2020-10-05
Renzi a corto di poltrone vuole ritornare al Pd
Entrare nella testa di Matteo Renzi non è una cosa facile. Tuttavia, una cosa è certa: se c'è di mezzo lui, la fregatura è quasi assicurata. Di prove ne esistono a dozzine. La più clamorosa di tutte è rappresentata dal governo Conte. Una maggioranza con i 5 stelle, l'ex segretario del Pd aveva giurato che non l'avrebbe consentita nemmeno sotto tortura. Invece, quando è stato il momento, pur di non dover tornare con le valigie a Rignano, lui e i suoi compagni si sono alleati proprio con i grillini, cioè con coloro che a detta dell'ex Rottamatore erano il peggio del peggio, quelli da cui stare alla larga a qualunque costo.Per dire quanto aveva in odio Luigi Di Maio e soci, è sufficiente ricordare che dopo le elezioni del 2018, cioè quando il Pd precipitò al 18%, Renzi provò per qualche giorno a rimanere attaccato alla poltrona, dicendo di voler restare segretario per impedire un governo giallorosso. Come sia finita è noto: lo scorso anno, all'improvviso, cambiò opinione e fece da levatrice al Conte bis. Non contento di averci rifilato una simile fregatura, l'ex presidente del Consiglio dopo poco diede vita a Italia morta, il suo partitino personale, convinto di portar via la metà dei voti al Pd. Come sia finita, anche qui è risaputo: alle ultime elezioni, in Toscana, cioè praticamente a casa sua, ha preso poco più del 4%, ma con l'aiuto di Emma Bonino e pure di Carlo Calenda: vale a dire che senza di loro Renzi conta tra il 2 e il 3%, cioè praticamente niente, perché la percentuale raccolta non è stata neppure sufficiente a determinare la vittoria del governatore del granducato fiorentino.La premessa era doverosa per inquadrare il personaggio, e soprattutto per consentirvi di diffidarne, anche se immagino che se siete abituali lettori della Verità abbiate già da tempo sviluppato gli anticorpi. Ciò detto, che cosa s'è inventato di nuovo il machiavellico ex premier? L'ultima idea l'ha lanciata ieri con un'intervista a Repubblica che si può riassumere così: dopo essersene andato dal Pd, Renzi vuole riconquistare il partito. Sì, so che vi scappa da ridere per l'andirivieni dell'ex segretario, il quale è lo stesso tizio che quattro anni fa, dopo essere stato sconfitto al referendum e aver annunciato l'intenzione di lasciare la politica, è sempre qui a brigare per riconquistare la seggiola perduta. Però, al netto delle giravolte, che fanno parte integrante dello stile politico dell'uomo, il progetto è proprio quello di ritornare in auge nel partito che un anno fa aveva lasciato. Del resto Renzi, oltre a riservare sempre qualche sorpresa, è anche il più svelto di tutti. E siccome ha intuìto che presto, dopo aver accumulato tanti flop, rimarrà solo con un pugno di fedelissimi, perché gli altri parlamentari che l'hanno seguito torneranno nel Pd (il controesodo è già iniziato), gioca d'anticipo. Se gli onorevoli pentiti fanno marcia indietro, perché non posso farla io, deve aver pensato il furbo toscano. E così ieri, dalle pagine di Repubblica, ha cominciato con un'intervista a gettare le basi del suo nuovo progetto politico, che in poche parole consiste nel liberarsi di Zingaretti. Già prima del voto in Toscana si era capito che questo era l'obiettivo. Infatti in Puglia aveva fatto di tutto per far perdere Michele Emiliano, con l'intenzione poi di addebitare la sconfitta al segretario Pd. E nel granducato, non potendo far la guerra a Eugenio Giani, cioè a un moderato di sinistra, sperava di risultare determinante per la vittoria. Le cose sono andate diversamente da come aveva immaginato e tuttavia il nostro non ha intenzione di cambiare rotta. L'idea resta quella di liberare la poltrona di segretario del Pd, per poi farla occupare da Stefano Bonaccini, come già s'era ventilato prima delle elezioni.Perché il disegno vada in porto però bisogna trovare un posto per Zingaretti, che se va avanti così prima o poi rischia di perdere anche quello di governatore del Lazio. Dunque, che cosa ha escogitato il Machiavelli di Rignano? Di mandare Zingaretti al governo, a far da vice a Conte. Un modo per sistemarlo e anche per silurarlo, perché a Palazzo Chigi l'attuale segretario del partito conterebbe ancora meno, costretto a prendere il posto di capo delegazione nell'esecutivo che oggi occupa Dario Franceschini. Ve lo immaginate il povero Zinga alle prese con gli sgambetti dell'avvocato di Volturara Appula, uno che è già riuscito a incartare Luigi Di Maio e pure Matteo Salvini? E provate a pensare a quanto gradirà il ministro della Cultura, che sta lì a occuparsi di musei nella speranza di finire prima o poi in quello sul Colle, come presidente. Sì, insomma, ci siamo capiti: Renzi spera di agitare le acque, facendo litigare i suoi ex compagni con la convinzione che sarà lui a trionfare, magari anche solo per strappare la poltrona che più gli conviene, in Italia o, nel caso in America vincesse Sleepy Joe, cioè Biden, anche all'estero. Sì, credo che per quanto riguardi i modi e i disegni del senatore semplice di Scandicci non ci sia nulla di nuovo da segnalare. Siamo alle solite capriole e al solito vecchio metodo: divide et impera. O almeno questo è ciò che sogna.