2019-07-29
Riciclaggio e finanziamenti alla jihad. Dove finiscono quei soldi nascosti
Intelligence e Procure antimafia: con l'hawala si foraggiano le cellule terroristiche. I cinesi hanno fatto sparire 2.700 milioni. Trasferimenti verso la Nigeria aumentati del 163 % (con il controllo della malavita).I money transfer, l'hawala, i vecchi spalloni. La criminalità organizzata straniera che ha messo radici in Italia sa bene come far sparire i soldi provento delle attività illecite. Fiumi di denaro ogni giorno partono soprattutto per Cina, Nigeria, Egitto, Emirati Arabi. In alcuni casi i proventi vengono reinvestiti in attività lecite e, così, ripuliti. In altri casi, sospettano intelligence, Procura nazionale antimafia, Dia e Gico della Guardia di finanza, finiscono a organizzazioni islamiste radicalizzate e, quindi, con molta probabilità, in mano ai terroristi.«Un interessante spunto per l'analisi del fenomeno si ricava anche dalla lettura dei dati sulle rimesse di denaro verso l'estero, nelle quali oltre alla quota, preponderante, di natura lecita, devono verosimilmente essere compresi i proventi delle attività illegali», segnala la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al Parlamento. La Lombardia, in linea con i dati degli anni precedenti, vanta il primato rispetto alle altre Regioni italiane. E nell'ultimo anno, stando alle valutazioni di Bankitalia, si sono registrate due determinanti variazioni: le rimesse di denaro verso la Nigeria sono aumentate del 164% mentre quelle per la Cina, di contro, consolidando il trend degli ultimi periodi, sono ulteriormente diminuite del 92%. «I cinesi, in particolare», segnalano gli analisti, «hanno ridotto drasticamente le transazioni tracciate: dai 186 milioni di euro del 2013 si è passati, nel 2017, a 21 milioni di euro e, nel 2018, a soli 13 milioni di euro». Le ragioni? «Sono molteplici», spiegano gli investigatori della Dia, e potrebbero in alcuni casi essere collegate ai mutamenti sociali, perché le nuove generazioni hanno meno legami in patria. Ma c'è di certo una parte del flusso economico che è legata a nuove tecniche di trasferimento di valuta: «Con l'occultamento del denaro contante», ipotizza la Dia, «o tramite complesse operazioni finanziarie che coinvolgerebbero istituti bancari e professionisti di settore». Ma in soldoni di quanto si tratta? La stima che fa la Dia è questa: «È stato calcolato un totale di rimesse per circa 2,7 miliardi di euro rispetto ai circa 2,4 miliardi di euro del primo semestre 2017». La fonte, anche in questo caso, è la Banca d'Italia. E a dimostrare che la criminalità cinese è operativa come prima e forse anche più di prima ci sono le operazioni di polizia giudiziaria. Le attività delinquenziali e di guadagno sono concentrate prevalentemente nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina connesso al lavoro nero, alla prostituzione, al traffico di droga e alla contraffazione di marchi. L'operazione ribattezzata Pietra filosofale, eseguita nel mese di dicembre dalla Guardia di finanza di Bologna, racconta una buona fetta del fenomeno. Tra Prato, Pisa, Arezzo e Bologna, un'associazione criminale capeggiata da un cittadino turco usava lo scalo aeroportuale di Bologna e raggiungeva la Toscana per raccogliere da imprenditori cinesi denaro contante derivante da evasione fiscale e poi reimpiegato nell'acquisto di oro.Altro pericolo viene dalla ramificazione della mafia nigeriana. «L'immigrazione clandestina africana rappresenta il primo tassello di un più vasto mosaico delittuoso, che si completa con lo sfruttamento dei migranti e, in particolare, per le donne nigeriane, con lo sfruttamento della prostituzione», segnala la Dia. Un affare che garantisce agli sfruttatori un consistente flusso di denaro. Anche in questo caso le indagini ci raccontano uno spaccato interessante: il 5 dicembre la Guardia di finanza di Chiasso ha fermato un cittadino nigeriano, residente a Torino, a bordo di un autobus diretto in Svizzera. In una confezione di detersivo in polvere aveva nascosto 32.500 euro in contanti. Il classico spallone. Ma i nigeriani fanno ricorso anche ai money transfer. E da un documento giudiziario di un'inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione a Castel Volturno si apprende che c'è stato un monitoraggio importante su una agenzia della Western union usata dai clan per trasferire denaro in Nigeria e Ghana.I nigeriani usano anche l'antico sistema dell'hawala, basato sull'onore di una vasta rete di mediatori. È il sistema preferito anche dagli egiziani (come già raccontato dalla Verità). E qui scatta l'allarme terrorismo. Uno studio della Fondazione Icsa, presentato l'8 marzo 2019 nell'aula dei gruppi parlamentari della Camera, tratta proprio questo argomento. La ricerca, confluita in un volume di 480 pagine, partendo dall'analisi delle principali dinamiche e delle strategie di Al Qaeda e Isis in Medio Oriente, Africa ed Europa, ha esplorato in profondità l'ipotesi di un nesso tra i ricavi provenienti da diverse tipologie di traffico criminale e il finanziamento del terrorismo jihadista. Un focus interessante è legato alle donazioni private con il metodo del tajheez al ghazi (da tajheez, «preparazione» e al ghazi, «guerriero»). Consiste in una sorta di jihad per procura, mediante la quale coloro che non possono unirsi fisicamente alla jihad possono comunque contribuire mediante una donazione privata. E il gioco è fatto.