2024-09-09
Ragusa Foto Festival: le immagini più belle
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Cronache dalla finzione ©Angelo Turetta
Con un cartellone ricco di 15 mostre, workshop, letture portfolio e un' interessante sezione dedicata all'Editoria indipendente italiana, sino al 30 settembre 2024 la meravigliosa città siciliana ospita la 12esima edizione del Ragusa Foto Festival. Da Ferdinando Scianna a Claire Power, esposti grandi nomi della fotografia italiana ed internazionale, con un invito per tutti: prendersi una pausa…«Ogni pausa è cielo in cui mi perdo». Scriveva così il grande Salvatore Quasimodo in Fresca Marina - una delle sue poesie più celebri- ed è da qui, da questi brevi e intensi versi, che prende il via il festival della fotografia di Ragusa, che quest’anno, proprio tramite i diversi linguaggi fotografici, vuole offrire spunti di riflessione e nuovi orizzonti in cui potersi perdere, con la mente e con il corpo. Una leggerezza che non significa superficialità, ma, al contrario, un viaggio introspettivo in cui è possibile «ritrovarsi», rallentare i ritmi , riprenderci i nostri tempi in un mondo oramai perennemente connesso e interconnesso, dove la velocità è diventata elemento fondamentale del contemporaneo e del quotidiano.I luoghi e le mostreCurato da Stefania Paxhia (ideatrice e fondatrice), con la direzione artistica affidata al noto fotografo Massimo Siragusa, anche quest’anno il Festival ha il suo clou nel cuore barocco della città, tra Palazzo Cosentini, Palazzo La Rocca, la Chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e all’interno del Giardino Ibleo, location prestigiose e di grande fascino, che vedono alternarsi autori affermati e giovani talenti «con il desiderio di offrire all’osservatore - come ha dichiarato Massimo Siragusa - diversi punti di vista sul tema conduttore della manifestazione».Tra le esposizioni più attese, sicuramente quella di Ferdinando Scianna (siciliano di Bagheria , classe 1943), Maestro indiscusso della fotografia del XX secolo e primo fotografo italiano a far parte della prestigiosa agenzia Magnum, presente a Ragusa con la mostra Dormire, forse sognare, straordinaria selezione di immagini che raccontano l’uomo colto nel suo momento più intimo e indifeso. Di grande interesse anche il progetto «a quattro mani», dedicato alla tombola napoletana, che porta la firma di Antonio Biasiucci e Mimmo Paladino, un lavoro originale, quasi un gioco fra gli straordinari scatti di Biasucci e lo stile inconfondibile di Paladino, fra i maggiori esponenti della Transavanguardia artistica moderna. E poi le immagini inedite di Luca Campigotto, che ci spingono a riflettere sull’equilibrio precario che si instaura nella relazione tra l’uomo e la natura e la sequenza distopica delle foto di Marco Zanta, specchio di un mondo proiettato verso un futuro inquietante, ma apparentemente in perfetto equilibrio. Ad esporre a Ragusa anche Angelo Raffaele Turetta , uno dei più amati e apprezzati fotografi di scena italiani, a cui va il merito di aver osservato (e immortalato) con sguardo magico e surreale la storia degli ultimi trent’anni del cinema italiano, con una predilezione particolare per i momenti di pausa dietro le quinte. A spiccare per originalità, i «dittici uomo/ albero» di Loredana Nemes (artista nata in Romania ma berlinese d'adozione ), che con il suo progetto «Sicilia» (titolo perfettamente in linea co il festival…) celebra l’importanza che le piante rivestono per la nostra vita e il legame che ogni persona ritratta (famiglie, coppie, uomini e donne, giovani e anziani) ha instaurato con il proprio albero feticcio. E a parlare di Trinacria anche il lungo e meticoloso lavoro di Umberto Coa, che ha documentato la realtà sociale e culturale dell’Isola attraverso la mappatura dei piccoli e piccolissimi campi di calcio, visti e vissuti come momento identitario del Paese. Un festival importante, di grande spessore culturale e di altrettanto grande importanza aggregativa, dove, come ha giustamente sottolineato Stefania Paxhia, «anche la Sicilia è protagonista delle opere in mostra, continuando a manifestare la vitalità e l'innovazione della produzione fotografica contemporanea libera e aperta al dialogo, oltre i confini artistici e geografici».