2024-09-27
Il rettore impari dagli studi scientifici: i bambini non vanno manipolati
Il rettore dell'università Roma Tre Massimiliano Fiorucci (Imagoeconomica)
L’88% di chi, da piccolo, sembra di genere «confuso», quando cresce cambia idea.Domani, 28 settembre, dovrebbe tenersi, a Roma, il «Laboratorio per bambin* trans e gender creative» promosso dall’Università Roma Tre, dedicato a bambini dai 5 ai 14 anni, condotto da attivisti del mondo Lgbtq+ di GenderLens, con lo scopo di «esplorare» l’identità di genere nei più piccoli. Il rettore dell’Università, sollecitato sul senso di un’iniziativa di questo tipo, che oltretutto ha ricevuto il beneplacito del comitato etico dell’ateneo, ha affermato: «La ricerca è chiamata a esplorare territori di confine, lungo i quali non sono consolidate conoscenze adeguate; ciò costituisce un preliminare necessario alla formulazione di ogni tesi e di ogni giudizio». Si tratterebbe, in parole povere, di acquisire conoscenze ed esperienze scientifiche (?), utilizzando bambini/e che stanno vivendo quel percorso di vita che si chiama «età dello sviluppo». Percorso delicatissimo, in cui si gettano le basi della crescita biologica, cognitiva, emotiva, affettiva della persona; in cui si va modellando la personalità, cioè «l’organizzazione dinamica, interna all’individuo, di sistemi psicofisici e sociali» (Gordon Alport) che costituiscono la base della vita di relazione del soggetto. Cosa seria, dunque, da trattare con estrema attenzione perché - usando le parole di una canzone degli anni Settanta - in questo ambito «anche un sorriso può fare rumore», «nel cuore e nell’anima». Ne consegue che è quantomeno assai infelice e terribilmente pericoloso mettere in atto un progetto che «esplora territori di confine», in cui «non sono consolidate conoscenze», utilizzando bambini/e alla stregua di cavie da laboratorio. Ogni sperimentazione - anche con finalità nobilissime - che preveda il coinvolgimento di persone umane, non può prescindere da rigidi protocolli di tutela circa l’integrità psicofisica del soggetto, e richiede ovviamente il suo consenso informato. Se poi si tratta di «piccolissimi» - come nella fattispecie in oggetto - le precauzioni e tutele si moltiplicano per mille.Ciò detto, un altro aspetto del cosiddetto «Laboratorio» lascia molto perplessi. Si dichiara che sul tema «non sono consolidate conoscenze adeguate»: ma la realtà dei fatti - cioè statistiche e bibliografia internazionali - documenta uno scenario davvero molto differente. Sono stati pubblicati ben 11 studi internazionali sul tema di minori «gender confused», che presentano cioè elementi di incongruenza di genere, arrivando alla conclusione che la maggioranza (dal 61 all’ 88%), superata l’adolescenza, desiste dal voler appartenere al sesso opposto, e rientra in perfetta armonia con il proprio sesso biologico. Proprio sulla base delle esperienze raccolte in anni di «sperimentazione» attuata in numerosi Paesi che hanno utilizzato farmaci bloccanti della pubertà su minori «confusi», la Società statunitense di endocrinologia giunge alla conclusione che «data l’elevata remissione della disforia di genere dopo la pubertà, si sconsiglia un completo cambiamento sociale e un trattamento ormonale in bambini prepuberi» (Linee guida per il trattamento endocrino delle persone transessuali).Tutti conosciamo bene quanto è accaduto in Inghilterra - uno dei primi Paesi al mondo ad autorizzare le pratiche di transizione sociale e medica per adolescenti - che ha deciso di chiudere la clinica Tavistock and Portman, ove si praticavano trattamenti medico-chirurgici di cambiamento di sesso, a fronte di due aspetti davvero inquietanti: l’altro numero di fallimenti e il preoccupante diffondersi di una mentalità favorevole all’incongruenza fra sesso biologico e identità di genere, soprattutto fra gli adolescenti. Questo aspetto di «contagio sociale», indotto in particolar modo dall’uso dei social media, combinato con la cosiddetta «mimesi fra pari», cioè la naturale tendenza dei giovanissimi a imitarsi fra loro, aveva provocato ben 5.000 richieste di cambio di sesso nel biennio 2021/2022, a fronte delle 250 richieste del decennio precedente.Quelli riportati sono solo alcuni esempi per dimostrare che di esperienze e conoscenze su queste problematiche ce ne sono eccome e che è del tutto inutile (oltre che dannoso) inventare nuovi «laboratori». La stessa dizione «bambin* trans» è da stigmatizzare e condannare severamente: non esistono bambin*, esistono bambine e bambini; non esistono bambin* trans, esistono bambine e bambini che hanno bisogno di crescere ed essere aiutati a crescere in perfetta e coerente armonia con il proprio corpo, evitando di instillare loro dubbi di «genere». Le conseguenze di ideologie che propugnano la cosiddetta «identità di genere percepita» in antagonismo con l’identità biologica sono una vera «bomba ad orologeria» messa nel cuore e nell’anima dei nostri piccoli.