2025-08-15
Ricci, i primi dubbi tra i dem: «Se vinci perdi l’immunità». E la Corte dei conti lo inguaia
Il primo cittadino di un Comune del Senese è stato condannato per le sue trasferte ingiustificate. Il legale dell’ex factotum alle toghe: «Chiedete all’Ue di usare i messaggi».Secondo l’esperto i dati dello smartphone erano già stati acquisiti a settembre 2024.Lo speciale contiene due articoli.Ieri Matteo Ricci, tramite il suo ufficio stampa, si è vantato sul Fatto Quotidiano che, per i suoi viaggi, «mai il Comune ha rimborsato spese improprie fuori dalle giornate di lavoro istituzionale. Il vino per le cene lo ha sempre comprato il sindaco di tasca sua». Ma il passaggio particolarmente interessante è un altro: «Santini (Massimiliano Santini, ex collaboratore-factotum di Ricci, ndr) aveva l’incarico di seguire i social del sindaco, oltre che di coordinare l’organizzazione degli eventi del Comune. Nei casi delle cene o della presentazione del libro, le stesse erano state precedute da incontri o eventi istituzionali che Santini o altri membri dell’ufficio stampa ordinariamente seguivano». Il punto è che il format Pane e politica, che poi è diventato un libro edito da Paper first (la casa editrice del Fatto Quotidiano), è stato promosso, come confermato dall’ufficio stampa di Ricci, in concomitanza con eventi istituzionali. La cui responsabilità nell’organizzazione viene affibbiata da Ricci a Santini, indagato con lui nell’Affidopoli pesarese. Messa da parte la difesa d’ufficio, però, ci sono un paio di sentenze della Corte dei conti che Ricci probabilmente non conosce. Toscana, 2023, Comune di Monteroni d’Arbia. Il sindaco Gabriele Berni si era visto rimborsare spese di viaggio indicate in modo generico. Mancava la sostanza: le motivazioni. E per l’assenza di un «interesse pubblico» concreto i giudici hanno ritenuto quegli spostamenti «non necessari». La massima: non si rimborsa ciò che «è rimesso alla valutazione soggettiva dell’amministratore». Il danno erariale fu quantificato in poco più di cento euro. Qui, però, non conta il peso del salvadanaio, ma il principio. Senza finalità istituzionale specifica il rimborso non esiste. Sempre 2023, Sezione giurisdizionale calabrese: «Le spese devono essere inerenti ai fini istituzionali». Non basta dire «era istituzionale», serve una «stretta correlazione con le finalità dell’ente» e una rigorosa motivazione «con riferimento allo specifico interesse istituzionale perseguito». È il minimo sindacale. «Roma, iniziativa libri»: 106 euro per i treni erogati dal Comune di Pesaro nel dicembre 2023. Stando a quanto lo stesso Ricci ha raccontato sui social, proprio il 10 dicembre 2023, insieme a Roberto Speranza, ha partecipato a Più libri più liberi, la fiera alla Nuvola di Roma, dove ha presentato Pane e politica. Ma ci sono altri tre casi in cui la linea tra missione politica, promozione istituzionale e iniziativa editoriale comincia a sfumare. Il 15 novembre 2023, come ha ricostruito ieri La Verità, Ricci è a Roma per il Consiglio nazionale di Ali, la Lega delle autonomie locali. Stesso giorno: presentazione del libro. Rimborsa il Comune di Pesaro: 242,90 euro. Il 28 novembre 2023 si muove tra Los Angeles (dove partecipa a un’iniziativa per l’inaugurazione di una stele dedicata a Luciano Pavarotti nella Walk of fame di Hollywood) e New York, dove presenta Pesaro Capitale della cultura e, già che c’è, anche Pane e Politica al Circolo del Pd. Poi, il 29 novembre, scende in pista a Berlino per il Rossini Opera festival, con replica del libro alla sezione Pd locale. Costo per il Comune: 3.106,31 euro totali. Un po’ come quando ai tempi del governo giallo-verde Matteo Salvini e Luigi Di Maio collezionarono incontri istituzionali che combaciavano con quelli elettorali. Openopolis, fondazione che promuove l’accesso alle informazioni pubbliche, sommando quelli di entrambi, ne calcolò 90 in tre mesi: «Entrambi hanno svolto eventi a sostegno dei loro candidati ed entrambi hanno sfruttato l’occasione per organizzare incontri ufficiali per conto dei rispettivi ministeri». Un’accusa che alimentò polemiche. Per Pane e politica le opposizioni pesaresi sottolinearono anche un aspetto più politico. In una interrogazione, il consigliere di Fratelli d’Italia Daniele Malandrino definì «inopportune» quelle partenze del sindaco per «la campagna elettorale da segretario nazionale del Pd». E chiese chi avrebbe sostenuto «i costi delle trasferte, il numero totale degli accompagnatori e le loro mansioni e la previsione di spesa per il tour». Stessa richiesta di trasparenza per il viaggio negli Usa. Le risposte: per Pane e politica era tutto a carico di Ricci, per gli Usa, oltre ai 1.600 euro pagati dal Comune aveva contribuito la Fondazione Rossini perché nell’occasione era stato anche promosso il Rossini opera festival. Il solito clamoroso intreccio tra attività istituzionale e politica. Nell’ultima intervista video al Corriere della Sera, però, Ricci, ripreso durante un giro in barca, recita il rosario della tranquillità. E riferendosi