2021-02-02
Renzi prende tempo con Mes e Bicamerale. E intanto aspetta un segnale da destra
Da Roberto Fico, Iv alza la posta: lite su contratto di governo e Salvastati. L'ex premier sogna di scalzare Giuseppe Conte con l'aiuto di Lega e Fi«Non pensiate che abbia fatto tutto questo per lasciare Conte al suo posto e amici come prima». Matteo Renzi telecomanda, sbuffa, prepara l'ennesima intervista e manda un Whattsapp con una sola parola: «No». Il senatore più vendicativo del branco non è nella sala della Lupa di Montecitorio, dove Roberto Fico ha convocato i capi indiani della sinistra attorno al fuoco. Ma è come se ci fosse; nessuno dei suoi osa pronunciare una parola che lui non abbia avallato. E a sera, quando la stanchezza comincia a farsi largo, sul tavolo rimangono tre nodi: il Mes, il contratto scritto e pure la Bicamerale, oggetto di modernariato politico trovato nel solaio di Massimo D'Alema.La giornata del presidente della Camera trasformato in esploratore è lunare. Doctor Fico, I suppose. Davanti alle delegazioni è come disinteressato, sembra dire: «Sbrigatevela voi». Davanti a sé ha solo un taccuino per prendere appunti e poi riferire al Colle. Gli intoppi non derivano dall'atteggiamento dei capigruppo di Pd, Movimento 5 stelle, Leu e responsabili - del tutto concordi nel continuare a galleggiare sulla palude con Giuseppe Conte a guidare la zattera -, ma dalle continue fibrillazioni renziane sui temi da trattare e sulle poltrone da dividere. I media lo indicano come ago della bilancia, Renzi si percepisce sia ago che bilancia e butta lì con la consueta umiltà: «Proverò a stravincere ma potrei anche accontentarmi di vincere». Che tradotto significa limitarsi ad avallare un Conte ter con un profondo rimpasto. Anche se si fa largo l'ipotesi che attenda segnali da Forza Italia e dalla Lega (per un appoggio esterno sui temi) per far scomparire definitivamente il nome dell'avvocato degli italiani e farlo tornare all'università di Firenze a insegnare diritto privato. In questo contesto l'esplorazione diventa una scalata himalaiana. Il primo spuntone di roccia è il Mes, che Italia viva vorrebbe inserire nel contratto di governo. «Anche solo una parte del fondo salva Stati per dare più risorse alla Sanità», spiega Ettore Rosato. La proposta non è tranchant come nei giorni scorsi. Se il Pd non è contrario (il Pd non è mai contrario né favorevole, l'unico obiettivo è non scendere dal treno), i pentastellati rimandano indietro la palla. Al solo sentire il suono dell'acronimo, Fico e Vito Crimi si irrigidiscono. Il segretario provvisorio due giorni fa aveva chiesto di «togliere dal tavolo temi divisivi come il Mes», e il rimbalzo gli sembra una presa in giro. Non ha effetti il tentativo di silurare Roberto Gualtieri, il ministro più inviso a Renzi con Lucia Azzolina e Alfonso Bonafede. A blindare il titolare del Mef voluto dall'Unione europea è Nicola Zingaretti («Lui e Conte sono sullo stesso piano, per noi non si toccano»), che trova un alleato insperato nel presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «Per il bene del Paese andrebbe confermato, serve stabilità».Il secondo problema riguarda la Bicamerale, una parola arrivata dal passato che ha sempre creato fastidioso prurito alla sinistra. La butta nella mischia Roberto Giachetti prendendo spunto da una proposta di Giovanni Toti (Cambiamo!); ha l'aria di un ostacolo messo lì per ostruire il passo. «Nelle prossime ore presenterò la proposta di una commissione Bicamerale per alcune circoscritte riforme costituzionali. Penso che sia indispensabile intervenire non solo sulla legge elettorale ma anche su indispensabili interventi costituzionali che consentano al Paese di uscire dallo stallo con il quale conviviamo da anni. Lo spirito dovrebbe essere quello della Costituente e la presidenza della Commissione sarebbe affidata a un rappresentante dell'opposizione». Perplessi tutti gli altri.Terzo spuntone innevato per la scalata di Fico, la formula. Anche qui Renzi chiede un documento scritto e firmato (scripta manent), al contrario degli altri per i quali sarebbe meglio continuare a vista (verba volant). Il Pd ha uno scatto d'orgoglio e vorrebbe che «gli ulteriori finanziamenti sulla Sanità fossero messi nero su bianco», sottolinea Graziano Delrio. Mentre Rosato insiste («l'esecutivo deve nascere con qualcosa di scritto»), Bruno Tabacci è del parere di non mettere niente a verbale; da vecchio democristiano preferisce non lasciare tracce. Fuori, Montecitorio attende paziente che la pantomima si concluda. Un vecchio colonnello piddino cresciuto fra i rigori del Pci scherza: «Mai vista una maggioranza che discute il programma prima di sapere chi dovrà realizzarlo. È tutto surreale». A indisporre Zingaretti arriva anche Stefano Bonaccini: «Il Pd avrebbe dovuto sollevare le questioni di Renzi». Oggi si andrà avanti fino alle 13, poi Fico salirà al Quirinale con gli appunti. Un'uscita di Renzi sulla sua enews lascia qualche spiraglio al Conte ter: «Alla fine della settimana avremo, spero, il nuovo governo. Dovrà essere all'altezza delle sfide di questo periodo e dovrà essere un governo di persone capaci e meritevoli. Solo così l'Italia si salva, solo così». Decifrare un mercante arabo come il senatore di Scandicci è impossibile. I piddini che lo conoscono attendono l'ultimo botto, i grillini che lo detestano guardano oltre. Roberta Lombardi ha un cruccio: «Se c'è un nome diverso da Conte bisogna votare su Rousseau». Giusto per fare in fretta.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
Continua a leggereRiduci