore deterioramento delle relazioni bilaterali», e concluse che quel passo non sarebbe rimasto «senza risposta da parte russa». E ieri la risposta è giunta, com’era largamente previsto. Certo, per ciò che riguarda l’Italia e le relazioni con la Russia negli ultimi due anni, restano sullo sfondo tre vicende roventi, di cui di tanto in tanto, carsicamente, si torna a parlare. L’una riguarda l’ormai famigerata missione in Italia nel 2020 di cosiddetta «assistenza» durante l’emergenza Covid (con le relative polemiche su ciò che i russi tentarono davvero di fare in quella circostanza sul territorio italiano). Il capo del governo di allora, Giuseppe Conte, ha sempre cercato di ridimensionare, ma resta il mistero sul perché l’Italia abbia consentito una così massiccia presenza russa, forse non solo animata da ragioni sanitarie. La seconda, nel 2021, riguarda la complicata relazione, intorno al vaccino Sputnik, tra Regione Lazio, Istituto Spallanzani e Istituto Gamaleya. La Verità, con una sequenza di articoli di Camilla Conti, ha per prima dato conto di tutte le delicate implicazioni e le polemiche legate a quella vicenda. La terza storia rimanda al caso di Walter Biot, il capitano di fregata della Marina, in servizio presso lo Stato maggiore della Difesa, accusato di aver passato, anzi venduto, documenti riservati a militari russi di stanza a Roma. Sull’episodio, avvenuto nel 2021, e che tra l’altro comportò l’espulsione di due funzionari russi, è ora iniziato un processo. Inutile girarci intorno: l’influenza russa in Italia è stata forte in questi ultimi anni, con sponde politiche ramificate, e non sempre con obiettivi limpidi. Tornando alla decisione di ieri di Mosca, e cioè al preannuncio delle controespulsioni ai danni dei diplomatici italiani, solo il tempo ci darà il reale significato di questa scelta. Ottimisticamente si potrebbe dire: tutto prevedibile, e tutto complessivamente assai misurato (inclusa la replica di Draghi, come abbiamo visto). Né si poteva pretendere che l’espulsione di diplomatici russi rimanesse priva di una corrispondente contromisura. Pessimisticamente si potrebbe però obiettare: qualcuno a Mosca ritiene che l’Italia sia per molte ragioni (a partire dal peso dei grillini nell’attuale Parlamento) una specie di anello debole della coalizione occidentale. E che dunque, alla lunga, il mix di problemi immensi e sottovalutati dalla politica (come un’eventuale crisi nell’approvvigionamento di gas) e di avvertimenti diplomatici possa pesare a Roma più di quanto accadrà in altre capitali.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)