2023-07-24
Rocco Buttiglione: «Il popolo cattolico si sta disgregando»
L’ex politico, ora filosofo a tempo pieno: «Il tempo di un partito cristiano è finito, l’impegno dei fedeli invece no. Benedire le coppie gay? Impossibile. La Chiesa abbracci la modernità per salvarla, non per affogare con essa»..Il professor Rocco Buttiglione mi risponde dall’Università di di Steubenville, in Ohio, perché continua a fare il suo mestiere, quello di filosofo di rango. La sua storia è nota, anche quella del 2004 quando, candidato a commissario europeo per la Giustizia, libertà e sicurezza, venne fatto fuori dai colleghi deputati per la sua posizione per cui, disse, ponendo una distinzione tra morale e diritto, «come cattolico considero l’omosessualità un peccato, non un crimine».Professore, una recente indagine di Euromedia research con il mensile Il Timone rileva che anche in Italia ormai prevale una fede à la carte, esiste ancora il cosiddetto «mondo cattolico»?«Difficile dire e dipende da cosa si vuol dire. Alla espressione di “mondo cattolico” si associa in genere l’idea di uno spazio sociale omogeneo in cui la fede è un costume sociale più accettato passivamente che attivamente vissuto. La Chiesa non ha più spazi di potere da difendere. Può però attivare processi. Non punta tanto sulla difesa di una legge morale subìta, ma spesso non amata. Punta piuttosto sull’incontro con un avvenimento di vita che mette in movimento, crea una nuova comunità e dà senso alla vita». In politica sembra finita l’era inaugurata dal cardinale Camillo Ruini, quando i cattolici potevano stare in tutti i partiti, ma uniti sui princìpi, oggi un cattolico può ancora davvero militare in ogni partito?«Il pontificato di Papa Francesco è intensamente politico. Egli però non pensa che la Chiesa debba appoggiare un partito cattolico. Pensa piuttosto che un popolo si sta disgregando e che bisogna lavorare per ricostruire un popolo. La società di oggi produce personalità narcisistiche, isolate, fragili, che vivono solo per sé stesse e finiscono nella alienazione e nella depressione. L’annuncio cristiano chiama invece ad essere popolo, a riconoscersi parte gli uni degli altri, a pensare il proprio bene come inclusivo di quello di altri (famiglia, amici, città, nazione, Europa). Se si perde l’idea di bene comune la lotta politica diventa una lotta a morte per l’affermazione di sé e la distruzione dell’avversario. Allora la politica muore». Quindi, un cattolico si deve chiamare fuori?«Certo che no, bisogna, invece, ricordare che io ed il mio avversario politico apparteniamo alla stessa comunità nazionale e che dobbiamo cercare un bene comune in cui c’è posto anche per l’altro, per chi pensa in modo differente da me. Piuttosto che un partito cristiano va pensata una pratica cristiana della politica. Correlativamente bisogna resistere alla tentazione di difendere i nostri valori con i metodi di una falsa politica che dilania la nazione. I nostri valori - sia chiaro - vanno difesi, ma con una pratica cristiana della politica che non collude con la menzogna, con la esagerazione polemica sistematica, con la violenza verbale, con la predicazione della guerra civile». A proposito di politica cristiana, Papa Francesco ha mandato il cardinale Zuppi a Kiev e a Mosca per cercare la pace, una mission impossible o una profezia?«È difficile ma bisogna provare. Naturalmente bisogna sostenere l’Ucraina e aiutarla a respingere l’aggressione russa. Bisogna però anche aprire gli occhi sulla realtà. La realtà è che la Russia non può vincere perché gli ucraini hanno mostrato di essere pronti a combattere ed a morire per la loro indipendenza e noi li riforniamo di armi migliori di quelle russe. Anche l’Ucraina però non può vincere, perché noi non le diamo le armi che consentirebbero di inseguire e annientare l’esercito russo. Non gliele diamo per un buon motivo: non vogliamo spingere la Russia alla disperazione per non rischiare che usi delle bombe atomiche. Se le cose stanno così, è facile prevedere che la guerra continuerà a lungo, con un succedersi di offensive e controffensive da una parte e dall’altra, con centinaia di migliaia o milioni di morti ed enormi distruzioni materiali. Alla fine bisognerà trattare. Non è meglio farlo prima piuttosto che dopo, risparmiando tante vite umane? La missione del cardinale Zuppi è forse un poco prematura. L’Ucraina vorrà vedere quali siano i risultati della loro controffensiva estiva prima di trattare. Il momento buono potrebbe arrivare in autunno. Per trattare bisogna coinvolgere la Cina che ha gli strumenti per convincere la Russia. La pace in Ucraina potrebbe anche segnare il passaggio da un ordine mondiale unilaterale americano ad un ordine mondiale multipolare».La vita della Chiesa ha visto la recente nomina a prefetto del dicastero per la Dottrina della Fede di monsignor Victor Manuel Fernandez, da alcuni è stata salutata come l’addio alla custodia della fede in nome del dialogo per l’approfondimento. Non serve più correggere l’errore?