a Santini afferma: «Siamo stati collaboratori per anni, è stato un amico. Doveva andare prima di me a parlare (in Procura, ndr), non è andato. Io e il mio avvocato siamo serenissimi. In 15 anni di amministrazione non è mai successo nulla. Guarda caso proprio adesso vengono fuori queste cose». Serenissimo lui, meno sereni, a quanto si mormora a Pesaro, alcuni dei suoi. Anche a sinistra c’è chi considera una pessima idea rinunciare all’immunità da europarlamentare. Perché se Ricci diventerà governatore, quell’immunità dovrà lasciarla sulla soglia. E l’avvocato Gioacchino Genchi, che difende Santini, ha già buttato un sasso nello stagno. Memoria ai pm in due punti. Il primo: si comunica l’intenzione di Santini di consegnare l’iPhone 14 Pro Max», quello che gli aveva comprato l’associazione Opera maestra e con il quale riprendeva le dirette del format delle cene di Pane e politica. Il secondo: «Si sollecita l’ufficio (la Procura, ndr) a chiedere al Parlamento europeo l’autorizzazione per utilizzare messaggi e corrispondenze ai fini probatori».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ricci-primi-dubbi-tra-dem-2673887701.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-consulente-dei-pm-smentisce-genchi-il-suo-apporto-sulle-chat-inutile" data-post-id="2673887701" data-published-at="1755271235" data-use-pagination="False"> Il consulente dei pm smentisce Genchi. «Il suo apporto sulle chat? Inutile» Sembrava un colpo di scena. L’avvocato Gioacchino Genchi, riconosciuto con il soprannome di «interceptor» ai tempi in cui da superpoliziotto era ritenuto un esperto di tecnologia e di comunicazioni, la settimana scorsa, appena preso in carico il suo novo assistito, Massimiliano Santini, aveva indicato alla Procura di Pesaro (e alla stampa) come «agevolare il recupero» dei backup di un iCloud dell’indagato e di una seconda utenza iPhone, che differiva di una sola cifra rispetto a quella che usava comunemente, e che era stata dismessa da tempo. Il tutto per far tornare alla luce le chat che avrebbero confermato circostanze, a dire dell’avvocato, che coinvolgerebbero altri privati nelle ipotesi descritte dagli inquirenti. Il recupero, secondo Genchi, sarebbe stato possibile «anche a mezzo del consulente tecnico del pubblico ministero già nominato». Un consulente informatico che, dopo il lunghissimo interrogatorio di Santini, proprio Genchi aveva definito in alcune interviste come «molto bravo». Un complimento a cui il tecnico, Gianfranco Del Prete, ha replicato senza troppe moine scrivendo al Resto del Carlino mettendo in chiaro tempi, contenuti e limiti della prova digitale già agli atti: «Si precisa che le indicazioni contenute nella sua memoria difensiva non hanno contribuito al recupero di ulteriori dati informatici da parte del consulente tecnico incaricato dalla Procura», scrive Del Prete. Il messaggio, al quale Genchi, contattato dalla Verità, non ha voluto replicare, è netto: «L’acquisizione forense dell’iPhone 14 Pro Max in uso all’indagato, comprensiva del recupero di circa 350 gigabyte di dati, di cui 100 relativi all’utenza dismessa menzionata nella memoria, era già stata regolarmente eseguita dal dottor Del Prete in data 26 settembre 2024». Ovvero, sottolinea Del Prete, «depositata agli atti quasi un anno prima della nomina dell’avvocato Genchi». Il cuore del botta e risposta sarebbe tutto nella cronologia. La perizia c’è, è datata e contiene il materiale che conta. Il consulente indica numeri e perimetro: «Circa 350 giga di dati», «100 relativi all’utenza dismessa». Specifica la data: «26 settembre». E soprattutto chiarisce che quello è il punto fermo della ricostruzione: «Depositata agli atti quasi un anno prima» dell’ingresso in scena del difensore. Sul tavolo restava l’argomento che la difesa aveva messo in campo: la possibilità di recuperare da iCloud il backup di un’utenza WhatsApp dismessa e inutilizzata dal 2023. Qui Del Prete usa un tono definitivo: «Si evidenzia, inoltre, che l’ipotesi di recuperare da iCloud il backup di un’utenza WhatsApp dismessa e inutilizzata sin dal 2023, come sostenuto nella memoria difensiva, risulta tecnicamente priva di fondamento». La questione è tecnica: «A conferma di ciò, le comunicazioni ufficiali di Apple, pubblicate e disponibili sul sito internet, precisano che i backup disattivati vengono conservati per un periodo massimo di 180 giorni». È la cornice che chiude la porta a recuperi tardivi: una volta trascorsa la finestra di conservazione, il backup non è più disponibile. Nella replica c’è anche una conclusione un po’ stizzita: «Pertanto, nessun dato acquisito dal dottor Del Prete è stato ottenuto grazie alle indicazioni fornite dall’avvocato Genchi». Da qui discende un’altra conseguenza: il perimetro probatorio attuale coincide con quanto clonato nel 2024. Nel fascicolo ci sono i «circa 350 giga» e dentro quei 350 gigabyte anche i «100 relativi all’utenza dismessa». Il colpo di scena, insomma, a sentire il consulente informatico, non c’era. Restano le suggestioni.
lUrsula von der Leyen (Ansa)