2023-09-21
I rischi del nuovo patto di sicurezza nel Sahel
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Continuano a cambiare gli equilibri politico-militari nel Sahel. Mali, Burkina Faso e Niger hanno siglato un patto di sicurezza, nel cui ambito i tre Paesi prevedono un’assistenza militare reciproca. Non si tratta di una buona notizia per l’Occidente, che deve fare estrema attenzione a quanto sta accedendo nella regione. «Qualsiasi attacco alla sovranità e all'integrità territoriale di una o più parti contraenti sarà considerata un'aggressione contro le altre parti», si legge nell’accordo. «Ho firmato oggi con i capi di Stato del Burkina Faso e del Niger la Carta Liptako-Gourma che istituisce l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes) per stabilire un’architettura di difesa e assistenza collettiva reciproca per il bene delle nostre popolazioni», ha dichiarato il presidente ad interim del Mali, Goita Assimi. «Questa alleanza sarà una combinazione di sforzi militari ed economici tra i tre Paesi», ha aggiunto il ministro della Difesa del Mali, Abdoulaye Diop. «La nostra priorità è combattere il terrorismo nei tre Paesi», ha proseguito. Questo nuovo patto di sicurezza risulta particolarmente significativo (oltre che preoccupante) dal punto di vista geopolitico. Ricordiamo che Mali e Burkina Faso intrattengono rapporti sempre più freddi con la Francia e che si sono notevolmente avvicinati alla Russia. Inoltre, il recente golpe in Niger ha portato a delle significative tensioni tra Parigi e Niamey: quella stessa Niamey che è ai ferri corti anche con l’Ecowas. È quindi assai verosimile che questo nuovo patto di sicurezza sia visto con estremo favore dalle parti di Mosca. Negli ultimi anni, il Cremlino ha rafforzato significativamente la propria influenza sulla regione del Sahel: una dinamica che ha portato l’Iran a fare altrettanto (non è d’altronde un mistero che Teheran risulti uno dei principali alleati di Mosca in Medio Oriente). Si tratta di un problema rilevante per l’Occidente. Non dimentichiamo infatti che il Sahel è storicamente un crocevia fondamentale per i flussi migratori diretti verso le coste europee. La progressiva perdita d’influenza occidentale sull’area potrebbe quindi consentire alla Russia e ai governi suoi amici di strumentalizzare quegli stessi flussi con l’obiettivo di mettere sotto pressione il fianco meridionale della Nato. Un fianco meridionale che dovrebbe tenere alta la guardia anche contro questo nuovo patto di sicurezza, che mette definitivamente in crisi il G5 Sahel: un consesso che è storicamente appoggiato proprio dalla Francia. Il rischio è che, oltre ad avvicinare ulteriormente parte del Sahel all’orbita russa, il nuovo patto possa contribuire ad incrementare la tensione in loco. Dovesse prima o poi scoppiare un conflitto regionale, ciò – oltre alle drammatiche conseguenze sul piano umanitario – determinerebbe una situazione di crescente instabilità. La regione somiglia ormai sempre più a una polveriera. E nubi oscure si addensano all'orizzonte.
Volodymyr Zelensky (Ansa)