2023-01-19
        Senza la guida di Benedetto il fronte dei conservatori si perde in vecchie diatribe
    
 
Le diverse ricostruzioni dell’incidente editoriale che vide al centro Robert Sarah nel 2020 riaccendono lo scontro tra il cardinale e padre Georg. Confondendo anche i fedeli.Un pasticcio, anzi un «polverone», come ha scritto Elio Guerriero, curatore del libro postumo del defunto Papa emerito Che cos’è il cristianesimo, in libreria in questi giorni per Mondadori. Lo storico segretario di papa Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, nel suo libro di memorie scritto con la collaborazione di Saverio Gaeta, Nient’altro che la Verità (Piemme), invece, lo chiama «pasticciaccio di Sarah». In ogni caso, che si tratti di polvere o di pasticcio, alcune cose non tornano.Nell’introduzione alla bella raccolta delle ultime riflessioni di papa Ratzinger, «quasi un testamento spirituale», come recita il sottotitolo del libro di Mondadori, il curatore riporta che ci fu un episodio preciso che fece porre una condizione tassativa alla pubblicazione degli ultimi scritti di Benedetto XVI solo «dopo la sua morte». L’episodio è la tempesta mediatica provocata dalla pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, che in Francia uscì nel gennaio 2020, con una copertina che riportava come coautori proprio Joseph Ratzinger e il cardinale Robert Sarah, oggi prefetto emerito al Culto divino. Si trattava di un libro che appunto sollevò il più classico dei polveroni, perché il Papa emerito e Sarah offrivano un contributo chiaro a favore del celibato sacerdotale, mentre l’appena concluso Sinodo sull’Amazzonia, con la guida di papa Francesco, di fatto lo aveva messo in discussione. La discontinuità tra l’azione promossa dal Papa regnante e il pensiero di quello emerito, in questa occasione, sembrava evidente.Fu in seguito a quel polverone che Benedetto XVI scrisse a Elio Guerriero (così riferisce lo studioso nell’introduzione al nuovo volume) per comunicargli che «Da parte mia in vita non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino». Quel pasticcio fu certamente alimentato da chi voleva soffiare sul fuoco, ma, non si può non ricordarlo, anche da una gestione quantomeno superficiale dell’intera operazione. Il libro era in qualche modo diretto dal giornalista francese Nicolas Diat e dalla edizioni parigine Fayard e, per chi non ricorda, l’anteprima uscì su Le Figaro con un’intervista del cardinale Sarah concessa al vaticanista Jean Marie Guenois. La copertina dell’edizione francese, capofila in Europa, faceva chiaramente intendere che i due, Ratzinger e Sarah, fossero coautori del testo. Ne scaturì un putiferio: a leggere gli articoli sui quotidiani di quei giorni sembrava quasi che a Benedetto XVI il testo fosse stato scippato e la cosa provocò una netta reazione da parte dell’entourage del Papa emerito. «Benedetto XVI “non ha scritto un libro a quattro mani con Sarah”», esordiva il vaticanista Gian Guido Vecchi sul Corriere citando appunto l’entourage di Ratzinger. Tutti pensarono immediatamente a padre Georg, il quale, peraltro, nel suo libro di memorie appena uscito, torna sull’argomento parlando di «pasticciaccio di Sarah». A distanza di anni, Georg ancora rimprovera al porporato di aver pubblicato comunicati e tweet difensivi, in cui ribadiva come tutta l’operazione editoriale fosse concordata. «Ho controllato», scrive oggi Gänswein, «e posso ribadire che, in quell’incartamento (che Sarah asseriva di aver inviato al Papa emerito, nda), della copertina non v’è traccia», quindi il pasticciaccio sarebbe appunto opera dell’editore francese e in qualche modo del cardinale. Resta il dubbio, come emerge rileggendo le cronache dell’epoca, che il plico in francese fosse arrivato al Monastero Mater Ecclesiae, e nessun tipo di veto sia stato fatto all’editore Fayard. E questo sembra essere un pasticcio e su cui il cardinale Sarah ha ben poca responsabilità.Comunque sia andata, restano alcuni fatti. Il testo di Ratzinger che compariva nel volume di Sarah è stato ripubblicato nella nuova raccolta curata da Elio Guerriero per Mondadori. È vero, come correttamente viene indicato, che in questo caso si tratta di un testo «rivisto e ampliato», ma non si può non notare come siano state tagliate le parti in cui Benedetto XVI faceva riferimento al cardinal Sarah. Parti che ovviamente comparivano nella versione dello scritto uscita nel 2020. Nel testo dell’epoca, proprio nell’attacco, il Papa emerito ricordava che proprio «i colloqui con il cardinale Sarah» gli avevano dato «la forza» di concludere il lavoro. Insomma, l’impressione è che si stia ancora consumando una triste vicenda in cui il cardinale africano viene preso come capro espiatorio. Così si perde di vista il punto centrale: Sarah e Benedetto XVI erano concordi nel difendere il significato del celibato sacerdotale. Questa concordia emergeva già nella versione italiana di Dal profondo del nostro cuore. L’editore Cantagalli, a cui era stata affidata l’edizione, trovò una soluzione non banale al pasticcio creatosi in Francia. Fece uscire un libro «a firma di Robert Sarah con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI». La casa editrice diffuse un comunicato in cui si diceva appunto che il lavoro dei due era animato anche «dalla loro volontà di mettere a disposizione di tutti il frutto delle loro rispettive riflessioni». Quel comunicato - che padre Georg nel suo libro di memorie riporta ma solo in parte - era chiaramente frutto di una mediazione e di una condivisione, qualcosa quindi che mostrava ciò che tutti immaginavano, e cioè che, al di là di tutto, l’intenzione dei due autori era chiara. Ecco, questa intenzione non può essere svenduta. E coloro che vogliono sostenere l’eredità di Ratzinger per la Chiesa devono avere la forza di farla brillare. Dedicarsi ai pasticci è cosa da bassa cucina.
        Leonardo Apache La Russa (Ansa)
    
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
        Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)