- Il ritorno degli espatriati italiani, grazie ai benefici fiscali, è un’opportunità per Paese e aziende. L’arrivo di lavoratori qualificati, infatti, spinge consumi e investimenti. Uno schema efficace, che il governo pensa di estendere anche alle compagnie extra Ue.
- Un emendamento introduce l’obbligo di Cin, ulteriore onere burocratico per i locatori.
Il ritorno degli espatriati italiani, grazie ai benefici fiscali, è un’opportunità per Paese e aziende. L’arrivo di lavoratori qualificati, infatti, spinge consumi e investimenti. Uno schema efficace, che il governo pensa di estendere anche alle compagnie extra Ue. Un emendamento introduce l’obbligo di Cin, ulteriore onere burocratico per i locatori. Lo speciale contiene due articoli. Nelle ultime settimane si è parlato molto di incentivi fiscali per il «rientro dei cervelli». Serpeggia talvolta in questi dibattiti l’infondato pregiudizio di chi pensa che si tratti di mancette elettorali, ignorando il problema socioeconomico di fondo a cui la normativa fiscale ha tentato parzialmente di porre un argine, in linea peraltro con iniziative simili di altri Paesi Europei, tra cui Belgio, Olanda, Portogallo. Al 1° gennaio 2023, i nostri connazionali residenti all’estero e iscritti all’Aire risultavano essere 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre il Paese continua inesorabilmente a perdere residenti, l’Italia fuori dall’Italia cresce. Secondo il Rapporto italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes, la presenza all’estero dei nostri connazionali è aumentata dal 2006 del +91%. Il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni). I minori in Paesi esteri sono in crescita del +78,3%. Il fenomeno del «controesodo» è stato affrontato dai diversi esecutivi che si sono succeduti negli ultimi 13 anni anche attraverso la leva fiscale. La disciplina originaria nasce con la legge 238 del 2010 per far rientrare i primi cervelli in fuga (governo Berlusconi). Potevano accedere ai benefici i cittadini dell’Ue laureati che avessero svolto per almeno 24 mesi un’attività di lavoro o conseguito una specializzazione fuori dall’Italia e che fossero venuti a lavorare nel nostro Paese. Ad essi era riservato un beneficio fiscale consistente in un imponibile ridotto su cui pagare l’Irpef. Nel 2015 (governo Renzi) è la volta del regime speciale per i cosiddetti lavoratori «impatriati». Il decreto legislativo 147/2015 invitava a rientrare coloro i quali fossero stati residenti all’estero per almeno cinque anni, con l’impegno a restare in Italia per almeno due, offrendo loro uno sconto sul reddito a condizione che l’attività venisse svolta presso un’impresa residente nel territorio dello Stato e i lavoratori rivestissero ruoli direttivi. Nel 2019 è il governo Conte I a intervenire sulla materia, imprimendo una forte accelerazione al controesodo. Il decreto Crescita non limitava più i benefici soltanto ai lavoratori altamente qualificati, ma si rivolgeva anche alle professionalità minori e agli imprenditori individuali con riduzioni sino al 70 per cento del reddito imponibile (90 per cento per i trasferimenti al Sud) e possibilità di usufruire del regime speciale per 10 anni grazie alle misure sul «radicamento» previste in caso di figli o acquisto di immobili in Italia. Nel 2022 (governo Draghi) arriva una stretta sui lavoratori sportivi, a cui gli incentivi si applicano con detassazione al 50% e contributo dello 0,5% dell’imponibile per l’accesso, ma con soglie di età e di reddito. Veniamo ai giorni nostri. Lo schema di decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale proposto dal governo Meloni ha riacceso il dibattito soprattutto nella comunità degli «expats». L’attuale esecutivo riduce nuovamente il perimetro soggettivo degli incentivi. I lavoratori, dipendenti o autonomi, che si trasferiranno in Italia dovranno essere dotati di stringenti requisiti di elevata qualificazione o specializzazione (come iscrizione ad albi, qualifiche professionali superiori). Fuori le professionalità minori e gli imprenditori individuali, abrogato il regime per i lavoratori sportivi. Stretta anche sul fronte delle agevolazioni applicabili che varranno complessivamente per 5 anni a partire dal rientro: la