2022-02-23
La ricerca smonta il dogma: «Guarire è il vero scudo, la puntura è meno efficace»
Una pubblicazione del team di John Ioannidis esalta l’immunità naturale: «Chi ha il vaccino rischia il contagio 13 volte in più». Eppure non facciamo lavorare chi ha sconfitto il virus.L’efficacia e la durata dell’immunità naturale al virus Sars-Cvo2 «saranno sicuramente cruciali per le decisioni politiche attuali e ancor di più per il futuro». Sono le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato nella rivista Environmental Research e che annovera, tra gli autori John Ioannidis, già direttore dello Prevention research center alla facoltà di medicina dell’università di Stanford, uno dei maggiori esperti mondiali per quanto riguarda epidemiologia e politica sanitaria. Critico nei confronti di tutte le strategie estreme come i lockdown prolungati e gli obblighi vaccinali che «corrodono la fiducia della popolazione nella scienza», l’esperto e i sui colleghi evidenziano la verità che è alla base dell’evoluzione umana e che un vaccino, per quanto efficace, non può ignorare. Nella revisione degli studi usciti in questi anni sulle difese sviluppate in seguito a infezione da Sars-Cov2 e vaccinazione, i dati hanno decisamente una rilevanza politica, visto che sono, nella peggiore delle ipotesi, almeno sovrapponibili. I sondaggi sulla sieroprevalenza - che indicano la presenza di anticorpi sviluppati per il contatto con il virus - suggeriscono «che forse più della metà della popolazione mondiale, è stata contagiata all’inizio del 2022», si legge nello studio che rivela come, in una metanalisi, almeno il 40,5% dei pazienti con Covid confermato era asintomatico. Con un gran numero di persone che continua a essere infettato, «l’efficacia e la durata dell’immunità naturale in termini di protezione contro le reinfezioni da Sars-Cov2 e da malattie gravi», scrivono gli autori, «è di importanza cruciale per il futuro degli Stati». Questa review fornisce una panoramica degli studi epidemiologici che affrontano il tema nel periodo 2020-2021. Si scopre così che una precedente infezione da Covid è associata a un rischio significativamente ridotto di reinfezioni con efficacia della durata di almeno un anno e un calo relativamente moderato dell’immunità dopo 4-5 mesi dall’infezione, per risalire successivamente. Tradotto in numeri, nei guariti, una protezione da reinfezione che si mantiene per più di 390 giorni all’87,3% e al 95% contro le forme sintomatiche. Sono dati confermati anche da un recente studio Israeliano. L’immunità infatti non si misura solo con la presenza di anticorpi, perché l’organismo si difende anche coinvolgendo altre particolari cellule, che si attivano al bisogno. La protezione è anche nei confronti delle varianti. Fino alla Delta il guarito è protetto al 90% da una nuova infezione. Per l’Omicron i dati sono ancora preliminari e mostrano un’efficacia del 56% contro la reinfezione, ma rispetto al rischio di forma grave di Covid e ospedalizzazione, la protezione è intorno all’88%. Confrontando direttamente l’immunità naturale rispetto alla vaccinazione, i dati mostrano che la guarigione può offrire una protezione uguale o maggiore contro le nuove infezioni da Sars-Cov2 rispetto alla doppia somministrazione di un vaccino mRna. I dati non sono univoci e coerenti, andranno discussi, ma è un dibattito che può valere anche per i vaccini. A tale proposito uno studio ha rilevato che l’immunità naturale e quella indotta dal vaccino proteggono in modo simile dall’infezione: rispettivamente 94,8% per la naturale e 92,8% da iniezione; 94,1% e 94,2% dall’ospedalizzazione e 96,4% e94,4% per la forma grave di Covid. Alcuni dati mostrano addirittura una maggiore protezione dell’immunità naturale: il vaccinato ha un rischio 13 volte più elevato del guarito di infettarsi e 27 più alto di avere sintomi. I numeri, dicono gli autori, non sono definitivi e studi di questo tipo non sono di facile realizzazione, ma è chiaro che «a fronte di un relativamente rapido calo della protezione da una nuova infezione da Sars-Cov2 dopo vaccinazione, l’immunità naturale sembra calare in modo relativamente moderato». Anche sull’immunità ibrida o super immunità, quella che si ottiene con la vaccinazione dopo un’infezione, che sembra conferire la massima protezione contro le infezioni da Sars-Cov2, i dati hanno diverse lacune.Alla luce di questi risultati, i ricercatori concludono che l’immunità naturale acquisita dopo le infezioni da Sars-Cov2 si può ritenere «uguale o superiore rispetto quella di chi riceve due dosi di mRna». Sono evidenze: non si può non considerare che un guarito è protetto quanto - e forse di più - di un vaccinato. Il ministero della Salute però si ostina a guardare da un’altra parte e, invece di far lavorare medici e personale sanitario guarito, preferisce trattarlo da no vax in virtù di un obbligo formale, visto che in sostanza la protezione è almeno sovrapponibile tra il vaccinato e il guarito. A ragione, Ioannidis in articolo di qualche settimana fa, dal titolo «Salviamo la democrazia dalla pandemia», ricorda che «il modo peggiore per gestire i rischi della pandemia è insistere nel tentativo di dismettere valori concreti come libertà e uguaglianza in cambio di sicurezza e salute, sotto le mentite spoglie della “scienza” e di un bene superiore».
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