2019-02-21
Giallo sul rimpatrio della figlia dell’ex ambasciatore coreano. Tensione M5s-Salvini
Il padre è scomparso, la ragazza prelevata da 007 a Roma? Maria Edera Spadoni: «Caso gravissimo, il ministero deve risponderne».L'epopea politica e giudiziaria sul caso Diciotti s'è appena conclusa. Ma per il governo si schiude il nuovo intrigo. Un altro groviglio di relazioni internazionali, furibonde accuse e schermaglie parlamentari. Un supposto sequestro, ancora una volta. Nessun barcone all'orizzonte nel Mediterraneo, però. Stavolta gli stessi ingredienti confezionano un intrigo internazionale: una spy story alla John Le Carré. Protagonista: Jo Song-gil, per oltre un anno ambasciatore reggente in Italia della Corea del Nord di Kim Jong-un. Le sue tracce si sono perse lo scorso novembre. Il diplomatico, probabile disertore, è sparito nel nulla. Nessun indizio. Fino a ieri, almeno. Quando il collega Thae Yong-ho, ex numero due dell'ambasciata nordcoreana a Londra, rifugiato a Seul dal 2016, rivela: «Non sono sicuro di quanti figli avesse Jo, ma quella che era in Italia è stata rimandata in Corea del Nord. Jo, invece, è attualmente con la moglie». La ragazza, 17 anni, studentessa liceale a Roma, sarebbe stata portata in patria da una squadra di 007 inviati da Pyongyang.Ricostruzione ancora nebulosa. Ma in parte diradata da una nota del ministero degli Esteri: il 5 dicembre 2018 è l'ambasciata della Corea del Nord a Roma a informare la Farnesina. Jo Song-gil e la moglie il 10 novembre hanno lasciato la sede diplomatica. Mentre la figlia, che voleva tornare dai nonni nel suo Paese, è stata accompagnata il 14 novembre 2018 dal personale femminile dell'ambasciata. Il ministero aggiunge laconico: nessun'altra informazione è disponibile. Ma l'alone del mistero resta. E ogni fiato o indiscrezione aggiunge dilemmi. Perché la ragazza non ha seguito i genitori? Si trova al sicuro? E, soprattutto, che ruolo hanno avuto le autorità italiane e quelle nordcoreane?Arcano, dopo arcano. Terreno fertilissimo per la politica. Che s'è fiondata su questa spy story dai contorni ancora frastagliati. Con il presidente della Camera, Roberto Fico, che tenta di placare gli animi: «Sto interloquendo con il ministro per i rapporti con il Parlamento e vedremo quali saranno i tempi dell'informativa del governo, che spero venga fatta quanto prima». Oltre agli ovvi chiarimenti chiesti dall'opposizione, i commenti più tambureggianti sono però quelli del Movimento 5 stelle. Il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, dà la stura: «La storia di Jo Song-gil e di sua figlia rapita dall'intelligence nordcoreana in Italia, se confermata, sarebbe un caso di una gravità inaudita», cannoneggia. «Quando avvenne una cosa simile, il caso Shalabayeva, andai direttamente in Kazakistan per incontrarla. E appurammo responsabilità dirette dell'allora ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Chi ha responsabilità pagherà, statene certi».Già, chi ha responsabilità? La collega pentastellata Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera, in un tweet semina indizi: «Episodio gravissimo», compendia. «Matteo Salvini venga a riferire in aula quanto prima». Due indizi che fanno una prova. Così, uscito trionfatore dallo scontro sulla Diciotti, il leader della Lega finisce di nuovo al centro della contesa. Con lui, stavolta, c'è il ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi. Sull'intrigo internazionale del diplomatico nordcoreano aleggia un illustre precedente. Che travolse proprio Alfano, trafitto da sospetti e accuse. Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, moglie e figlia del dissidente kazakho Mukhtar Ablyazov, vengono arrestate ed espulse dall'Italia nel maggio 2013. Lasciandosi dietro una lunga scia di polemiche. E l'accusa di violazione del diritto di asilo. Lo scorso novembre l'ex capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese, e l'allora responsabile dell'ufficio immigrazione, Maurizio Improta, sono stati rinviati a giudizio dal gip di Perugia per il presunto rapimento di Shalabayeva. Assieme a loro sono stati coinvolti altri quattro poliziotti e il giudice di pace, Stefania Lavore. Tutti accusati di sequestro di persona e falso. Il processo si aprirà il 24 settembre 2019. Per i pm perugini, Luigi De Ficchy e Massimo Casucci, sono stati «violati i diritti umani». Corsi e ricorsi. «Non è tollerabile che agenti dell'intelligence di un Paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali», rilanciano adesso i grillini. «La giovane rischia nel suo Paese di essere imprigionata e torturata». Nel dubbio, un'altra granata è stata è stata lanciata. E solo 24 ore dopo aver disinnescato la mina sulla Diciotti. Ma ogni giorno ha la sua pena. E il primo a esserne consapevole, alla fine, sembra proprio Salvini.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)