repliche

La società di J-Ax che vende cannabis ha i conti in regola
Alessandro Aleotti in arte J-Ax (Getty Images)

In merito all’articolo «J-Ax, tradito dalla Maria. La sua cannabis light fa volare solamente i debiti», da voi pubblicato, segnaliamo che:

1) il nostro assistito, Alessandro Aleotti in arte J-Ax, detiene una quota di minoranza che non permette alcun controllo sulla società in questione, e non ha alcuna carica amministrativa od operativa;

2) i ricavi tra l’anno 2021 e l’anno 2022 risultano essere in aumento (indice di una buona gestione);

3) i costi per la produzione sono diminuiti (indice di una buona gestione);

4) sono aumentati unicamente i costi per i servizi la cui causa è da imputarsi al generale aumento del costo delle utenze (energia in primis), situazione che ha messo in crisi la maggior parte delle imprese italiane, oltre che all’avvicendamento tra gli amministratori;

5) la società nell’esercizio corrente è già in attivo.

Leaf, Area Legale

Gentile direttore, mi riferisco all’articolo pubblicato dal suo giornale in data 4 gennaio 2023 dal titolo Un altro pasticcio targato Franceschini: 32 milioni del Pnrr per corsi fantasma, e sottotitolo Nuovi rilievi della corte dei conti sull'operato dell'ex ministro. Spuntano gare mai partite e lo strano acquisto di un terreno, a firma di Fabio Amendolara.

L’articolo riporta dati destituiti di fondamento con riguardo al Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), tra l'altro con un titolo ed un sottotitolo tendenziosamente estranei al contenuto dello stesso. È falso che i corsi del Csc siano «fantasma». L’eccellenza rappresentata dal Csc non è seriamente discutibile. La progettualità specifica delle diverse linee di intervento, sia riguardo alla didattica, sia ancora in riferimento ai nuovi progetti di formazione, inclusa la relativa innovazione tecnologica, è parte del Pnrr sin dal principio. I quadri previsionali di tali investimenti sono stati aggiornati, nel corso del 2021 e poi, da ultimo, nel marzo 2022 proprio in riferimento ai corsi di formazione erroneamente citati dall’articolista. Parimenti è falso che il Cinema Fiamma possa costituire una operazione «funambolica». Nel mondo, tutte le «cineteche nazionali» posseggono una sala cinematografica, finalizzata «in primis» a sostenere la filmografia quale elemento centrale della storia culturale di ciascun paese. L’acquisto del Cinema Fiamma ha fatto seguito ad una procedura competitiva ed è parte del Pnrr sin dal dicembre 2021. Detto acquisto è stato approvato nell’ambito dei costanti aggiornamenti del Pnrr, nel pieno rispetto dei budget di spesa e dei target disciplinati dal Pnrr. Infine, è falso che il Csc non abbia raggiunto il milestone previsto dell’aggiudicazione della gara per il Set di Produzione Virtuale. Una tale aggiudicazione è documentalmente avvenuta in data 22 dicembre 2022, in perfetto adempimento delle scadenze Pnrr. La prego, pertanto, anche a nome di tutto il consiglio di amministrazione del Csc, di pubblicare la sopra riportata rettifica.

Ferma ogni più ampia riserva, la prego inoltre di far sì che la pubblicazione avvenga senza commenti che ne diminuiscano il valore ai sensi della legge sulla stampa (e che, altrimenti, non potranno che essere considerati come volontariamente ostili nei confronti del Csc).

Marta Donzelli, presidente Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia

L’incontro con l’ex pm Palamara? Non all’inizio di novembre
Luca Palamara (Ansa)

Quale difensore del signor Raffaele Guadagno, in un procedimento penale che - per quanto ne so - non riguarda l’intera storia delle fughe di notizie giudiziarie a Perugia, dalle guerre puniche ai giorni nostri, ma solo un presunto accesso abusivo a un file contenente una richiesta di archiviazione, ritengo doverosa, a tutela della reputazione del mio assistito, una precisazione che vi prego di ospitare sul quotidiano La Verità, con evidenza pari a quella fin qui riservata alla sua figura di presunta «talpa».

