2022-11-24
Ridanno le chiavi della casa occupata. Bologna gliela renderà ristrutturata
Matteo Lepore (Getty images)
Il Comune china la testa. Lo stesso Pd attacca il suo sindaco, Matteo Lepore, che ha rinunciato a un’alienazione che avrebbe reso 850.000 euro: «Non si dialoga con l’illegalità». Il centrodestra: «Aiutano il collettivo amico».Casa vacante? Il diritto di restare. L’eloquente striscione giallorosso (ah, quanta nostalgia...) campeggia sulla facciata color ocra del palazzo storico. Una scritta, un programma. A Bologna sono tornate le okkupazioni. In grande stile. Come ai bei, vecchi, tempi. L’amministrazione di centrosinistra ammicca. Gli autonomi esultano. L’opposizione attacca. Unica, considerevole, variante sul tema: stavolta, pure nel Pd, c’è chi s’è stufato delle generose concessioni agli abusivi.Palazzina dell’Asp, via Capo di Lucca. Luna, sigla attigua all’indomabile centro sociale Làbas, lo scorso 5 ottobre prende possesso di uno stabile. Mica per ideologia o necessità. La rivendicazione è ben più nobile: smascherare l’emergenza abitativa nella città felsinea. Tanto che il sindaco dem, Matteo Lepore, condivide la doverosa battaglia di civiltà dei ribelli. Acconsente, dunque, alla richiesta del collettivo. Ovvero: destinare l’immobile a «progetti innovativi di abitare collaborativo». Rinunciando perfino a una succosa alienazione: almeno 850.000 euro.L’opposizione è furibonda. «Si fanno ricattare dal collettivo», affonda Fratelli d’Italia. L’apertura della giunta è «una bandiera bianca che crea un grave precedente». Servirebbe «tolleranza zero», piuttosto. E non si tratterebbe soltanto di partitica vicinanza alla causa. I predecessori di Lepore, da Virginio Merola a Sergio Cofferati, sono stati molto meno concilianti. Soprattutto il «Cinese»: s’intestò una storica crociata legalitaria contro gli sgomberi. Stavolta sarebbe diverso, vista la contiguità con alcuni centri sociali. «Questi di Luna vengono coccolati e persino assecondati» assaltano i meloniani. «Guarda caso è una costola di Labàs, vicino a Coalizione civica». Ovvero la sponda più a sinistra della maggioranza. I ribaldi che, alle ultime elezioni, hanno superato il sette per cento: secondo partito della coalizione, alle spalle del Pd. In giunta sono capitanati dalla vicesindaca, Emily Clancy. Mentre in consiglio comunale spadroneggia l’indimenticabile ex Sardina, Mattia Santori. Adesso rivendicano orgogliosi l’intemerata di Luna: «È un’azione forte, che può essere da apripista per nuove forme di utilizzo del patrimonio pubblico».Capito? Meno male che ci sono i compagni a tracciare la retta via. «Quando non sono così tanto amici, il trattamento però è diverso» spiega Fratelli d’Italia. «Invece, chiunque occupa è uguale: commette un reato e va condannato. La giunta non può farsi ricattare e non può essere ambigua». Simili accuse giungono dal fronte leghista: «Una scelta gravissima che legittima l’illegalità», biasima il Carroccio. «Si fa passare un messaggio pericoloso. A Bologna, dove le iscrizioni all’università aumentano insieme agli Erasmus, c’è un problema evidente: la disponibilità di alloggi. Ma non si può affrontare occupando o dando ragione a chi occupa».La strabiliante novità è che, perfino nel Pd, esecrano le relazioni pericolose. «Se si creano le condizioni per cercare consenso in quei mondi, allora il fenomeno prende piede» svelena Giuseppe Paruolo, consigliere regionale dem ed ex assessore di Cofferati. «Con questa giunta siamo tornati indietro: non si dialoga con chi occupa e poi usa la posizione di forza per poter imporre una linea». Arcistufo è pure il sindaco di Molinella, Dario Mantovani: «Non si tratta con chi fa minacce in punta di cannone». È uno dei leader della minoranza riformista del Pd. Dunque, vicino al governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, fresco candidato al Nazareno. «Non possono essere soggetti terzi, tramite azioni illegali, a determinare l’orientamento di un’amministrazione», avverte Mantovani. «Se passa questo messaggio, il giorno dopo cominciano a farlo tutti. Non si deve dare dignità di interlocutori a chi sta nell’illegalità».Eccoli, dunque. In via Capo di Lucca gli abusivi restano per adesso asserragliati al civico 22. Dopo che il Comune ha acconsentito alle loro richieste, si preparano comunque a uscire per agevolare il loro rivoluzionario intento: «Lasciamo lo stabile in modo tale da permettere i lavori. Affinché possa essere adibito a nuove forme dell’abitare». Nella «Casa vacante» vivono studenti e lavoratori. Il collettivo spiega di non aver occupato «per noi stesse e noi stessi». Obiettivo ben più considerevole, difatti: «Un avanzamento per la città». Volevano far togliere questo stabile dal piano di alienazioni. Ci sono riusciti. Meno 850.000 euro per la casse comunali. Cosa volte che siano, visto l’altissimo scopo? «Bologna deve diventare un laboratorio di sperimentazione in Europa. E non solo». Serve una «gestione partecipata del patrimonio pubblico fuori mercato», altroché. Pensare che, una volta, le chiamavano solo okkupazioni.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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