2019-08-26
Roberto Snaidero: «Non c’è tempo per tergiversare. Subito alle urne»
L'industriale dei mobili: con un futuro incerto nessuno si azzarda a fare investimenti importanti.«Se fanno un governicchio, un esecutivo che non sta in piedi, stavolta il Paese prende una legnata. E lo dico io, che di legno me ne intendo». Parola di Roberto Snaidero, friulano, celebre imprenditore del mobile, già presidente di Federlegnoarredo.È ancora convinto che il voto sia la strada maestra?«Quando leggo i giornali mi stupisco che si parli del voto come uno spauracchio. Ragiono da imprenditore, e mi chiedo che cosa stiamo aspettando. Non c'è più tempo per tergiversare, per giunta con lo spettro della recessione già tra noi. Bisogna disinnescare le clausole Iva, che affosserebbero i consumi e alimenterebbero il nero. E certo non possiamo andare avanti con una classe politica che cambia idea ogni giorno, paralizzata dalle guerre personali. Serve un governo forte. Occorre andare al voto, azzerare tutto, ricominciare da capo». Ricominciare da chi?«Possibilmente con persone nuove. Quelle di adesso non mi pare valgano molto». Pensa ci siano le basi per un esecutivo Cinque stelle-Pd?«L'unica alternativa al voto, ripeto, sarebbe un governo forte, che si regga su basi solide. Possono farlo Pd, Cinque Stelle, Leu e chi altro vuol starci? Proprio non saprei. Meno male che non devo decidere io». Tasse, Europa, Tav: Pd e Cinque Stelle possono davvero andare d'accordo?«Difficile dirlo, Ma alla fine, l'idea di conservare la poltrona piace a tutti». Non teme che andare alle elezioni adesso possa mettere in pericolo la manovra?«È chiaro che più si perde tempo, peggio sarà. Fa bene il presidente Sergio Mattarella, di cui nutro grande stima, a chiedere soluzioni tempestive. Sicuramente saprà fare la scelta migliore nell'interesse di tutti. Certamente non possiamo imbarcarci nella manfrina dell'anno scorso, quando le consultazioni durarono settimane. Ci impantaneremmo, e quello sì sarebbe il peggiore dei mali». Silvio Berlusconi teme una patrimoniale. Lei?«Il rischio lo vedo. D'altronde, serve una manovra da almeno 30 miliardi». Si vocifera anche di una personalità tecnica a Palazzo Chigi, magari un giurista. Magari una donna.«No, grazie. Con i governi tecnici abbiamo già dato, e le esperienze del passato sono state pessime. Vorrei non replicare. Ma ormai non mi meraviglierei più di nulla, e sono anche stanco di quel che leggo. Preferisco guardare a distanza i giochi romani dalla mia Udine». Che cosa chiedono gli imprenditori del Nordest?«Viviamo in una attesa perenne. Lei si impegnerebbe in un investimento importante, senza sapere che cosa ci aspetta domani, se ci sarà un governo, e se questo governo sarà alleato delle imprese?».Il comparto del mobile sta soffrendo?«Restiamo i migliori al mondo, e lo dico con un certo orgoglio. In tutto, tra piccole e medie imprese e artigiani, siamo 250.000 lavoratori per 40 miliardi di euro di fatturato, di cui quasi la metà con l'export. È lì, all'estero, che si gioca la vera guerra, la caccia ai mercati alternativi. Ma non è semplice, ogni volta serve coraggio. Siamo come quella gazzella che ogni giorno deve correre per non finire nella bocca del leone». Quale leone?«I cinesi sono anni che cercano di fregarci. Ci copiano idee, prodotti, brevetti, e poi li rivendono sul mercato a prezzi stracciati. Solo negli ultimi tempi stanno mettendo un po' la testa a posto. Poi ci sono le tigri affamate: Vietnam, Turchia, potenze emergenti che non vedono l'ora di mangiarci. Sullo sfondo, la guerra dei dazi con gli Stati Uniti è un enorme fattore di instabilità. Ecco, almeno in Italia vorremmo avere delle certezze». Quindi che cosa chiede al governo che verrà?«Che il made in Italy venga difeso con i fatti. Sia fuori dai confini sia dentro. Il bonus mobili, per esempio, ha salvato tante aziende che erano davvero con l'acqua alla gola. Al contrario, il reddito di cittadinanza è servito a poco: la gente preferisce prendersi i soldi e lavorare in nero». Insomma, è pessimista?«Sì. Ma allo stesso tempo mi fermo e penso: siamo un grande Paese. Se facciamo sistema, ne usciremo anche stavolta».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)