2021-05-01
Riscritta, rinumerata. La circolare Oms è un giallo Speranza
Sul sito dell'Organizzazione spunta un documento che porta una data precedente alle linee guida emanate dal ministero.Che cosa sta accadendo sul sito dell'Organizzazione mondiale della Sanità? Per settimane l'avvocato Consuelo Locati, del team di legali che assiste quasi 500 familiari delle vittime del Covid, ha controllato le linee guida che furono pubblicate a gennaio 2020 per sorvegliare e definire i casi di infezione da coronavirus. «Sul sito dell'Oms ci sono solo tre documenti dell'11, 15 e 31 gennaio», ha dichiarato ieri alla Verità, contestando la risposta che il ministero della Salute avrebbe fornito sul perché aveva tolto la necessità di segnalare come casi di coronavirus «sospetti» anche persone che non rientravano dalla Cina ma erano affette da un'infezione severa acuta, senza tener conto del luogo di residenza o di viaggi in aree a rischio.L'indicazione, presente nella circolare ministeriale del 22 gennaio, spariva cinque giorni dopo e per l'avvocato non poteva essere «in seguito alle linee dell'Oms», come dichiararono i tecnici di Speranza perché, dopo il documento del 15 gennaio, l'Organizzazione mondiale della sanità ne aveva pubblicato un altro solo a fine mese. Ieri, però, La Verità è venuta in possesso di un file dell'Oms datato 21 gennaio, che sappiamo essere stato acquisito dalla Procura di Bergamo alle prese con l'indagine per epidemia colposa e falso nella gestione dell'emergenza Covid. Un documento che giustificherebbe la scelta del ministero della Salute di cambiare la definizione di coronavirus, «restringendo» i casi sospetti di avvenuta infezione. Dall'analisi dei metadati risulta che il file della circolare dell'Oms, datata 21 gennaio, in realtà venne creato il 23 gennaio e poi retrodatato. Nulla di particolarmente strano, può succedere ed è capitato anche con le linee guida del 31 gennaio il cui file porta la data del 13 febbraio. Strana era invece la numerazione, perché sia quella del 21 gennaio, sia quella del 31 erano indicate come n°3 e i documenti sono pressoché identici. Una svista da parte dei tecnici dell'Organizzazione mondiale della sanità? Difficile credere a un simile errore. Con il passare delle ore il mistero si è infittito. Nel tardo pomeriggio, infatti, compariva per la prima volta sul sito dell'Oms anche il documento del 21 gennaio 2020, che fino a quel momento non esisteva online. Appare con la numerazione 1, che prima era del documento dell'11 gennaio adesso letteralmente sparito, mentre le linee guida del 15 gennaio diventano il numero 2 e restano 3 quelle del 31 gennaio. «L'Oms dovrebbe spiegare perché un file che prima non esisteva adesso è consultabile, guarda caso dopo che La Verità ne ha parlato», esclama Consuelo Locati. «Dovrebbe anche far chiarezza sulla confusione nella numerazione di documenti così importanti, che compaiono e scompaiono», aggiunge il legale.Forse l'Oms era uscita il 31 gennaio con linee guida per proteggere le decisioni prese dall'Italia il 27 di quello stesso mese, e il documento del 21 gennaio era solo una bozza? Ma perché ieri improvvisamente è comparso, addirittura come linea guida numero uno? Nell'intervista a La Verità, l'avvocato Locati si era soffermato su quel parametro fondamentale per individuare casi Covid, inserito e poi tolto dal ministero della Salute nelle circolari inviate nel gennaio di un anno fa per allertare Regioni, medici, infermieri sui casi sospetti di coronavirus da segnalare. Nel documento del 22 gennaio 2020, oltre a prestare attenzione alle persone con infezione respiratoria acuta, o che fossero tornate da zone a rischio della Cina; oltre a controllare gli operatori sanitari che erano stati a contatto con pazienti Covid o con infezioni respiratorie acute gravi di origine sconosciuta, la direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero retto da Speranza invitava a segnalare quei casi nei quali una persona manifestava «un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio». Cinque giorni dopo, il 27 gennaio, in una nuova circolare questa definizione di «caso a rischio» non compariva più. Se però l'Oms aveva davvero fatto delle linee guida diverse già in data 21 gennaio e mai pubblicate sul sito istituzionale, come mai il ministro della Salute, Roberto Speranza, non le ha recepite da subito inserendole nella circolare del 22 gennaio 2020? Come mai ha aspettato cinque giorni per modificare le indicazioni che dovevano allertare Regioni e personale sanitario? Dal ministero non è arrivata alcuna precisazione. Silenzio assoluto, quasi fosse irrilevante chiarire perché i medici non hanno potuto fare il tampone anche a chi aveva una polmonite anomala, forse evitando moltissime morti. «Speranza dovrebbe anche spiegare perché dopo il report del 2 febbraio 2020 dell'Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ndr), in cui si raccomandava di valutare pure la storia clinica ed epidemiologica e il quadro clinico del paziente, per valutare la possibilità di infezione da Covid, queste indicazioni non sono state inserite subito in una circolare ministeriale», tuona l'avvocato che a nome dei parenti delle 116.000 vittime del Covid che rappresenta assieme ad altri legali (lei stessa ha perso il padre), aspetta quelle risposte che il ministro della Salute non ha voluto fornire al Senato e a tutti noi.
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