2023-09-27
Il Regno Unito attacca l’Onu: «È impossibile accogliere chiunque sia discriminato»
Nel mirino la Convenzione sui rifugiati del 1951, pensata per proteggere i perseguitati politici. «Non può valere oggi per gli omosessuali o le donne: sarebbe insostenibile».«Il timore di essere discriminati non basta per diventare rifugiati». Il tuono arriva dall’Inghilterra, dove il conformismo sull’accoglienza diffusa vacilla più che altrove. Ad agitare le acque è ancora una volta la ministra dell’Interno, Suella Braverman, che per prima parlò di «invasione» scandalizzando i laburisti e questa volta affonda il colpo da Washington, in trasferta, obiettivo le Nazioni Unite. E in particolare la preistorica Convenzione sui rifugiati del 1951, come se il mondo globale sul tema si fosse cristallizzato dentro un fotogramma di 72 anni fa.«Mi chiedo se quella Convenzione sia adatta alla nostra epoca moderna», argomenta Braverman in un intervento previsto all’American Enterprise Institute e anticipato via Bbc agli organi di stampa. «Il timore di essere discriminati perché gay o perché donna non dovrebbe essere sufficiente per ottenere la protezione internazionale dei rifugiati; le leggi si sono trasformate dall’aiutare coloro che fuggono dalle persecuzioni a coloro che temono i pregiudizi». L’ariete thatcheriana del governo conservatore di Rishi Sunak ha buon gioco nell’illuminare l’anacronismo di regole formalizzate all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quando il principio di «non rimpatrio» si fondava sulla necessità di proteggere i rifugiati che si trovavano ad affrontare minacce alla vita o alla libertà. E i migranti economici o clandestini non esistevano proprio. «Ora viviamo in un’epoca completamente diversa», si legge nell’intervento di Braverman. «Vediamo uno spostamento interpretativo dal termine persecuzione a favore di qualcosa di più simile a una definizione di discriminazione. Quindi da una paura fondata verso una paura solo plausibile. La conseguenza pratica è stata quella di espandere il numero di coloro che possono beneficiare di asilo e di abbassare la soglia per farlo». Se a ciò aggiungiamo abbondanti dosi di demagogia e un’irresponsabilità latente riguardo al destino dei disperati - potenziali «nuovi schiavi» -, ecco servito il menù dell’accoglienza in salsa europea.Prendendo spunto dal Center Policy Studies fondato a suo tempo da Margaret Thatcher, la ministra dell’Interno inglese sottolinea come gli Stati destinatari dei flussi migratori sono prigionieri di una definizione antistorica «che garantisce il diritto ad almeno 780 milioni di persone in tutto il mondo di trasferirsi in un altro Paese. Questo numero si basa sul totale delle persone che potrebbero avere un fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinione politica in tutto il mondo, compresi in Afghanistan i non talebani o la popolazione maschile dell’Eritrea, dove la coscrizione alle forze armate ha spinto migliaia di persone all’esilio». Secondo la stessa Onu, il numero dei rifugiati veri è molto più basso, meno di un ventesimo: 35 milioni.In Gran Bretagna la partita è in corso con interventi a fil di caviglia. Da una parte il governo attende la decisione della Corte suprema sulla legalità del piano Ruanda (dove dirottare gli illegali), dall’altra il Labour è totalmente contrario a stringere la morsa sui migranti economici. Ieri la ministra ombra Yvette Cooper ha replicato: «Braverman è incapace di mettere a punto un sistema d’asilo che funzioni, quindi ricorre all’esibizione all’estero ed è in cerca di qualcun altro da incolpare». Un modo superficiale (quindi liberal) di liquidare l’argomento, che il ministro della Polizia e del Crimine Chris Philp contesta così: «L’elastico del rifugiato è stato un po’ forzato in 70 anni, la convenzione viene utilizzata da migranti economici per cercare di chiedere asilo e spostarsi tra Paesi. Vorrei essere chiaro, ci sono vaste zone del mondo dove è estremamente difficile essere gay o essere donna. Dove gli individui vengono perseguitati, è giusto che offriamo rifugio. Ma non saremo in grado di sostenere un sistema di asilo se il semplice fatto di essere gay o donna, e di avere paura di essere discriminati nel proprio Paese, è sufficiente per qualificarsi per la protezione. Lo status quo, secondo cui le persone possono risiedere in Paesi sicuri per anni mentre scelgono la loro destinazione preferita, è assurdo e insostenibile».L’offensiva di Braverman è destinata a rimbalzare contro il muro di gomma dell’Onu ma sta suscitando numerose reazioni di segno opposto a Londra. Se la potente organizzazione pro migranti Refugee Council afferma che «invece di stracciare gli accordi dovrebbe affrontare l’arretrato record e fornire percorsi sicuri per coloro che necessitano di protezione», Alp Mehmet del gruppo Migration Watch Uk sostiene che «lei ha ragione e il Regno Unito dovrebbe ritirarsi dalla Convenzione Onu sui rifugiati se non verranno apportate riforme». Il nervosismo generale è determinato anche dalla storia personale della ministra, figlia di emigrati dal Kenya e dalle isole Mauritius. Ha diritto di parlare perché la sua famiglia ha vissuto quel dramma. E perché dire che «in 72 anni il mondo è cambiato» significa semplicemente guidare con gli occhi aperti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)