2025-03-21
Ritorna l’allarme sulle lezioni di sesso dell’Oms ai bimbi
Vanni Frajese (Imagoeconomica)
A rilanciare il pericolo è il professor Vanni Frajese, che stigmatizza il report dell’Organizzazione sugli «standard» da raggiungere.Pappa, sesso e biberon. Anche se in modo figurato, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha messo le mani anche sui bambini. Già dal 2010.A rivelarlo - pur se l’espressione corretta sarebbe «a denunciarlo» - è stato qualche giorno fa il professor Vanni Frajese, in una delle sue affollate conferenze. Nello specifico, quella svoltasi il 7 marzo a San Marino, su iniziativa dell’associazione Salute attiva, a cinque anni dall’inizio della pandemia e della sua malagestione, oltre che in coincidenza con l’avvio di una raccolta di firme tra i sammarinesi per chiedere l’uscita dall’Oms. La denuncia di Frajese è questa: esiste un rapporto di 68 pagine - intitolato Standard per l’educazione sessuale in Europa - redatto per conto della Regione europea dell’Oms, che si arroga il diritto di dire la sua sulla sessualità dai più giovani, a partire da quella dei bambini da 0 a 4 anni. Con la presunzione di dettarne le regole ai genitori (La Verità ne aveva parlato già il 28 settembre 2023, ndr).Sì, sessualità. Certo, anche quella dei più piccoli, piccolissimi. Perché è addirittura a loro, prima di arrivare agli adolescenti nel pieno della tempesta ormonale, che si riferiscono frasi come «gioia e piacere nel toccare il proprio corpo», «masturbazione della prima infanzia», «scoperta del proprio corpo e dei propri genitali», «la gioia del contatto fisico è un aspetto normale della vita di tutte le persone» o, ancora, «tenerezza e contatto fisico come espressioni di amore e affetto». Sì, perché queste frasi - probabili frutto di eccessive letture del solito Sigmund Freud - coinvolgono già i bambini in età di svezzamento.A leggere quel rapporto, reperibile anche sul Web, l’umanissima reazione di qualsiasi persona dotata di buonsenso e di stomaco normalmente funzionante può essere una sola: giù le mani dai bambini. Perché è umanamente comprensibile che siano le mani di chi ha letto a iniziare a prudere, una volta giunto all’ultima pagina. Sia per la forma - un pomposo quanto irritante linguaggio psico socio pedagogico - sia per la sostanza. Frajese lo ha denunciato sottovoce, com’è suo solito anche di fronte alle provocazioni, ma chi era presente può testimoniare quanto gridassero i suoi occhi e quale mormorio indignato si levasse dal pubblico. Quindi è giusto che i contribuenti italiani lo sappiano, nella forma e nella sostanza. Soprattutto se genitori. Sappiano magari, per prima cosa, che con i loro complessivi 18 milioni di dollari di contributi annuali obbligatori (quelli versati nel 2024 all’Oms) - ai quali se ne sono aggiunti altri 7,8 di versamenti volontari - l’Organizzazione realizza anche simili, sconcertanti papocchi.La forma è già nel titolo citato, che desta preoccupata irritazione a partire dal termine «standard», palese sinonimo di protocollo, di norma di riferimento obbligatorio alla quale il volgo si dovrebbe uniformare. Quanto al sottotitolo, è il trionfo della vaghezza, dicendo di tutto senza dire nulla. E cioè: «Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti». Per completezza, va precisato che il pater certum del rapporto è tedesco: il Centro federale per l’educazione alla salute (in sigla BZgA) di Colonia. Mentre l’edizione italiana è stata promossa e finanziata dalla Federazione di sessuologia scientifica.La sostanza, invece, è in una trentina di pagine introduttive, seguite dalle tabelle di una cosiddetta «matrice», parola anch’essa di sapore autoritario. Tanto nel testo, quanto nella seconda parte, l’estro semantico dei relatori dà prova del suo meglio, partendo dalla considerazione che l’Europa «si trova di fronte a numerose sfide riguardanti la salute sessuale» e dal presunto assioma che «bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono determinanti per il miglioramento della salute sessuale generale». Bambine e bambini intesi, cioè, come strumenti, in ossequio a uno standard calato dall’alto.Poco oltre, la prosa degli autori inizia a volare più in alto, con il compiaciuto annuncio che «il presente documento vuole contribuire a introdurre l’educazione sessuale olistica». Sì, olistica, aggettivo ignoto a generazioni di padri e madri che hanno comunque tirato su generazioni di figli sanissimi e privi di perversioni. Olistica, spiegano con palese cruccio gli autori, rispetto a quella tradizionale «concentrata sui potenziali rischi della sessualità, come le gravidanze indesiderate e le infezioni sessualmente trasmesse». Questo invece non va bene, deduce il volgo, perché «un tale focus negativo suscita spesso delle paure in bambine/i e ragazze/i e, per di più» e «non è di alcuna rilevanza per la vita di bambini e ragazzi».Via via che le pagine scorrono, i toni acculturati salgono ancora, facendoci scoprire che «un approccio olistico sostiene l’empowerment di bambini e ragazzi affinché possano vivere la sessualità e le relazioni di coppia in modo appagante e allo stesso tempo responsabile». Le relazioni di coppia dei bambini? Sì, è scritto così, con in più il tocco intimidente, per chi è fermo alla lingua italiana, di quel termine inglese.Fatto sta che gli esperti dell’BZgA, coadiuvati da 19 esperti di nove Paesi dell’Europa occidentale, più rappresentanti di organizzazioni governative e non-governative, organizzazioni internazionali e mondo accademico, hanno lavorato 18 mesi, riunendosi in quattro workshop. Il gruppo auspica «linee guida per gli Stati nazionali ai fini dell’introduzione dell’educazione sessuale olistica» e si spinge oltre, usando in modo insistito e ripetuto il verbo e il concetto di «dovere». Affermando che «in questo contesto è utile introdurre il concetto di “cittadinanza intima” che fa riferimento ai diritti sessuali dalla prospettiva delle scienze sociali».Confessiamolo: la «cittadinanza intima» ci mancava, anche se gli autori hanno il buon cuore di spiegarci che essa «poggia sul principio della negoziazione morale e, oltre alla sessualità, riguarda le preferenze sessuali, gli orientamenti sessuali, le diverse forme di mascolinità e femminilità, le varie forme di relazione e i vari modi di vivere insieme di figli e genitori». Già, «la negoziazione morale», altro concetto assente nel bagaglio degli incolti, finora ignari del fatto che «il termine “intimità” coincide in gran parte con il concetto esteso di sessualità», dal momento che «la cittadinanza intima porta al centro dell’attenzione l’equità dello status sociale ed economico degli individui che mantengono l’autonomia per quanto riguarda la propria vita e allo stesso tempo rispettano i confini degli altri».E via così. Poi, dopo le 36 pagine di questo pistolotto, che lascia il lettore nell’imbarazzante incertezza tra ridere o piangere, seguono le tabelle suddivise per fasce (0-4 anni, 4-6 anni, 6-9 anni, 9-12 anni, 12-15 anni, e dai 15 anni in su), con l’ammonizione iniziale che già a partire da quella tra 0 e 4 anni «i bambini devono acquisire l’atteggiamento di rispetto per l’equità di genere».Forse può bastare.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)