2019-11-15
«Repubblica» difende il cronista Rai che ha insultato Salvini e sua figlia
Il giornalista Fabio Sanfilippo, sospeso dall'emittente pubblica per una settimana, annuncia che farà causa al leader della Lega. Intanto il giornale progressista lo presenta come una vittima di ingiustizia.Fabio Sanfilippo, caporedattore di Rai Radio Uno, il 4 settembre scorso ha pubblicato su Facebook un post contro Matteo Salvini, commentando la caduta del governo legastellato. «Ti sei impiccato da solo, e questo è evidente», ha scritto. «Io ne sono felice. Vabbè, si era capito. Ora perderai almeno il 20, 25% dei consensi che ti accreditano i sondaggi, lo sai? E che fai? Non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo, hai perso il posto da ministro, certo stai in Parlamento. Con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi ti spari nemico mio». Non pago, Sanfilippo ha pensato bene di tirare in ballo anche la figlia di Salvini, un bimba di 6 anni: «Avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate». Queste ultime parole, in particolare, suscitarono lo sdegno di Giulia Martinelli, ex di Salvini e madre della piccola: «Rabbrividisco», scrisse, «di fronte a un padre, ad un giornalista che travolge e minaccia la nostra intimità, coinvolgendo una bambina di sei anni che ignora e nulla ha a che fare con le vicende politiche delle ultime settimane». Per quegli attacchi, Sanfilippo è stato punito dalla Rai: una settimana di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, sanzione massima prima del licenziamento. Che ha fatto il diretto interessato? Ha immediatamente indossato il completo della vittima. «Sono arrabbiato? Sì. Ma soprattutto sono allibito di fronte a una decisione che si basa su presupposto censorio inaccettabile. La libertà di espressione non può essere merce di scambio o essere messa in discussione in questo Paese, deve essere chiaro. Costi quel che costi. Di questo stiamo parlando», ha scritto. Quindi ha aggiunto: «Mi state prendendo una settimana di stipendio perché da cittadino ho “osato" esprimere in modo forte la mia contrarietà alle politiche dell'ex ministro Salvini? Bene, si sappia. Rilancio. Un'altra settimana di stipendio la devolvo in solidarietà a una famiglia di profughi, la famiglia di Sheradzade che incontrerò presto». Non è tutto. Tramite il suo legale, Vincenzo Iacovino, che farà causa a Salvini, che sarebbe colpevole di aver definito «schifoso» il giornalista durante un comizio. Inoltre saranno intentate azioni legali contro l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, e contro il responsabile del personale di viale Mazzini, «per aver arbitrariamente e senza riserva alcuna definito diffamatorio il post di Sanfilippo nei confronti di terzi». Incredibile. Salvini si è preso gli insulti di Sanfilippo, ha letto gli inviti del giornalista a far seguire sua figlia di 6 anni da «persone qualificate», ma nonostante questo non ha portato il giornalista in tribunale. In compenso, è l'autore degli insulti a far causa all'insultato. Curioso davvero... Ma c'è di più. L'aspetto più affascinante della vicenda consiste nel fatto che ieri Repubblica ha preso le parti di Sanfilippo. Matteo Pucciarelli, già autore di articoli sul ritorno dell'antisemitismo in Italia, ha firmato un articolo in cui l'insultatore della Rai è descritto come vittima di una ritorsione politica. Sanfilippo, infatti, sarebbe «“colpevole" di aver scritto e pubblicato sul profilo personale di Facebook un post critico nei confronti di Matteo Salvini». Ma davvero? «Colpevole» tra virgolette? Post critico? Dire che una bimba di 6 anni va fatta seguire da specialisti è una critica? Per altro, Pucciarelli insinua il sospetto che la Rai utilizzi «due pesi e due misure», poiché non ha sanzionato Angelo Polimeno e Anna Mazzone. Il primo, secondo Repubblica, dovrebbe essere punito perché contestò il pugno chiuso di Heather Parisi da Fabio Fazio definendolo un «simbolo di sterminio». La Mazzone invece avrebbe insultato Carola Rackete chiamandola «crucca» in un tweet. Certo: dire che Salvini si sparerà o che sua figlia andrebbe seguita è proprio come criticare il pugno chiuso o la Rackete... Ancora una volta, purtroppo, tocca fare i conti con la realtà, e constatare che per Repubblica l'odio va punito solo quando è indirizzato a sinistra, a costo di mentire come nel caso degli inesistenti «200 insulti» a Liliana Segre. Se l'odio è rivolto verso destra, invece, non solo non va eliminato, ma va difeso.
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