percentuale di reddito detassata scende al 50% e il reddito agevolato non può superare il limite di 600.000 euro. Cambiano anche i requisiti legati alla residenza estera pregressa (tre anni) e al mantenimento della residenza in Italia (cinque anni), pena il recupero delle minori imposte versate e relativi interessi. Inoltre, le nuove previsioni limiteranno i trasferimenti di lavoratori infragruppo e lo smart working dall’estero, casistiche sempre più frequenti. Le nuove regole troveranno applicazione per chi si trasferirà in Italia dal periodo di imposta 2024. Si prevede tuttavia un’apposita disciplina transitoria che fa salvo l’attuale e più favorevole regime per chi trasferisce la residenza anagrafica in un comune italiano entro il prossimo 31 dicembre (ovvero, per i rapporti di lavoro sportivo, per chi stipula il relativo contratto entro tale data). La sintetica ricostruzione appena fatta è una storia di continue modifiche, incertezze normative, interpretazioni talvolta creative dell’amministrazione finanziaria. Nel dibattito che coinvolge il mondo politico, professionale e principalmente la comunità dei lavoratori occorrerebbe seriamente ragionare partendo da almeno cinque punti fermi. Il primo. I regimi di attrazione del capitale umano non hanno effetti negativi sulle casse erariali. Lo afferma la Ragioneria generale dello Stato. Non sfuggirà, peraltro, che i lavoratori che rientrano in Italia o che ci arrivano per la prima volta portano con sé un indotto di consumi e investimenti che genera anche addizionali imposte indirette come l’Iva. Il secondo. Afferma uno studio pubblicato a febbraio 2023 da due studiosi dell’Institute for Employment Research )di Norimberga e della University of California, Davis, che la propensione degli italiani all’estero a ritrasferirsi in Italia è aumentata del 30% grazie all’introduzione delle agevolazioni e il fenomeno non è limitato ai redditi più alti, ma coinvolge persone con diversi profili reddituali. Il terzo. Tutti questi soggetti versano contributi previdenziali agli enti di appartenenza contribuendo al nostro sistema pensionistico. Il quarto. L’aspetto demografico che contribuisce alla tenuta del sistema Paese afflitto dal problema della denatalità. Il quinto. Gli incentivi, oltre a favorire i lavoratori, rappresentano una importante occasione per il mondo delle imprese. Le persone che si trasferiscono portano, infatti, con sé un bagaglio di conoscenze e competenze di cui molte aziende italiane sono alla ricerca. In conclusione, si tratta di norme che hanno dimostrato con i fatti la loro efficacia, sotto tanti punti di vista. Nel 2021 (dati Mef sulle ultime dichiarazioni fiscali disponibili) hanno portato in Italia 21.200 lavoratori. Talmente efficaci che l’attuale governo intende introdurre un meccanismo simile anche per le imprese extra Ue che si trasferiranno nel nostro Paese. E allora le si lasci lì, senza toccarle a ogni cambio di governo e si rafforzi l’idea di una stabilità del quadro normativo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/rientro-cervelli-fa-bene-allerario-2666413582.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="altra-stretta-per-gli-affitti-brevi-arriva-il-nuovo-codice-identificativo" data-post-id="2666413582" data-published-at="1701440342" data-use-pagination="False"> Altra stretta per gli affitti brevi: arriva il nuovo codice identificativo Si nasconde dietro a una semplice sigla di tre lettere il nuovo colpo al mercato degli affitti brevi che arriva dalla maggioranza di governo. Si tratta del Cin, codice identificativo nazionale, che sarà attribuito dal ministero del Turismo e sarà obbligatorio per tutti i proprietari di casa che affittano a turisti, pena sanzioni fino a 8.000 euro e verifiche fiscali approfondite. Le nuove norme sono inserite in un emendamento dei relatori Claudio Borghi (Lega), Dario Damiani (Fi), Vita Maria Nocco (Fdi), al dl Anticipi, con lo scopo dichiarato di contrastare l’evasione fiscale che talvolta si annida dietro ai B&b. Oggettivamente, però, sono anche un notevole appesantimento delle incombenze burocratiche per i locatori e un nuovo occhiolino strizzato alle organizzazioni degli alberghi. Il Cin, del resto, era stato annunciato un mese fa