2023-01-20
Rifiuti, sanità e discriminazione al centro dei programmi di D'Amato e Majorino
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Pierfrancesco Majorino (Ansa)
I candidati alle prossime regionali in Lazio e Lombardia pongono una certa attenzione alla cosa pubblica. Ma leggendo i testi nel dettaglio la domanda sorge spontanea: che siano la solita boutade elettorale?Anche chi non è appassionato di politica durante le campagne elettorali scopre, con il contributo determinante offerto dai programmi dei principali candidati, di avere un certo grado di interesse per la cosa pubblica. Poi questa curiosità indotta dall’aver letto i manifesti politici spesso si trasforma in ironia, rassegnazione, meraviglia. Sensazioni suscitate pure dopo aver spulciato i programmi elettorali di Alessio D’Amato e Pierfrancesco Majorino, rispettivamente candidato presidente di Lazio e Lombardia. La gestione dei rifiuti è il tema più dibattuto e divisivo della competizione elettorale laziale. Se ne discute a livello locale e nazionale dal luglio 2022, la proposta di un nuovo termovalorizzatore per Roma è una delle cause della caduta del governo di Mario Draghi. Inevitabile dunque che D’Amato abbia dedicato al problema «monnezza» un ampio capitolo del suo programma. Nel paragrafo «Green public procurement» ossia «gli appalti verdi» l’ambizione di D’Amato diviene qualcos’altro, cosa lo stabiliranno i lettori, dato che «l’obiettivo è una Regione Lazio al 100% Gpp». Poi si passa all’estensione dell’uso della «tariffa puntuale (calcolata in base alla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti e gettati nella spazzatura, ndr)», senza però ricordare ai cittadini laziali, i quali difficilmente lo dimenticano, che sulla tassa sui rifiuti sono i più «vessati» d’Italia. Per la transizione ecologica D’Amato non baderebbe a spese: 767 milioni di euro da investire nella riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico; altri 40 milioni per riqualificare imprese e siti industriali; 99 milioni per produrre energia da fonti rinnovabili; «circular economy»: ovvero «sostegno alla transizione delle imprese verso processi produttivi sostenibili» 60 milioni. E ancora: per la formazione professionale per i green jobs e la conversione ecologica 55 milioni; sostegno allo sviluppo delle comunità energetiche(108); «isole verdi e green communities» (32); 123 milioni di euro per impianti di nuova generazione per la selezione e il riciclo dei materiali indifferenziati; sviluppo di boschi urbani e periurbani (35 milioni). Infine un’idea così vetusta, (quasi) quanto l’oggetto della proposta: la navigabilità del Tevere, a cui bisogna affiancare un Museo diffuso delle Civiltà Tiberine e la riqualificazione ambientale dello stesso fiume, progetti che costerebbero 92 milioni di euro.Un altro cavallo di battaglia di D’Amato è «il diritto all’abitare», declinato con la semplificazione delle «procedure amministrative per l’assegnazione delle case popolari e fornire risposte in tempi rapidi a chi attende da troppi anni in graduatoria (attualmente circa 12.000 persone)». Visti i precedenti del centrosinistra sul tema, basti pensare al sistematico smantellamento del decreto Renzi-Lupi in diverse città amministrate dai sedicenti progressisti, è lecito domandarsi se nell’assegnazione di una casa popolare saranno sempre avvantaggiati abusivi e stranieri a scapito degli italiani.«Tra i nostri punti di forza», scrive D’Amato, «c’è il cinema. Nel Lazio, a Roma, c’è la storia del cinema, c’è un sapere fatto di maestranze invidiate nel mondo, c’è uno dei centri mondiali di produzione audiovisiva come Cinecittà e accanto c’è una rete formidabile di imprese che sono spesso di livello mondiale». Come dargli torto, non resta che valorizzare questo asset. Per il quale «istituiremo una “Agenzia regionale del cinema e dell’audiovisivo” con compiti di messa in rete delle esperienze, dei finanziamenti, del network delle fondazioni». All’orizzonte si intravede un nuovo poltronificio, magari per piazzare i «trombati» alle elezioni? Solo il tempo potrà dare una risposta definitiva.Lo stesso dubbio sorge leggendo il programma di Majorino. In questa caso l’occasione per la creazione di una regionalizzata la offre l’Olimpiade di Milano-Cortina 2026: «Costruiremo di una società ad hoc per la gestione del grande evento che rimarrà sul territorio per l’attrazione e la gestione di eventi futuri […]»Il candidato del Pd si proclama «difensore delle donne» - eppure durante la sua esperienza da europarlamentare ha votato a favore del velo islamico - non poteva non citare nel suo manifesto politico la discriminazione. Che viene raffigurata da due uomini che si tengono per mano e intitolata «mai più discriminazioni». L’obiettivo finale può essere raggiunto con «l’istituzione di un osservatorio regionale che sostenga l’attuazione di un piano antidiscriminazioni regionale per prevenire e contrastare i fenomeni discriminatori, diffondere una cultura della parità, del rispetto, dell’inclusione sociale e della valorizzazione delle differenze». Al netto di eventuali ripensamenti, la possibilità di rimuovere le discriminazioni, con l’ausilio di un osservatorio ad hoc, appare poco plausibile. In Lombardia, Regione italiana più colpita dal Covid-19, Majorino punta forte sul sistema Sanità. In questo settore, per usare parole sue, «il tempo è cruciale». Così «proponiamo un piano straordinario di riduzione delle liste di attesa del 50 per cento per tutte le prestazioni sanitarie, non solo per quelle di urgenza ma anche per quelle programmabili e differibili». Un’amara boutade elettorale?
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