2020-07-29
Russia e polizia: Barr tiene il punto
William Barr (Chip Somodevilla/Getty Images)
Audizione alla Camera del procuratore generale, accusato di partigianeria pro Donald Trump. I dem azzannano su elezioni e disordini interni, mentre i repubblicani fanno quadrato. Russiagate e ordine pubblico. Sono questi gli argomenti su cui ieri il ministro della Giustizia americano, William Barr, è stato ascoltato dalla commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti. L'audizione - che era ancora in corso quando La Verità è andata in stampa - è stata fortemente voluta dal Partito democratico, che ha a più riprese tacciato il ministro di partigianeria a favore di Donald Trump: una tesi che ha ripetuto ieri il presidente della commissione Giustizia, il democratico Jerry Nadler. Quello stesso Nadler che, in particolare, ha accusato Barr di ricorrere alle forze dell'ordine per «ovvi obiettivi politici», esortando il ministro a «vergognarsi». In una dichiarazione, pubblicata poche ore prima dell'audizione, il capo del Dipartimento di Giustizia si è difeso. «Da quando ho chiarito che avrei fatto tutto il possibile per arrivare al fondo dei gravi abusi presenti nel fasullo scandalo Russiagate, molti democratici di questa commissione hanno tentato di screditarmi evocando una narrazione, secondo cui io sono semplicemente il factotum del presidente», ha dichiarato. Barr si è detto inoltre contrario alla demonizzazione della polizia e ha respinto la tesi di un «razzismo sistemico». Il ministro, in commissione, non ha poi risparmiato critiche agli Antifa, ha affermato di non aver subito interferenze da parte del presidente e ha riconosciuto di aver discusso talvolta con lui della campagna per la rielezione, ma in modo del tutto appropriato. Il capo del Dipartimento di Giustizia ha poi difeso l'invio di agenti federali - definito da molti un atto autoritario - per sedare i disordini di Portland. In realtà quel dispiegamento, ha precisato, si è reso necessario per la difesa del locale palazzo di giustizia (che è di proprietà del governo federale). Se i democratici hanno additato Barr come un galoppino di Trump, i repubblicani hanno invece fatto quadrato attorno a lui, difendendo sia la sua linea «law and order» che il suo impegno nel picconare l'inchiesta Russiagate. Nel corso dell'audizione, il deputato repubblicano Jim Jordan, è andato all'attacco, dichiarando che Barr è stato preso di mira proprio per la controinchiesta sulla Russia. «Ha avuto il coraggio di fare ciò che nessun altro farebbe al Dipartimento di Giustizia», ha detto Jordan, aggiungendo che «l'amministrazione Obama e Biden spiò la campagna di Trump» e riservando aspre critiche all'Fbi sotto questo punto di vista. Il Bureau, ha proseguito Jordan sulla base di documenti recentemente desecretati, non aveva prove di collusione tra Trump e i russi. E non si capisce quindi per quale ragione continuò a indagare sul generale Mike Flynn. In tal senso, Barr ha ricordato ieri che il procuratore John Bash sta conducendo un'inchiesta sui funzionari dell'amministrazione Obama che inoltratrarono richiesta per svelare («unmask») il nome dello stesso Flynn nelle conversazioni in cui era stato intercettato (funzionari tra cui compare -ricordiamolo- anche l'ex ambasciatore americano in Italia, John Phillips). Jordan ha inoltre puntato il dito contro il Dossier di Steele (documento che costituì la base dell'impianto accusatorio del Russiagate ma che si è rivelato in seguito largamente infondato). I repubblicani hanno tra l'altro proiettato scene di guerriglia, iconoclastica e saccheggi, verificatesi in varie città americane nel corso delle ultime settimane. Una mossa per screditare quegli esponenti del Partito Democratico che sino ad oggi hanno invece parlato di «proteste pacifiche». Va infine sottolineato che, con la scusa del tempo limitato a disposizione, molti deputati dem non hanno dato al ministro la possibilità di rispondere alle loro stesse domande: domande che si trasformavano spesso in atti di accusa senza contradditorio. Tanto che, a tratti, non si capiva se si si stesse celebrando un'audizione o un processo. I momenti di tensione non sono pertanto mancati. Dopo una lunga tirata del deputato dem Steve Cohen, un piccato Barr ha per esempio replicato: «Posso rispondere?».