dal Ministro Daniela Santanchè. L’emendamento riguarda le locazioni turistiche, le locazioni brevi e le attività turistico ricettive. Sugli affitti brevi infuria la battaglia da mesi e i proprietari di casa sono riusciti a limitare i danni. Così, l’aumento delle tasse con la cedolare secca al 26%, inserito nella Manovra 2024, alla fine è stato deciso solo per il secondo immobile concesso in affitto. Che quella delle locazioni turistiche sia una mezza giungla è opinione comune, anche perché si tratta di un settore che è cresciuto enormemente negli ultimi anni e che però spesso è una fonte integrativa di reddito per tante famiglie. In ogni caso, la soluzione trovata dall’emendamento è tipicamente italiana: un po’ burocratica e un po’ vessatoria. Ogni proprietario di casa dovrà dotarsi di questo Cin, autocertificando tutti i dati catastali e varie altre cose, oltre alla sussistenza dei requisiti di sicurezza. E il codice dovrà essere esposto alla clientela. Le pene per la mancata esposizione del Cin andranno da 500 a 5.000 euro; mentre quelle per la mancata richiesta del numero magico potranno arrivare a 8.000 euro per gli immobili più grandi. Al punto 12 dell’emendamento spunta anche un riferimento esplicito alla lotta all’evasione. Il testo prevede che, in caso di locazione senza il codice identificativo nazionale, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate effettuino insieme controlli fiscali incrociati sui proprietari degli immobili. Il nuovo Cin va anche a sovrapporsi a un codice analogo che esiste già in alcune Regioni come Lombardia, Puglia, Veneto e Campania. E così, le nuove norme prevedono che gli enti locali debbano convertire i loro codici in quelli nazionali e far sparire quelli vecchi, il che ovviamente non sarà una passeggiata. Lo scorso 9 ottobre, Santanchè aveva affermato che gli affitti brevi «vanno regolamentati perché c’è un Far west, ma non va criminalizzata la proprietà privata». Poi aveva aggiunto che «la cosa più importante è il Cin, che deve essere uguale in tutte le Regioni perché non possiamo confondere i nostri turisti e ci vuole uniformità». In realtà, dalla lettura dell’emendamento si capisce bene che le finalità sono ben altre.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Fu il primo azzurro a conquistare uno Slam, al Roland Garros del 1959. Poi nel 1976, da capitano non giocatore, guidò il team con Bertolucci e Panatta che ci regalò la Davis. Il babbo era in prigionia a Tunisi, ma aveva un campo: da bimbo scoprì così il gioco.
La leggenda dei gesti bianchi. Il patriarca del tennis. Il primo italiano a vincere uno slam, il Roland Garros di Parigi nel 1959, bissato l’anno dopo. Se n’è andato con il suo carisma, la sua ironia e la sua autostima Nicola Pietrangeli: aveva 92 anni. Da capitano non giocatore guidò la spedizione in Cile di Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli che nel 1976 ci regalò la prima storica Coppa Davis. Oltre a Parigi, vinse due volte gli Internazionali di Roma e tre volte il torneo di Montecarlo. In totale, conquistò 67 titoli, issandosi al terzo posto della classifica mondiale (all’epoca i calcoli erano piuttosto artigianali). Nessuno potrà togliergli il record di partecipazioni (164, tra singolo e doppio) e vittorie (120) in Coppa Davis perché oggi si disputano molti meno match.
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Il presidente Gianni Tessari: «Abbiamo creato una nuova Doc per valorizzare meglio il territorio. Avremo due etichette, una per i vini rifermentati in autoclave e l’altra per quelli prodotti con metodo classico».
Si è tenuto la settimana scorsa all’Hotel Crowne Plaza di Verona Durello & Friends, la manifestazione, giunta alla sua 23esima edizione, organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello, nato giusto 25 anni fa, nel novembre del 2000, per valorizzare le denominazioni da esso gestite insieme con altri vini amici. L’area di pertinenza del Consorzio è di circa 600 ettari, vitati a uva Durella, distribuiti sulla fascia pedemontana dei suggestivi monti della Lessinia, tra Verona e Vicenza, in Veneto; attualmente, le aziende associate al Consorzio di tutela sono 34.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».






