2020-08-14
Renzi fiuta poltrone: vuole la testa di Tridico
Matteo Renzi (Ivan Romano, Getty Images)
Italia viva spara a zero sul presidente con il ministro Teresa Bellanova: «Se l'Inps è gestito così meglio passare la mano». E sposa la linea dura dell'opposizione, irritando il M5s. Che dopo aver protetto l'indifendibile «uomo dei navigator», Mimmo Parisi, è di nuovo all'angolo.Vigilia di Ferragosto rovente per il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che oggi a mezzogiorno sarà «grigliato» dalla commissione Lavoro della Camera dei deputati in un'audizione che si preannuncia caldissima. Certo, i grillini saranno dalla sua parte; il governo, per le ragioni che vedremo, non ha né l'intenzione né la forza di far saltare Tridico; e lo spin della maggioranza, per tutto il giorno, sarà prevedibilmente quello di spostare l'attenzione mediatica sul singolo reprobo, cioè sull'ultimo parlamentare beneficiario del bonus, dopo i due già venuti alla luce, come se il problema si riducesse al comportamento dissennato di un pugno di deputati. Obiettivo: far calare il silenzio su tutto il resto, sulle opacità e i dubbi che hanno caratterizzato l'azione dell'Inps. E il copione di Tridico è già pronto: grande enfasi sull'indagine interna avviata dall'Istituto, nel tentativo di allontanare le ombre da sé. Però l'opposizione sarà martellante, non farà sconti, e intende chiedere conto al presidente Inps dei temi sollevati anche dalla Verità: le origini di questa ricerca così mirata nel database dell'Inps; i tempi e le modalità di questo strano leak; l'oggettivo incrocio logico e cronologico con la campagna del referendum grillino; e il grande sospetto di una megaprofilazione non solo delle personalità politicamente esposte, ma pure di altre figure pubbliche. Ieri Matteo Salvini è stato categorico. Da un lato, anche scavalcando nella durezza il collega di partito Luca Zaia, ha confermato la sospensione e la non ricandidatura degli esponenti leghisti rimasti impigliati nel caso. Ma dall'altro ha chiesto senza mezzi termini le dimissioni di Tridico: «Se c'è uno che non sa fare il suo mestiere è il presidente dell'Inps, che ancora oggi non paga la cassa integrazione a chi ne aveva diritto, mentre versa soldi a politici. È un incapace e un incompetente, non vorrei che volesse difendere il presidente del Consiglio». Di qui, la richiesta esplicita di dimissioni, «perché non fa quello per cui è pagato». Attenzione, però. La novità di ieri è che pure i renziani sono andati all'attacco, e lo hanno fatto con una delle due loro ministre, Teresa Bellanova, portando quindi lo scontro nel cuore del Consiglio dei ministri. Ospite di Roberto Vicaretti ad Agorà su Rai 3, la Bellanova ha sparato a palle incatenate: «Per quanto riguarda Tridico mi chiedo: l'Inps è ancora un istituto che gestisce le risorse dei cittadini, dei pensionati, dei lavoratori italiani, o è diventato uno strumento affine e di supporto a movimenti politici? Non si capisce questa gestione inqualificabile. Come è possibile che l'Inps, fra milioni di persone che hanno chiesto il bonus, tiri fuori questa notizia, probabilmente per essere funzionale a battaglie politiche che si stanno facendo nel Paese? Se si gestisce così il più grande istituto di previdenza del nostro Paese, allora è bene passare la mano perché non si è adeguati». Parole incendiarie perché dirette per metà contro Tridico e per l'altra metà contro i grillini. Intendiamoci: non è certo il caso di illudersi che i renziani facciano cadere il governo, dopo tutte le occasioni in cui avrebbero potuto farlo e non l'hanno fatto. Ma indubbiamente stavolta Italia viva, se non altro per dare forza ai suoi negoziati interni alla coalizione, può tirare la corda in direzione opposta ai grillini e a Giuseppe Conte, sapendo bene che sia i primi sia il secondo non possono mollare Tridico. Sono stati i 5 stelle, politicamente parlando, a volere sotto il controllo dell'Istituto guidato dal loro campione Tridico tutte le banche dati possibili e immaginabili, e sono stati sempre loro a calibrare molti provvedimenti proprio sulla centralità operativa dell'Inps, anche quando sarebbe stato più prudente decidere diversamente. La stessa scelta di far erogare il bonus dall'Inps, anziché dall'Agenzia delle Entrate, corrisponde a questa logica. È un'ossessione che viene da lontano e che rischia di avere altre ricadute, dalla banca dati delle politiche del lavoro alla gestione pubblica crescente di una mole impressionante di dati sensibili. Naturalmente, siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, si è sottovalutata la giusta diffidenza dei cittadini, che - per fare un solo esempio - hanno scaricato l'app Immuni in misura molto minore rispetto alle previsioni del governo. Tornando al ricasco politico del caso Tridico, c'è una differenza rispetto agli incidenti di percorso dei mesi passati incorsi al governo e ai suoi nominati (si pensi a Mimmo Parisi, l'uomo dei navigator): stavolta l'esecutivo sconta una estrema fragilità presso l'opinione pubblica; la crisi economica e sociale già morde ed è scontato che si aggraverà in autunno. E soprattutto il 20 settembre arriva l'appuntamento delle regionali, che rischia di consegnare al centrodestra (sondaggi alla mano) una vittoria per 5-2, che porterebbe il computo delle 20 regioni a uno schiacciante 16-4. A quel punto per Conte e per il caravanserraglio giallorosso ogni buccia di banana (Tridico incluso) rischia di essere fatale. Si spiega così l'enfasi e l'affanno grillino per il referendum: sperano di aggrapparsi a quel risultato come estrema arma di distrazione di massa.