2025-06-10
Quorum lontano anni luce e sberla degli elettori sulla cittadinanza regalata
Affluenza al 30,6%. Plebiscito inutile sul lavoro, mentre sul dimezzamento dei tempi per diventare italiani il Pd incassa l’ennesima legnata: quasi il 35% ha detto no.Flop confermato per i promotori di questa consultazione referendaria. L’affluenza complessiva finale si è attestata al 30,6% (senza considerare i voti dall’estero, che non sono stati ancora resi noti) lontanissima dal quorum e lontana anche dalle aspettative della sinistra. Obiettivo non raggiunto per nessuno dei cinque quesiti sottoposti agli elettori, un obiettivo a cui nessuno, nemmeno chi ha proposto il referendum, ha mai creduto davvero. In realtà, e non è la prima volta che succede, questo referendum è servito alla sinistra per contarsi e per tentare di minare la solidità del governo Meloni. Tentativo miseramente fallito, come ha commentato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari: «Le opposizioni hanno voluto trasformare i cinque referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita». Tutto vero, perché il voto doveva essere un avviso di sfratto per l’esecutivo Meloni, ma alla fine si è trasformato in un boomerang, si è rivelata una brutale figuraccia per il Partito democratico, doppia se si considerano i numerosi no sul quesito della cittadinanza. «Solo» il 65,33% dei voti è risultato positivo: quasi quattro persone su dieci hanno votato no per modificare la legge attuale opponendosi alla possibilità di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legali in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza. In alcune zone d’Italia per assurdo il «no» supera il «sì». In più di 300 comuni italiani su quasi 3.500 che hanno comunicato i dati. Sugli altri quesiti gli elettori si sono espressi così. Stop alle tutele crescenti: 89,03% sì, 10,97% no; licenziamenti piccole imprese: 87,63% sì e 12,37% no; limiti ai contratti brevi: 89,06% sì, 10,94% no; sicurezza nei subappalti: 87,34% sì e 12,66% no. Un dato politico significativo, uno schiaffo doppio per Elly Schlein e i suoi. Le politiche migratorie del Pd non piacciono neanche all’elettorato di centro sinistra. La linea della segretaria non è condivisa dall’ala riformista come già dimostrato in più occasioni, ma la notizia è che neanche la base condivide le scelte e l’indirizzo politico di questa sinistra. Un dato su cui il Nazareno dovrebbe riflettere. D’altronde sulle politiche migratorie il Pd si è già mostrato completamente isolato in Europa. Basta guardare ai colleghi socialisti europei che negli ultimi mesi hanno decisamente invertito la rotta e adottato scelte restrittive. È il caso della Spagna di Pedro Sànchez, ma anche della Gran Bretagna di Keir Starmer. Penoso quindi il tentativo del leader dei senatori dem Francesco Boccia di tradurre questo risultato in una vittoria. Boccia ha dichiarato che superare i 12 milioni e 300.000 voti presi dal partito di Giorgia Meloni alle ultime politiche sarebbe stato un successo. Ma ci sono almeno tre motivi per cui il dato sull’affluenza non può tradursi in un voto contro l’esecutivo. Anzitutto vanno considerati i no, molto più numerosi del previsto, soprattutto come già detto sul quesito che riguarda la legge sull’ottenimento della cittadinanza italiana, che proprio il premier ha definito una legge «che funziona così com’è». Sugli altri quesiti era lo stesso Pd ad andare in ordine sparso. Tanto che a sbugiardare la teoria di Boccia ci ha pensato la collega di partito Pina Picierno commentando severa: «Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri»Tutto il blocco dei riformisti si era mostrato scettico e si era espresso per il si solo per la sicurezza sul lavoro e la cittadinanza. Andando quindi contro la linea imposta dal segretario del partito Elly Schlein. Eppure ora si tenta di convincere i cittadini che l’affluenza rappresenta un elettorato compatto che rappresenterebbe l’alternativa all’attuale governo.In altre situazioni poi, risultati simili a quello di questo referendum furono considerati dei clamorosi fallimenti. Basti pensare al 2003 quando si votò per l’articolo 18, promosso da Rifondazione comunista, la partecipazione fu riconosciuta come bassissima: 24,5% e i votanti furono 12 milioni e 700.000. Risultato affine a quello ottenuto due anni dopo, nel 2005, quando vennero indetti i referendum sulla procreazione assistita.E poi la percentuale, ammesso che rappresenti davvero lo specchio del campo largo, evidentemente non basterebbe in ogni caso per battere il centrodestra che, secondo i sondaggi, se si andasse al voto subito, batterebbe sicuramente, quasi doppiando, la percentuale di voti ottenuta oggi. Secondo gli ultimi sondaggi di Youtrend (per fare un esempio), si può calcolare che la coalizione di centrodestra unita sfiorerebbe il 50%. Fratelli d’Italia tiene al 30%, seguita da Forza Italia data al 9% con la Lega appena dietro all’8,6%. Totale: 47,6%.
Chicco Testa (Imagoeconomica)