«Certo che serve, però… si corregge l’errore approfondendo la verità. Chesterton ha detto che l’errore è una verità fuori proporzione o fuori posto. Per superare efficacemente l’errore non basta condannarlo. Bisogna formulare la verità in un modo più compiuto, che metta ogni cosa nel suo posto proprio. Il contrario di un errore non è la verità, ma l’errore di segno opposto. La verità cammina sempre su uno stretto sentiero fra due errori».Si parla tanto di possibile «benedizione delle coppie gay» in chiesa, come già avanzato anche dal discusso sinodo tedesco, a suo parere è uno sviluppo pastorale possibile oppure è rottura?«Non si può. Il matrimonio è fra un uomo ed una donna ed è ordinato alla generazione di figli. Ciascuno è chiamato ad interiorizzare il suo sesso biologico nella sua personalità matura in modo da diventare capace di essere padre o essere madre. Questo è ciò che ci chiede l’ordine della natura. Ci sono però culture che non riconoscono che l’omosessualità è intrinsecamente sbagliata e noi ne abbiamo sviluppata una. La cultura ha la forza di una seconda natura. Chi nasce dentro una cultura omosessuale non può essere reso responsabile (o non può essere reso interamente responsabile) per avere accettato l’omosessualità come una norma. Da qui nasce il problema, per la Chiesa, del dialogo con gli omosessuali e dello sforzo per capire la loro situazione. Fino a qualche anno fa gli omosessuali non rivendicavano il diritto di sposarsi e meno che mai quello di sposarsi in chiesa. Consideravano il matrimonio come una istituzione borghese da rigettare in toto ed erano per la liberazione dell’istinto sessuale. Adesso, forse per effetto dell’Aids, ma non solo per questo, gli omosessuali hanno rivalutato il significato delle relazioni stabili in cui il sesso è inquadrato in un rapporto fra due persone ed i valori sessuali sono subordinati ai valori personalistici». Ma, scusi, se questo è il contesto, a suo parere che cosa dovrebbe fare la Chiesa per evitare di farsi dettare l’agenda? «Bisogna certo evitare ogni confusione fra convivenze omosessuali e matrimonio o sul giudizio morale sulla omosessualità. Se però due omosessuali vogliono passare da una condizione di sesso promiscuo ad una convivenza fondata sull’amore reciproco fanno un passo nella giusta direzione. Può la Chiesa mostrare il suo apprezzamento per una decisione così? Come può la Chiesa esprimere il suo apprezzamento? Non lo so. Il problema però merita di non essere banalizzato e di essere studiato seriamente».All’epoca dell’esortazione Amoris Laetitia, quella che aprì, in certi casi, alla comunione ai divorziati risposati, lei scrisse un libro che cercava una mediazione, senza screditare chi, come i 5 cardinali dei dubia, sollevava perplessità su quelle scelte. Quel fossato interno alla Chiesa in questi anni si è allargato ancora?«Direi di no. Il card. Müller, la testa teologica migliore dello schieramento conservatore, ha scritto una introduzione al mio libro in cui mostra chiaramente di condividerne la tesi di fondo. Il card. Kasper, la testa migliore del fronte progressista in una recensione su Stimmen der Zeit ha detto che con il mio libro la controversia teorica su Amoris Laetitia è chiusa. Purtroppo il conflitto si è rapidamente spostato su altri temi».Il Sinodo «sulla sinodalità» che si terrà in ottobre in Vaticano sembra una grande assemblea pronta ad «aprire processi» che vanno dalle diaconesse alle benedizioni per coppie gay. Sarà una primavera per la Chiesa o il rischio di un «pensiero non cattolico» che si insinuerà nella barca di Pietro?«Non sappiamo. Bisogna affrontare con serenità e senza paura la sfida del cambiamento, ricordando però che il vero cambiamento è un ritorno più profondo all’origine. Bisogna ritrovare il senso della grande Tradizione della Chiesa, contro un progressismo che dissolve la Tradizione in una superficiale accettazione della postmodernità e contro un tradizionalismo che riduce la tradizione alla misura di quello che si faceva quando eravamo bambini. La Chiesa deve abbracciare la modernità, ma per salvarla e non per andare a fondo con essa».
Il Cpr di Gjader in Albania (Getty Images)
Ursula von der Leyen e Iratxe García Pérez (Ansa)