Secondo l’articolo del 16 luglio a firma di Giacomo Amadori, il 3 novembre 2021 Raffaele Guadagno avrebbe incontrato un ignoto «emissario» del dottor Luca Palamara e gli avrebbe offerto tre notizie che l’Autore assimila ai doni dei re Magi. Una delle tre notizie - quella della presunta trascrizione di un colloquio intercettato nell’ambito dell’indagine a carico del dottor Palamara - sarebbe grave e, ritengo, diffamatoria non solo per il signor Guadagno ma anche per gli inquirenti: sembra di capire non solo che il signor Guadagno si sarebbe illegittimamente appropriato di questa fantomatica trascrizione, o ne avesse millantato il possesso a chissà quale ignobile fine, ma che si sarebbe trattato di una trascrizione in qualche modo abusiva o rimasta segreta oltre il dovuto.

Ebbene, il 3 novembre 2021 il sig. Raffaele Guadagno si trovava a Rovereto, dopo il tampone Covid fatto il giorno precedente (il 2 novembre 2021) per poi ricoverarsi ad Arco di Trento, per una lunghissima degenza. Precisamente, il giorno 3 novembre 2021 si trovava, in isolamento per preservarsi negativo, nella casa di sua moglie a Rovereto […] spero che nessuno osi ipotizzare che, in un simile frangente […] avesse voglia di elargire doni al dottor Palamara.

Interessi tra loro lontani, ma occasionalmente convergenti, possono trovare nell’impiegato di segreteria della Procura un provvidenziale capro espiatorio. Vi prego di non farvene involontario strumento.

Il signor Guadagno sta male da anni e ora sta ancora peggio, non solo perché è indagato dalla Procura di Perugia, ma anche e soprattutto perché vede esposta alla gogna mediatica, nell’ottica del pregiudizio o del giudizio sommario, l’intera sua vita professionale e perfino la vita dei suoi familiari. […] I quali temono seriamente per la sua salute e faranno il possibile per tutelarlo. In questo momento, difendere la sua reputazione e la sua tranquillità familiare significa difendere la sua vita e la sua incolumità

Avv. Chiara Lazzari

L’avvocato Lazzari si appiglia al calendario, ma non ci dice, nonostante le ripetute richieste, se l’incontro nel suo studio di Perugia tra il dottor Guadagno e l’«emissario» di Palamara, l’avvocato Benedetto Buratti, ci sia stato o meno (dopo un primo rinvio). La notizia è questa, la data è secondaria.

G. Ama.

«Abbate non ha mai ricevuto soldi dalla Boda»
Lirio Abbate (Ansa)

Formulo la presente in nome e per conto del mio assistito, Lirio Abbate, per rappresentare quanto segue ai fini dell'esercizio del diritto di rettifica e di tutela dell'onore e della reputazione personale e professionale del mio assistito, gravemente compromessi dall'articolo «La Boda si confida e spunta L'Espresso», pubblicato anche online in data 7.10.2021 e a firma del giornalista Fabio Amendolara.

L'articolo ripropone e rilancia i contenuti di quanto pubblicato il giorno prima da Il Riformista nel pezzo «Nelle intercettazioni della Boda spunta il cronista antimafia», in relazione al quale il mio assistito ha già assunto iniziative giudiziarie a tutela della propria onorabilità personale e professionale per i contenuti diffamatori e financo calunniosi ivi riportati.

Sebbene sia apprezzabile una qual certa cautela da parte del vostro giornalista nell'interpretazione delle frasi, oggettivamente ermetiche ed estrapolate dall'unica intercettazione nella quale la Boda parrebbe - stando a quanto riportato da Il Riformista - fare il nome di Lirio Abbate, non ci si può esimere dal rilevare come pure il vostro articolo fatalmente (ri)proponga gli stessi contenuti del pezzo di Aldo Torchiaro, già ritenuti lesivi e funzionali a dequalificare l'attività professionale e l'ineccepibile, e ben nota, carriera di Lirio Abbate.

Ciò che vi è da censurare in più nel pezzo a firma di FabioAmendolara è l'incipitladdove in maniera suggestiva si accosta la vicenda Montante a quella della Boda per evocare nel lettore l'idea di una «vicinanza» del mio assistito a personaggi attinti da gravi provvedimenti giudiziari, così da farlo apparire come una persona dalla condotta opaca e, ancora più maliziosamente, come facente parte di quel sistema «Antimafia» poi rivelatosi in taluni casi e paradossalmente un paravento per attività illecite.

