2021-10-01
«Il governo difenda il lavoro, non solo il clima»
L'ad di Energean: «Se si fermano le trivelle, sarò costretto a chiudere. Bisogna riprendere le esplorazioni».Sono tanti i fattori che pesano sull'impennata delle bollette: la dipendenza energetica dall'estero, in particolare dalla Russia, le politiche verdi dell'Europa, gli incentivi alle rinnovabili. Ma un modo quanto meno per mitigare il problema esiste: aumentare la produzione di idrocarburi in Europa. A spiegarlo è Mathios Rigas, ad di Energean, società che ha rilevato le attività di esplorazione e produzione di Edison E&P in Italia, Egitto, Regno Unito e Croazia. Il gruppo, che nel nostro Paese dà lavoro a circa 250 persone, ha chiuso il primo semestre 2021 con ricavi a 206 milioni di dollari. In questi giorni a livello politico si sta giocando una partita fondamentale: il governo deve approvare il Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che individuerà le zone dove sarà possibile svolgere attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi. Ieri è scaduta la moratoria per fermare le trivelle e il ministero della Transizione ecologia ha trasmesso il Pitesai alla Conferenza unificata, che si dovrà esprimere. Nel frattempo non verranno autorizzate nuove esplorazioni. In caso di blocco totale delle attività, il risultato sarà distruggere un settore che conta oltre 25.000 occupati.In che modo ridurre la dipendenza dall'estero può far scendere le bollette? «Credo che tutti stiano iniziando a capire che la transizione ecologica deve avvenire in modo strutturato. Se forziamo le cose si verifica ciò che sta succedendo ora con i rincari dell'energia. La sicurezza degli approvvigionamenti e la competizione nel mercato dell'energia sono due pilastri fondamentali che i governi devono prendere sul serio. L'Egitto e Israele, dove operiamo, hanno deciso di investire su esplorazioni e produzione. Come risultato, in Israele il prezzo del gas è di circa 4,2 dollari, mentre in Grecia e Italia siamo sui 26/27. Vogliamo tutti un futuro più pulito e sviluppare le rinnovabili il più possibile, ma finché continueremo a usare fonti fossili la questione è: vogliamo produrre o importare?».L'Italia quanto gas potrebbe produrre? «Non si può sapere, bisogna prima fare ricerche. Se fermiamo le esplorazioni non sapremo mai cosa c'è nel sottosuolo. Il grande rischio legato al Pitesai è che non colpirà solo progetti futuri, ma anche business già attivi e lavori esistenti che meritano di essere protetti. Il governo deve prendere sul serio ogni aspetto dell'acronimo Esg, che sta per “ambiente, società e governance". L'ambiente è un fattore, ma c'è anche la questione dell'impatto sociale, compresi i posti di lavoro».Voi vi definite una compagnia sostenibile. Questo cosa significa? «Ci siamo chiesti: cosa può fare oggi una compagnia che si occupa di petrolio e gas? La sfida da affrontare è la decarbonizzazione. Come possiamo rendere l'industria a emissioni zero? Con la cattura e lo stoccaggio della CO2. Con la carbon tax, destinata a salire, sarà impossibile pagare per le emissioni e milioni di posti di lavoro spariranno. La soluzione è sequestrare la CO2 e rinchiuderla nel sottosuolo. È l'unico modo con cui si possono salvare aziende e ambiente. Dobbiamo essere parte della soluzione. Il nostro obiettivo in Italia è proteggere i dipendenti e sviluppare il carbon storage per aiutare le aziende a decarbonizzare. Energean sta investendo 2,5 miliardi di dollari nel Mediterraneo. Vogliamo fare di più, ma ci serve la cooperazione del governo italiano. Ci sono molte discussioni sulla cattura della CO2 perché c'è chi teme che possano verificarsi delle perdite in caso di terremoti. Ma è falso, perché nei secoli i terremoti non hanno certo impedito la formazione di depositi naturali di gas e petrolio nel sottosuolo. Se si trovano le formazioni geologiche giuste lo stoccaggio è sicuro».Se il Pitesai, quando verrà approvato, vieterà le esplorazioni voi cosa farete? «Se verrà vietata la produzione di idrocarburi, saremo costretti a chiudere. Se gli ambientalisti pensano che questa sia la strada giusta, li invito a contare quante cisterne di petrolio entrano in Italia ogni giorno. Il problema è che tutti vogliono soluzioni verdi ma nessuno vuole pagare. Non ci sono formule magiche, tutto deve avvenire in modo ordinato senza colpire le persone. Anche perché non dobbiamo pensare solo alle società occidentali, ma anche a tutti i Paesi dove la popolazione non ha accesso a cose che consideriamo scontate, come l'elettricità 24 ore su 24. L'energia deve essere a buon mercato, sostenibile e sempre disponibile. Sennò, se non soffia il vento e non c'è sole, rimaniamo al buio. Non basta dire: salveremo il pianeta fermando le trivelle. Con il Pitesai si deciderà se vogliamo proteggere i posti lavoro esistenti, importare il gas o produrlo, attrarre investimenti, creare occupazione e organizzare la transizione senza distruggere l'economia e creare il caos. Ora viviamo in un paradosso: il governo dà sussidi per evitare i rincari delle bollette, ovvero sostiene un settore che dice di voler chiudere, visto che il grosso dell'energia arriva da carburanti fossili…».