2019-04-28
Riforma della Curia, meno dottrina e più potere alla Segreteria di Stato
Secondo le indiscrezioni della rivista Vida nueva, il Sant'Uffizio passa in secondo piano e arriva un super dicastero per l'evangelizzazione. Ma così si rischia una Chiesa schiava dello spirito del tempo.Fondata da papa Paolo III nel 1542 per combattere le eresie e promuovere la dottrina cattolica, la prima e Suprema delle congregazioni romane, quella della Dottrina della fede, retta per anni dal cardinale Joseph Ratzinger, passa in secondo piano. Così si dice nelle indiscrezioni della rivista spagnola Vida nueva a proposito della bozza di documento per la riforma della Curia di papa Francesco. Rumors a cui contribuiscono due cardinali coinvolti nel progetto in quanto membri del gruppo di 6 porpore che assiste Francesco nel governo della chiesa universale (erano 9, ma tre di esse, George Pell, Ricardo Ezzati e Laurent Monsengwo hanno dato forfait per vari motivi).«Il punto principale della nuova costituzione apostolica», ha dichiarato a Vida nueva il cardinale indiano Oswald Gracias, «è che la missione della Chiesa è l'evangelizzazione. Lo pone al centro della Chiesa e di tutto ciò che fa la curia. Sarà il primo dicastero». Tutto il resto, ex Sant'Uffizio compreso, viene dopo.Dopo quasi sei anni di lavoro il documento della tanto attesa riforma, intitolato Praedicate evangelium, è in bozza definitiva e ora è al vaglio delle conferenze episcopali nazionali, dei dicasteri di Curia e di alcune università pontificie per emendamenti e suggerimenti. La firma definitiva da parte del Papa viene ipotizzata per il 29 giugno, una data che potrebbe coincidere con un concistoro per un'altra infornata di nuovi cardinali, dato per probabile nel corso del 2019.Secondo le indiscrezioni la Costituzione, che andrà a sostituire la Pastor bonus promulgata da Giovanni Paolo II nel 1998, ha la sua principale novità nella nascita di un nuovo super dicastero che unifica la congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, meglio nota come Propaganda fide, il cui attuale prefetto è il cardinale Fernando Filoni, con il pontificio consiglio per la Nuova evangelizzazione, voluto da Benedetto XVI nel 2010 e presieduto oggi dall'arcivescovo Rino Fisichella. «Papa Francesco sottolinea sempre che la Chiesa è missionaria», ha detto il cardinale hondureno Oscar Rodriguez Maradiaga a Vida Nueva. «Per questo motivo, è logico che mettiamo in primo piano il dicastero per l'Evangelizzazione e non quello per la Dottrina della fede».La nuova gerarchia dei dicasteri di curia (scompaiono «congregazioni» e «pontifici consigli»), con primato all'evangelizzazione, risponde a quanto papa Francesco ha sempre indicato a partire dall'esortazione programmatica del pontificato Evangeli gaudium. La missione, con un certo primato dell'annuncio rispetto alla dottrina, è una richiesta costante del Papa. L'ex prefetto della Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Muller, non confermato da Francesco nel 2017 al perfetto scadere del suo quinquennio di mandato, ha dichiarato al National catholic register che questa proposta mostrerebbe carenza nella «comprensione ecclesiologica», perché non darebbe sufficiente conto del fatto che la «Curia romana deve servire il Papa come colui che ha la più alta responsabilità di unità della fede e di sostenere la verità della fede». Ma la preoccupazione che serpeggia non è tanto nel primato dell'evangelizzazione, quanto in una svalutazione della dottrina perché, dice alla Verità un teologo di Curia che chiede di restare anonimo, «non c'è concorrenza tra evangelizzazione e dottrina, tra pastorale e depositum fidei, la dottrina non può essere considerata una serie di norme prive di vita». Il rischio è quello che ricordava il compianto cardinale Carlo Caffarra, impegnatissimo nel dibattito sulla dottrina morale durante il doppio sinodo sulla famiglia: «L'alternativa a una Chiesa senza dottrina non è una Chiesa pastorale, ma una Chiesa dell'arbitrio e schiava dello spirito del tempo».Questo cambio di prospettiva verso la missione si associa a un'altra novità circa il ruolo dei dicasteri vaticani che sarebbero ora a servizio del Papa e dei vescovi nel mondo, sottolineando, come ha dichiarato il cardinale Maradiaga, che «i vescovi non si trovano in una posizione ecclesiologica al di sotto di quelli che lavorano alla curia romana». Su questo maggior «potere» delle chiese locali non mancano polemiche sul rischio che in questo modo si crei una relativizzazione della dottrina a seconda dell'approccio del vescovo locale, senza una garanzia di unità. Altri aspetti della riforma sarebbero la nascita di un super dicastero della carità e la fusione della congregazione per l'Educazione cattolica e del pontificio consiglio della Cultura. Diventa parte della struttura della Curia anche la Pontificia commissione per la protezione dei minori. Questi tasselli si aggiungono a quelli già posti in opera come il dicastero per lo sviluppo umano integrale (che potrebbe entrare in collisione con la seconda sezione della Segreteria di Stato, quella per gli affari esteri), il dicastero per laici, famiglia e vita, e quello tanto discusso per la comunicazione. La segreteria di Stato, il regno dei diplomatici, che erano entrati nel conclave 2013 piuttosto agguerriti, risultano essere il vero dominus incontrastato della macchina curiale e della chiesa intera. Il suo ruolo, tutt'altro che svilito, sembra privo dello storico contrappeso svolto nei suoi confronti dalla Congregazione per la dottrina della fede. Anche rispetto alla segreteria dell'economia e della riforma delle finanze vaticane pare che la Terza loggia regni incontrastata.
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