È bene allora ripristinare la verità ricordando i fatti nella loro intangibile essenza ossia che Lirio Abbate non è implicato in nessuna delle due vicende giudiziarie, non ha mai ricevuto somme da Giovanna Boda, e tanto meno da amici o conoscenti di quest'ultima, ed infine non ha chiesto o proposto la vendita al Miur del libro citato nello stralcio della conversazione captata.

Ogni circostanza è dimostrabile.

Alessandra Guarini

Avvocato

Gentile avvocato, prendiamo atto delle opportune precisazioni. Abbiamo bene a mente che la responsabilità penale è personale e che, quindi, le ipotizzate (dalle Procure) accuse nei confronti di Boda, di Bianchi di Castelbianco e di Montante, non ricadono assolutamente sul collega Abbate. Nell'articolo abbiamo solo riportato quanto è presente nei documenti delle due inchieste. E, come lei stessa sottolinea, applicando «cautela [...] nell'interpretazione delle frasi, oggettivamente ermetiche».

Fabio Amendolara

Egregio Direttore Belpietro,

ho potuto apprendere solo pochi giorni fa dell'articolo a firma di Alessandro Da Rold, pubblicato lo scorso 23 giugno fra i contenuti digitali del quotidiano da Lei diretto; lo allego per Sua comodità. Ne sono rimasto stupito ed amareggiato in quanto il pezzo in questione, pur accostandomi a personaggi di primissimo piano, mi offende e riporta notizie infondate; lo stupore e l'amarezza sono tanto maggiori in quanto La seguo abbastanza spesso con un certo interesse e tendo a condividere grande parte della Sua linea editoriale.

Non mi sogno certo di contestarLe il diritto di criticare - con toni anche aspri se Lei li preferisce – l'azione delle Autorità Italiane competenti nel settore spaziale delle quali, beninteso, al mio livello faccio parte. Non spetta poi certo a me entrare nel merito delle critiche pubblicate da La Verità. È doveroso però che si agisca nel rispetto della verità e dei fatti, evitando - specie quando si attacca senza elementi chi, come me, mai ha cercato pubblicità o notorietà – di pubblicare grossolane imprecisioni ovvero notizie poco o punto verificate.

Esaminiamo la prima, che riguarda la mia situazione professionale; il Da Rold insinua chiaramente che la Marina Militare Italiana (MMI) non revoca l'invio in comando del sottoscritto presso il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili (MIMS) in quanto io non sarei competente in ambito spaziale. Tale affermazione è destituita di ogni fondamento e, anzi, è doveroso precisare – in netta antitesi con quanto evidentemente suggerito dall'estensore del pezzo – che il sottoscritto, proprio in quanto competente in materia di programmi spaziali, è in comando presso il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili – e non in distacco come scritto dal Da Rold – su richiesta formale dello stesso MIMS allora MIT e che la MMI si priva del mio supporto professionale sull'altare della cooperazione fra Dicasteri. La situazione è quindi ben diversa da quanto prospettato dal Da Rold nel tentativo di interpretare le scelte della Marina Militare nei miei confronti; c'è da domandarsi di che fonti abbia fatto uso e, di certo, non ha interpellato gli interessati, in primis il sottoscritto.

Infatti, non sarebbe stato difficile apprendere, oltre a quanto sopra, che sono un Ufficiale di grado dirigenziale della Marina Militare Italiana in cui servo da quasi quarant'anni, ho una laurea in Ingegneria Elettronica (Università di Pisa), una seconda in Scienze Politiche ad indirizzo internazionale (Università di Trieste) ed un Master di secondo livello in Satelliti e Piattaforme Orbitanti (Università La Sapienza di Roma) nonché sei anni di incarichi internazionali di lunga durata, di cui tre presso l'Agenzia Spaziale Europea. Non mi sembra giusto né ragionevole, benché il mio curriculum non faccia di me un genio rinascimentale o un candidato al Nobel, insinuare che io sia un incompetente. Ed è invece vero che il mio curriculum, in termini di esperienze e titoli, specie con riferimento al settore spaziale, è sufficientemente eloquente.

