2023-12-08
Riforma del Patto di stabilità, trattativa nella notte. Parigi cerca una mediazione
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
I leader Ue mostrano ottimismo, ma Giancarlo Giorgetti non scioglie la riserva. L’Ecofin di oggi può essere decisivo. Slitta il bilancio tedesco: verso l’esercizio provvisorio.A margine dell’Eurogruppo di ieri, e in vista della lunga notte che porterà oggi al vertice straordinario dell’Ecofin sul nuovo Patto di stabilità, è partita la gara dell’ottimismo. Ottimista il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: «Vedo un’intesa al 51%, dobbiamo mantenere l’equilibrio e non complicare le regole». Ottimista il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis: «Se tutti i Paesi si pongono in maniera costruttiva su questo processo, penso che le differenze siano colmabili». Ottimista il ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner: «La Germania arriva a Bruxelles con la consapevolezza che un accordo è possibile». E ottimista, infatti, si è dichiarato pure il ministro francese Bruno Le Maire: «La Francia ha compiuto tutti i passi necessari nei confronti della Germania per raggiungere un compromesso, siamo d’accordo al 90%». L’obiettivo del ministro spagnolo, Nadia Calvino, è quello di arrivare oggi all’incontro tra i ministri delle Finanze europei con in tasca già un accordo da suggellare alla cena informale organizzata ieri sera dopo l’Eurogruppo e non finire ai supplementari. La presidenza di turno del Consiglio Ue ha però messo sul tavolo un testo per un possibile compromesso che modifica in diversi punti la proposta originaria della Commissione, complicandola notevolmente. La proposta spagnola comprende, in particolare, due articoli aggiuntivi, il 6 bis e il 6 ter, che riguardano le «salvaguardie» per il debito e il deficit chieste soprattutto dai tedeschi (con l’appoggio di olandesi e Paesi nordici). Queste salvaguardie aggiunte nel compromesso sono state sostanzialmente accettate anche dalla Francia, che però propone, in compenso, di diminuire di due decimi di punti, dallo 0,5 allo 0,3%, lo sforzo strutturale di bilancio annuale imposto ai Paesi con un deficit/Pil oltre il 3%, quando questi Paesi si impegnano a fare investimenti e riforme strutturali nelle aree raccomandate dall’Ue. Una proposta, questa, che Parigi vede come irrinunciabile (una «linea rossa»), ma che trova ancora un’opposizione da parte della Germania. «Non penso che cambiare le regole delle procedure per deficit eccessivo sia necessario», ha infatti detto ieri il tedesco Lindner. Come ha ricordato il ministro delle Finanze finlandese, Riikka Purra, «il diavolo sta nei dettagli». E quando questo giornale è andato in stampa, avevano parlato in tanti tranne il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, intervenuto però in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato martedì scorso. La posizione del governo Meloni è chiara «Non si può dire sì a una riforma del Patto di stabilità che poi non si può rispettare». Di fronte alla raffica di strette che irrigidiscono la proposta della Commissione quanto a taglio di debito e deficit, l’Italia insiste per un occhio di riguardo per gli investimenti: «Un’Europa seria dovrebbe tenere in considerazione nella nuova governance economica le strategie che si è data», ha detto mercoledì Giorgia Meloni a Rtl102.5, riferendosi ai fondi del Pnrr e per la transizione verde e digitale. Resta la logica del «pacchetto» con la ricomparsa del Mes nel calendario dei lavori della prossima settimana dell’assemblea della Camera (la ratifica delle relative proposte di legge unificate è indicata al penultimo posto del programma del 14 dicembre). La Meloni e Giorgetti non intendono giocarsi il panettone davanti a un desco che rischia di essere già apparecchiato dall’Europa con a capotavola Francia e Germania. Nelle ultime settimane, però, si è fatta più scomoda la sedia di Berlino che è alle prese con un buco da 17 miliardi creato, tra l’altro, dalla decisione della Corte federale che ha definito incostituzionale la decisione del governo di riallocare al suo fondo per il clima i 60 miliardi di debito inutilizzato dell’era della pandemia. Il bilancio tedesco per il 2024 non verrà approvato dal Bundestag entro la fine dell’anno, ha comunicato proprio ieri per sms ai deputati del suo gruppo Katja Mast, la segretaria parlamentare della Spd, il partito socialdemocratico del cancelliere. Olaf Scholz, il vicecancelliere Robert Habeck (Verdi) e il ministro Lindner (liberali) non si sono ancora accordati su una soluzione alla crisi di bilancio, ha scritto la Mast. Tuttavia, Lindner ieri si è detto fiducioso che un risultato possa essere raggiunto «tra un paio di giorni». Il rischio è quello di andare in un esercizio provvisorio che consente solo le spese necessarie al mantenimento dell’amministrazione e all’adempimento degli obblighi di legge. Intanto, in Germania la produzione industriale è diminuita per il quinto mese consecutivo facendo registrare a ottobre una flessione dello 0,4%, rispetto al mese precedente. È il livello più basso da agosto 2020 e il dato è in controtendenza rispetto alle stime degli analisti che puntavano su un aumento dello 0,2%. Secondo i risultati di un sondaggio effettuato dall’istituto demoscopico Infratest dimap, solo il 20% dei tedeschi si dichiara soddisfatto dall’azione di governo di Scholz.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.