2023-09-15
Regia dei clan dietro la guerriglia sul Rdc
Dalle ultime indagini sempre più indizi sul coinvolgimento della camorra nel controllo dei sussidi a centinaia di affiliati. Nuovo blitz a Caivano, ma le cosche alzano la testa: «stesa» a pochi metri dalle giostre. Scorta rafforzata a don Patriciello.Di sequestri di somme del Reddito di cittadinanza a camorristi più o meno influenti, gregari o loro parenti nel corso degli anni ce ne sono state diverse e, in una sola operazione, la Guardia di finanza, con il coordinamento di quattro Procure (Napoli, Napoli Nord, Torre Annunziata e Nola), portò via a 120 condannati per camorra la bellezza di 1.180.000 euro. Molti erano ancora detenuti. Tra gli investigatori antimafia, nelle riunioni operative multiforze, il tema in passato è saltato fuori. A settembre del 2002, ha raccontato alla Verità un ufficiale dei carabinieri in servizio alla Dia, con un gruppo di colleghi gli investigatori si sono chiesti se ci fosse una regia, anche perché sembrava che i percettori appartenessero agli stessi gruppi criminali. Sempre gli stessi clan e mai di gruppi contrapposti. Quasi tutti dell’area vesuviana. I D’Alessandro a Castellammare di Stabia, i De Luca Bossa-Minichini a Ponticelli, il nuovo gruppo egemone a Torre Annunziata, i Batti di Terzigno, i Di Gioia-Papale di Ercolano. In quell’occasione si sarebbe parlato di alcune intecettazioni in particolare, che erano finite nelle bobine di una inchiesta curata dalla Squadra mobile di Napoli e nelle quali risultavano essere stati fatti riferimenti alle preoccupazioni per la volontà espressa in campagna elettorale da Giorgia Meloni di eliminare la misura voluta dai pentastellati. «Non ci resta che scendere in strada a fare le rapine, oppure aumentiamo le estorsioni». A Secondigliano, Barra e Montecalvario, il triangolo dei quartieri in mano ai clan la preoccupazione deve essersi fatta più forte quando il centrodestra è arrivato al governo. A quel punto, stando al racconto dell’investigatore, nel gruppo di lavoro c’è chi si è chiesto se era possibile che dietro ci fosse una regia o, comunque, una strategia. «Al momento non abbiamo evidenze di questo tipo», taglia corto con La Verità il procuratore facente funzioni di Napoli Rosa Volpe, che coordina anche il pool antimafia. «Di certo, usando stratagemmi vari, gruppi criminali sono riusciti ad arrotondare i mancati guadagni delle piazze di spaccio in crisi, percependo il Reddito», spiega Giuseppe Letizia, giornalista di nera a Cronache di Napoli, che oggi segnala «l’aumento dell’incidenza di scippi e rapine». Sarà una coincidenza, ma dopo quelle parole al telefono la microcriminalità ha fatto un balzo. E anche le proteste di piazza sono diventate più incisive, con i manifestanti che hanno tentato di forzare i cordoni della polizia e hanno mandato in tilt il traffico automobilistico. «Bisogna accertare se dietro le manifestazioni a Napoli per la sospensione del Reddito di cittadinanza c’è anche la regia della camorra», ha ammonito agli inizi di settembre il viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, che di quel territorio è un profondo conoscitore. Secondo Cirielli le «organizzazioni camorristiche grazie al Reddito di cittadinanza poterono risparmiare decine di milioni di euro al mese utilizzati per sostenere le famiglie dei detenuti». L’esponente del governo sente di «escludere un coinvolgimento diretto dei Cinque stelle» nei fatti di camorra, «ma non che la misura abbia portato un oggettivo vantaggio per i camorristi come molte volte è stato accertato e soprattutto a Napoli dove gli animi contro l’abolizione del sussidio sono più esacerbati». «Se fosse vero che c’è qualcuno che gestisce i soldi del reddito di cittadinanza, cioè la camorra», ha affermato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’altra sera a Porta a Porta, «su questa cosa bisogna andare fino in fondo». Come a Caivano, dove ieri per la seconda volta in pochi giorni oltre 400 agenti delle forze dell’ordine hanno assediato il Parco Verde, quartiere del degrado in mano agli spacciatori dei clan teatro di plurime violenze sessuali sulle due cuginette minorenni. Il nuovo blitz rafforza la strategia di pressione su criminali e spacciatori annunciata da Meloni nella visita del 31 agosto. Una strategia su cui farà il punto oggi in prefettura a Napoli il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e che intanto vede rafforzare la scorta a don Maurizio Patriciello, il parroco simbolo delle forze sane di Caivano. La decisione di potenziare la sorveglianza, avviata l’anno scorso, è stata presa per la forte esposizione del parroco nelle ultime settimane contro i raid della camorra e l’attività degli spacciatori. Qui i clan hanno anche cercato di mostrare i muscoli. Domenica, ricostruisce Dario Del Porto su Repubblica, «19 colpi di pistola e forse anche di mitra», sono stati «esplosi in strada in tarda serata da un commando di malavitosi armati e incappucciati». I clan hanno provato a rispondere in maniera eclatante, sparando in stile commando colombiano proprio dove giocano i bambini. «È il terzo episodio di questo tipo in pochi giorni. Dopo la chiusura di alcune storiche piazze di spaccio, la camorra vuole riprendersi gli spazi», ha affermato Bruno Mazza, che a Parco Verde guida l’associazione di volontariato «Un’infanzia da vivere». Questa volta, però, lo Stato è presente. E ieri è arrivata la prima risposta.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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