
L'ex premier punta alla presidenza del Copasir: anche per questo inchioda il suo partito all'opposizione. Un posto strategico, cui mira pure il ministro dell'Interno che non ha intenzione di sparire.Matteo Renzi tiene in ostaggio il Partito democratico per farlo restare all'opposizione e non nel governo. Vuole la presidenza del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza che si interfaccia con i nostri servizi segreti, dove prima di lui si sono seduti l'ex leader della Margherita Francesco Rutelli e soprattutto l'acerrimo nemico Massimo D'Alema. C'è tensione sulle nomine che saranno fatte dopo che il Parlamento metterà fiducia al nuovo esecutivo. Per legge ci devono essere cinque esponenti di maggioranza e cinque di opposizione. Ma fino a quando non sapremo chi sarà maggioranza e chi opposizione non si può nominare nessuno. È evidente che se il Pd dovesse trovare un accordo, magari con i 5 stelle, il progetto salterebbe per aria. Il Bullo di Rignano, con i suoi fedelissimi e suo padre accerchiati dalle Procure, ci vede lungo e ha un obiettivo chiaro: restare fuori dai giochi governativi per mettere sé stesso o uno dei suoi fedelissimi sullo scranno parlamentare più alto per il controllo del nostro comparto sulla sicurezza. Nei giorni scorsi, dopo la nomina dei capigruppo di Camera e Senato (Graziano Delrio e Andrea Marcucci), è filtrato sui quotidiani lo spin sul nome di Lorenzo Guerini, tutt'ora componente del comitato che per prassi (non per legge) continuerà a riunirsi per sbrigare gli affari correnti. Nelle ultime settimane erano circolati i nomi di Luca Lotti e Maria Elena Boschi per la presidenza. Sul primo pende però l'inchiesta Consip e a Palazzo San Macuto ci sarebbero già resistenze, non solo perché «il Lampadina» è indagato e alle prese con gli interrogatori della Procura di Roma. Sulla seconda, invece, appare improbabile un incarico di questo tipo, anche perché già durante il governo Gentiloni non le furono assegnate le deleghe sui servizi anche se nominata sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In realtà la partita interna al Pd sarebbe molto più ampia. E vedrebbe in prima fila soprattutto Marco Minniti, il ministro dell'Interno in uscita, che in questi giorni sta rilasciando numerose interviste sul pericolo jidahista. L'allievo di Francesco Cossiga e Ugo Pecchioli non vuole scomparire dai radar. Vorrebbe mantenere l'incarico di ministro dell'Interno in un futuro governo tecnico, anzi il suo nome continua a circolare persino come possibile presidente del Consiglio. Difficile che un Minniti fuori dall'esecutivo possa abbandonare un ruolo all'interno dei servizi, dopo aver mantenuto la delega durante la precedente legislatura. Ma Renzi è determinato. Del resto il ruolo di presidente del Copasir è sempre stato strategico. Lo sa bene D'Alema che, durante la sua presidenza, dal 2010 al 2013, si distinse per audizioni a banche (Unicredit), assicurazioni (Generali), vertici di grandi aziende di stato (Eni e Finmeccanica), ma soprattutto per la richiesta di ascoltare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta sul caso Ruby Rubacuori. In sostanza il segretario dimissionario del Partito democratico ha capito quanto sia importante questo incarico, tanto che proprio in un'intervista a Panorama nel 2012 se la prese con D'Alema «presidente Copasir» che lo aveva attaccato in vista delle primarie del Pd. La decisione di giocare in prima persona la partita sarebbe dovuta proprio alle difficoltà di Lotti a entrare San Macuto. L'ex premier vuole evitare un nuovo flop sulle nomine dopo l'operazione andata a vuoto per mettere il fidato Marco Carrai a capo della cybersecurity di palazzo Chigi. In ogni caso Lotti può vantare una sponsorizzazione da parte dell'Aisi, il servizio segreto interno, il nostro controspionaggio, con cui è in buoni rapporti. Spesso il ministro dello Sport viene infatti avvistato insieme con un ex ufficiale dei Carabinieri in forza al Dis che è stato soprannominato per gioco da alcuni nostri 007 «il BancoLotti». D'altra parte, i rapporti di Lotti con l'Aisi risalgono ai tempi di Firenze quando conobbe Valerio Blengini, al tempo proprio responsabile dell'agenzia del capoluogo toscano. Fu proprio Lotti a spingere per la promozione di Blengini a vicedirettore Aisi qualche giorno prima della sconfitta del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. La promozione fu un caso sui generis in quanto Blengini non era in possesso dei titoli necessari, motivo per cui ha causato il malcontento di molti generali più titolati di lui. Ne nacque pure un'interrogazione al Senato dove si dava conto della vicinanza di Blengini al Giglio magico renziano. Nel frattempo, c'è il rischio che si apra una crisi politica sul caso dello 007 siriano Ali Mamlouk, recentemente in visita in Italia per incontrare il direttore dell'Aise Alberto Manenti, come raccontato dalla Verità e poi confermato da Le Monde. Fonti del'intelligence si domandano in queste ore se Manenti fosse stato autorizzato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. La legge 124/2007, che regola il nostro sistema di informazione sulla sicurezza della Repubblica, prevede che anche il direttore del Dis sia informato delle operazioni condotte dalle Agenzie. Alessandro Pansa sapeva? E Minniti? La fine del governo Gentiloni potrebbe avere effetti non da poco su tutto il dipartimento. La partita si gioca soprattutto all'interno del Partito democratico.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