Inoltre, in merito al testo dell'articolo, ricco di altre tre imprecisioni, sottolineo anche che:

1. ho partecipato, quando richiesto in tal senso, alle attività del CdA della GSA in qualità di rappresentante con diritto di voto del delegato nazionale espresso dal MIMS; Da Rold scrive invece, errando, che non avevo diritto di voto; la circostanza sarebbe stata facilmente verificabile presso il MIMS o contattando il delegato nazionale presso il board della GSA o il sottoscritto;

2. non sono mai stato corretto da alcun altro italiano presente alle riunioni cui ho partecipato, e sono intervenuto quando necessario; il Da Rold afferma il contrario, anche in questo caso errando. Le minute delle riunioni smentirebbero platealmente il Da Rold che, peraltro, anche su questo punto non ha contattato il MIMS e tantomeno il delegato nazionale presso il board della GSA o il sottoscritto;

3. alle riunioni del CdA della GSA non partecipano diplomatici italiani; anche in questo caso il Da Rold fa affermazioni di segno opposto, ed anche in questo caso erra. Di sicuro non ha consultato i diretti interessati, ovvero il delegato nazionale ed il sottoscritto.

Infine, opportuno aggiungere che ho operato presso il CdA della GSA, come rappresentante del MIMS e quale vicario del delegato nazionale, in piena sinergia con la mia linea di impiego presso il MIMS e con l'Agenzia Spaziale Italiana, tenendo informate le Autorità a me sovraordinate tramite apposita documentazione istruttoria.

In sintesi, il Da Rold comunica ai lettori quattro grossolane e fantasiose imprecisioni nelle quattro - di numero - righe del paragrafo dedicato al sottoscritto, fra l'altro dedicandomi un'attenzione esagerata – dati il mio rango ed il mio ruolo - rispetto al contesto dell'articolo stesso; tale quasi da far pensare che si voglia colpire più la mia persona che criticare quanto accade nel settore spaziale.

Poiché sono certo che nella Sua linea editoriale non possano trovare posto le imprecisioni sopra documentate né un gratuito ed immotivato attacco personale al sottoscritto Le chiedo la pubblicazione di queste mie considerazioni e precisazioni. Le sarò grato se mi avviserà delle Sue decisioni al riguardo, in modo da poterne conservare evidenza. L'occasione mi è gradita per porgerLe cordiali saluti

Dario A.M. Sgobbi

La risposta di Alessandro Da Rold

​Gentile Capitano di Vascello Sgobbi, non c'è stata alcuna particolare attenzione nei suoi confronti, ma sono stati riportati pareri e impressioni che mi sono state riferiti nel settore aerospaziale, istituzionale e privato, in Italia e all'estero. Come lei ben sa per avere competenze in questo settore ci vogliono anni di duro lavoro, non a caso la Marina ha scelto altra persona rispetto a lei come esperto spaziale, il contrammiraglio Casapieri: un anno di master nel 2012 in Satelliti e Piattaforme Orbitante dell'Università Sapienza non rende una persona esperta.

Lei dovrebbe anche sapere che è costume abituale e logico di ogni Amministrazione, o Ente, di non privarsi delle persone migliori di un settore ma piuttosto lasciare andare verso altre Amministrazioni persone che rappresentano un interesse minore per quella di provenienza: se questa prassi logica e ovvia non è stata applicata nel suo caso lei rappresenterebbe il primo caso storicamente differente.
Non a caso sono le stesse selezioni pubbliche nell'ambito aerospaziale a cui ha partecipato negli ultimi anni a confermarlo. Lei si è candidato come membro del Comitato Tecnico-Scientifico dell'Asi, non è stato scelto (ultimo nella lista dei 10 candidati) ma invece è stato scelto il secondo candidato del Mi dal comitato ad hoc del Comint presieduto dall'ammiraglio Carlo Massagli che lei ben conosce.
Nel settembre del 2020 si è candidato, senza successo, come addetto Spaziale a Washington ma ancora una volta è stato scelto un altro esperto, il Colonnello Violetti e lei ha di nuovo galleggiato tra gli ultimi della lista.
Si è anche candidato come Addetto Spaziale a Praga: il nome verrà indicato in settembre dal Maeci che già la conosce visto quanto successo nelle prime due selezioni su menzionate. È poi nota la sua collaborazione "stretta" con l'ingegner Balduccini, che ha lavorato in Avio, proprietario della piccolissima società Maba consulting che fa parte delle società private che hanno presentato il programma Simona allo Stato Maggiore Difesa per attrezzare la nave Garibaldi a sede di lancio di piccoli vettori: progetto notoriametne non condiviso in termini di reale fattibilità e rischio, da larga maggioranza dei professionisti di settore.


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