2024-09-24
Ritardi e dipendenze. Giovani e anziani pagano il lockdown
Sia in Gran Bretagna che da noi gli specialisti constatano un aumento di problemi psicologici tra ragazzi e pensionati.Una delle massime più note dell’economia dice che non esistono pasti gratis. A provare che i lockdown pandemici non lo siano stati basterebbero le testimonianze di chi ha perso il lavoro o ha dovuto chiudere la propria attività. Tuttavia, un altro costo sociale ai tempi poco considerato riguarda i danni psicologici causati dall’isolamento forzato di intere popolazioni. Un recente articolo del Telegraph ha fotografato la situazione nel Regno Unito, delineando un quadro che solleva molti interrogativi sui criteri con cui certe decisioni sono state prese.«Gli effetti dei lockdown da Covid-19 perdurano e continueranno a essere osservati e studiati per decenni», si legge nell’articolo, che poi prosegue con l’analisi dei danni riportati dalle diverse fasce di età. Non prima, però, di far notare un dato significativo: l’aumento di quasi il 40%, rispetto a prima della pandemia, delle persone che ricevono indennità per malattia (in totale 3,9 milioni). L’autore inoltre specifica che, secondo gli esperti consultati, a oggi si è mappata un’ampia gamma di effetti dovuti alle restrizioni, ma gli stessi ritengono che altri ne emergeranno nel tempo.Uno studio irlandese del 2022 ha rilevato che i bambini nati durante il lockdown erano più lenti nel raggiungere traguardi come parlare, indicare e salutare. All’età di un anno, solo il 77% di essi riusciva a dire una parola di senso compiuto, contro l’89% dei bambini nati prima della pandemia. Inoltre, se prima della pandemia il 93% dei bambini era in grado di indicare entro i primi 12 mesi di vita, per i figli del lockdown la percentuale era scesa all’84%. L’anno successivo, sebbene in molte aree di sviluppo gli stessi bambini avessero nel tempo colmato i deficit e raggiunto il livello atteso, le competenze comunicative, all’età di due anni, rimanevano comunque in ritardo rispetto a quelle dei nati pre-Covid.Anche i bambini leggermente più grandi hanno mostrato difficoltà. L’articolo riporta di una scuola di Birmingham in cui più della metà di coloro che accedono alla Reception Class, l’equivalente della nostra scuola materna, usa ancora i pannolini. A livello nazionale, gli insegnanti riferiscono che un bimbo su quattro non è in grado di andare in bagno autonomamente. Nei test Sats, che si svolgono alla fine della scuola primaria, solo il 59% degli studenti ha raggiunto gli standard attesi in lettura, scrittura e matematica nel 2022 e nel 2023, in calo rispetto al 65% del 2019.Uno studio del King’s College London, pubblicato nel maggio 2021, ha rivelato che quasi la metà dei ragazzi di 11-12 anni ha riportato un aumento dei sintomi di depressione dopo i lockdown, mentre un quarto ha segnalato sintomi di disturbo da stress post-traumatico. Secondo una ricerca dell’University College London e del Sutton Trust, pubblicata lo scorso novembre, tali disturbi non sono scomparsi con il tempo: un terzo dei diciassettenni e diciottenni intervistati, su un campione di oltre 11.000 studenti, ha dichiarato che l’eredità del Covid continua a influenzare la loro istruzione e la salute mentale. Lo studio ha mostrato che, tra novembre 2022 e aprile 2023, cioè quando ormai la vita era ripresa normalmente, il 44% degli studenti all’ultimo anno del ciclo di istruzione secondaria - nel sistema inglese, studenti di età compresa tra i 17 e i 18 anni - è stato classificato come ad alto disagio psicologico, contro al 35% nel del 2017.Un recente rapporto della Nhs Confederation, in collaborazione con il Boston Consulting Group, ha rilevato che decine di migliaia di giovani laureati della generazione Z passano direttamente dall’università a una condizione di inabilità lavorativa a lungo termine a causa delle proprie condizioni di salute. Nel 2021-2022, circa 63.400 persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni hanno ottenuto tale status, contro meno di 37.000 nel 2019-2020. Altri studi menzionati, invece, mostrano che in questa fascia d’età è aumentato significativamente il consumo di alcol, un’abitudine che, secondo Richard Piper, amministratore delegato di Alcohol Change UK, è perdurata anche dopo la pandemia. Il motivo», ha spiegato, «è che l’alcol è una sostanza che crea dipendenza». L’articolo del Telegraph segnala che l’incremento del consumo di alcol e l’indebolimento dei legami sociali hanno riguardato anche le persone di mezza età e i pensionati (con conseguente calo, per questi ultimi, delle capacità cognitive).La situazione, in Italia, non è migliore. «Alcuni studi», spiega un lungo articolo uscito sul sito Dimensioneinfermiere.it, portale per gli aggiornamenti del personale infermieristico, «hanno evidenziato che globalmente, nel corso dei primi otto mesi della pandemia, molti italiani hanno riportato un peggioramento dello stile di vita e delle relazioni interpersonali e familiari». «In particolare», prosegue, «circa il 20% ha riportato insonnia significativa, il 17% ha aumentato il consumo di nicotina e l’11% quello dell’alcool, il 46% ha diminuito l’attività fisica e il 10% l’ha smessa del tutto, il 68% ha diminuito la soddisfazione sessuale, il 70% ha peggiorato la relazione con il partner e ha avuto più difficoltà nella gestione dei figli. Infine, circa il 20% ha iniziato ad utilizzare ansiolitici e il 16% ha iniziato l’uso di antidepressivi».I più colpiti risultano gli adolescenti («uno su quattro presenta i sintomi clinici della depressione e uno su cinque dà segni di un disturbo d’ansia»), le donne e gli anziani. Tra i primi, le ragazze sono quelle che hanno pagato di più (tendenza osservata anche negli studi inglesi), soprattutto per quanto riguarda i casi di disturbi alimentari.
Jose Mourinho (Getty Images)