2021-05-21
Ricetta Ue per i migranti: «Arrangiatevi»
La commissaria europea rilascia un'intervista per dire che è conscia dell'emergenza, che è in contatto con gli altri Paesi e che prima della fine dell'anno... non accadrà nulla. Sull'immigrazione possiamo stare tranquilli. L'Europa è sul pezzo. Dopo aver letto l'intervista del commissario Ue Ylva Johansson a Repubblica ci sentiamo finalmente rassicurati. In effetti lei «è in contatto con i governi per organizzare un rete di aiuti volontari che possa aiutare l'Italia». Non è meraviglioso? Una «rete di aiuti volontari». Scusi Macron, lei si prenderebbe volontariamente un po' degli immigrati italiani? Pernacchia. Scusi Merkel, lei si prenderebbe volontariamente un po' degli immigrati italiani? Pernacchia doppia. Però abbiamo fatto la rete. È fondamentale avere la rete. Con la rete ci si può anche andare a pesca. Così prendiamo un po' di granchi. E ci sentiamo finalmente in sintonia con la commissaria Ue. Del resto, bisogna capirla, la socialdemocratica di Svezia. Che cosa può fare di più? Lei «è in contatto con i governi». Anzi, «li sta contattando». Con calma, ovvio. Ci vuole il suo tempo. Naturalmente prima bisogna «riprendere a vedersi di persona». Ma sicuro: si possono forse risolvere i problemi per telefono? O via Skype? O Google Meets? Macché: «Negli ultimi mesi siamo andati avanti piano perché a causa del Covid abbiamo avuto pochi incontri fisici con i ministri mentre un tema così divisivo va affrontato guardandosi negli occhi». Si capisce: il Recovery Plan si può fare con collegamenti video, l'acquisto e la distribuzione di vaccini pure. Invece l'immigrazione no. Per affrontare l'immigrazione bisogna guardarsi negli occhi. Si sa. Discutere di immigrazione è come regalare un anello alla fidanzata. Non si può fare senza guardarsi negli occhi. Però, non disperate: la commissaria «sta contattando» i governi dell'Unione. E ha ben chiaro che in Italia c'è un'emergenza in corso, che il problema dell'immigrazione non si può rinviare seguendo il calendario di Peynet e che bisogna intervenire subito. Infatti lei è decisissima: «È fondamentale», dice, «che l'Italia riceva la solidarietà europea». Pofferbacco: parole scolpite nella pietra. È fondamentale. Solidarietà. Europea. Che parole meravigliose. Ma quando accade tutto ciò? E qui la Johansson dà il meglio di sé perché, per l'appunto, dice che per arrivare a cotanto risultato bisogna tornare a guardarsi negli occhi come innamorati, contatto dopo contatto, batticuore dopo batticuore. D'accordo. Ma quando? «A breve». Meno male. Ma a breve quando? «Non prima dell'estate». Alla faccia del breve. Scusi, commissario: ma non era un'emergenza? E va beh, però, anche voi, come siete. È un'emergenza si capisce. Ma lei sta contattando, anzi «sta sondando», in altro parole vuol «mettere in piedi», pensa all'«accordo globale», «è pronta impegnarsi» (questo segnatevelo perché è importante: è pronta a impegnarsi). E dunque nel frattempo che succede? Nel frattempo dovremo fare da soli. Proprio così. Come se l'Europa non ci fosse. Non che sia una novità, per l'amor del cielo. «Faremo l'agenda per la redistribuzione», diceva la commissione europea il 13 maggio 2015. «Faremo un meccanismo di equità per la redistribuzione», ribadiva la Commissione europea il 4 aprile 2016. «Faremo l'automatismo per la redistribuzione», sosteneva il Parlamento europeo il 16 novembre 2017. «Abbiamo trovato l'accordo per la redistribuzione», annunciavano i ministri degli Interni riuniti a Malta il 23 settembre 2019. Inutile dire che nulla di tutto ciò è stato fatto. Però bisogna avere fiducia. Soprattutto ora che la Johansson «sta contattando». Bisogna fidarsi del commissario Ue. Lei ha un amore sviscerato per l'immigrazione («sono contenta che la Svezia abbia tanti rifugiati», ha detto al Parlamento europeo) ma ora lavora «per bloccare le partenze». Come? Ovviamente con «un accordo globale». Ottimo: e quest'accordo globale lo firmerete ora, durante la visita in Tunisia? «No». E allora quando? «Spero di arrivarci entro la fine dell'anno». Lei spera. Entro la fine dell'anno. E siete pronti a un accordo con la Libia? «Ne stiamo parlando». Ne stanno parlando. E che ne pensa di una missione europea? «Non sono nella condizione di esprimermi». Non è nella condizione di esprimersi. Nel frattempo sarà possibile arrivare a un accordo per ridistribuire i migranti che arrivano in Italia? «Sto sondando quanta voglia ci sia tra i partner di impegnarsi». Sta sondando. Ma che vuol dire? «L'Italia riceverà un aiuto». Quale? «Non posso dire di più». Ma cos'è? Il Rischiatutto? Indovinala grillo? La settimana enigmistica dell'immigrazione? L'unica cosa certa alla fine di questa memorabile intervista è la sintesi che giustamente ne fa Repubblica: «Sui migranti l'Europa sarà al fianco dell'Italia». Ma si capisce: al fianco. Come una spina.
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