La replica della scuola d'infanzia Eugenio Cantoni di Castellanza

La replica della scuola d'infanzia Eugenio Cantoni di Castellanza
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Con riferimento all'articolo «Scolaretti come i detenuti: in classe vanno con il braccialetto elettronico», apparso su La Verità del 7 maggio u.s.., la direzione della "Scuola dell'Infanzia E.Cantoni" di Castellanza intende esprimere il proprio dissenso per quanto letto sulle pagine del giornale, nonché tutto il proprio rammarico per quanto dalle stesse è scaturito ai danni della Scuola.

Il semplicistico ed imprudente accostamento dell'immagine dei bambini ad una sorta di detenuti offende tanto l'impegno e la professionalità degli operatori della Scuola, quanto i bambini e le loro famiglie che di quella professionalità e serietà, attestata dalla fiducia che negli anni ci è stata accordata, ne sono il fine ultimo.

Spontaneamente sorge un pensiero anche per quanti, costretti nelle patrie galere, sono "usati" nel testo quale termine di paragone negativo.

Fin troppo semplice l'accostamento, che invero riesce solo sul piano terminologico, tra i dispositivi smart di cui la Scuola ha prospettato l'utilizzo (poiché contrariamente a quanto affermato trattasi di progetto sperimentale non ancora avviato) ed i diversi dispositivi restrittivi della libertà personale in uso alla Polizia Giudiziaria dalle finalità del tutto opposte rispetto a quelle che qui s'intendono perseguire.

Il singolo dispositivo, numerato e non nominativo, consentirebbe, al bisogno, di conoscere i contatti avuti dell'utilizzatore, ma non la sua identità così da ricostruire l'elenco degli altri numeri ai quali lo stesso si è avvicinato nel caso in cui si manifestasse un contagio.

Lungi dal voler una scuola di bambini "ammanettati" si vuole, al contrario, offrire loro l'opportunità di vivere liberamente lo spazio a loro disposizione, (circoscritto semmai per regolamenti governativi emergenziali non certo ad opera della scuola), ed al contempo rassicurare i genitori che, in caso di necessità, potranno avere una informazione mirata, fornita dalla scuola solo a chi risultasse interessato o coinvolto dal singolo caso.

L'idea è quella di liberare i bambini non certo ammanettarli che è concetto, quest'ultimo, che contrasta con il significato stesso della parola Scuola che nell'antichità ellenistica era sinonimo di libertà.

Tuttavia nel testo si alternano, come maschere di Pirandelliana memoria, ora il critico, ora lo psicologo, ora il tecnico informatico in base alle corde che si intendono sollecitare o in funzione del pubblico che si vuole raggiungere.

Mai come in questo caso però, sempre parafrasando il Nobel Agrigentino, queste maschere sono particolarmente "nude", non avendo mai l'Autore dell'articolo preso alcun contatto con la Scuola o i suoi rappresentanti, né avendo mai menzionato, come pure obbligo codificato imporrebbe, alcuna delle proprie fonti.

In conclusione, seppur nella determinata intenzione di voler proseguire nella nostra attività, che è, al contempo, una missione ed un impegno verso genitori e bambini, rimaniamo intimamente convinti e speranzosi che ad impugnare la penna sia prima l'uomo e poi il giornalista e che, nella maggior parte dei casi, le due qualità possano confondersi senza che sia necessario il ricorso all'ovvio o a facili sensazionalismi nel momento in cui si decida di dar inchiostro alle parole durante la narrazione dei fatti, e per fortuna più raramente, delle opinioni.

(Scuola D'Infanzia Eugenio Cantoni)

«L’abito industriale avvolge il corpo, quello sartoriale veste l’anima»
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».

C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.

Non solo droghe: i giovani provano a riempire il vuoto con gioco e porno
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.

Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!

Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.

Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».

Interrogatorio chiave sul Sistema Pavia: «Provviste pagate con fiches del casinò»
Antonio Scoppetta (Ansa)
  • Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
  • Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.

Lo speciale contiene due articoli

92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.

Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.

Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).

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