2021-06-10
Quello che Fauci dovrebbe spiegare
True
La figura dell'immunologo statunitense è finita di recente sotto i riflettori. E le polemiche non mancano. Alla base di questa situazione, sta specialmente il fatto che la tesi dell'origine in laboratorio del Covid-19 abbia riguadagnato quota. Soprattutto dopo che, appena poche settimane fa, il presidente americano, Joe Biden, ha ordinato all'intelligence statunitense di indagare maggiormente su questa ipotesi. Anthony Fauci, come è noto, contribuì significativamente a minimizzare tale teoria nel corso del 2020: salvo aver cambiato opinione il mese scorso. Certo: per essere precisi, l'immunologo sostiene che, da parte sua, non si sarebbero registrati mutamenti di parere. In realtà le cose non stanno esattamente così.Oggi lo scienziato, pur continuando a sostenere più probabile la tesi dell'origine naturale, dice di non poter escludere l'ipotesi del laboratorio: una posizione quindi che lascia spazio a dei dubbi. L'anno scorso invece in (almeno) due occasioni si espresse in modo nettamente favorevole alla teoria dell'origine naturale, come testimoniato da un suo intervento pubblico il 17 aprile 2020 e da un'intervista rilasciata pochi giorni dopo al Nationl Geographic. Un cambio, anche piuttosto netto, si è quindi registrato. E' vero: uno potrebbe anche sostenere che gli scienziati siano legittimati a mutare parere in considerazione di evidenze nuove. Eppure non sembra questo il caso, proprio perché è lo stesso Fauci, in un recente intervento, ad aver dichiarato di non aver cambiato idea. Tale stranezza va inoltre collegata ad una serie di circostanze poco chiare. In primo luogo, l'immunologo, lo scorso 25 maggio, ha tenuto un'audizione al Senato americano. Nell'occasione, Fauci ha ammesso che i National Institutes of Health (agenzia sottoposta al Dipartimento della Salute americano e di cui lo stesso Fauci fa parte in un ruolo di rilievo) hanno finanziato il controverso Istituto di Virologia di Wuhan nel corso di cinque anni, per un totale di 600.000 dollari. Da rilevare che l'immunologo ha voluto precisare che tali fondi non siano andati ad attività di ricerca che possano considerarsi pericolose. Ciononostante i problemi sono almeno due. Non solo Fox News ha rivelato che, in realtà, la cifra inviata è stata più alta (superiore agli 800.000 dollari). Ma, interrogato appositamente dal senatore repubblicano John Kennedy, Fauci ha dovuto ammettere di non avere la certezza che il denaro statunitense sia stato effettivamente impiegato per attività di ricerca non pericolosa. In secondo luogo, bisogna sottolineare che i National Institutes of Health abbiano inviato quei fondi al laboratorio di Wuhan attraverso una non profit, basata a New York, chiamata EcoHealth Alliance: un'organizzazione che, da alcuni anni, lavora in partnership con l' Istituto di Virologia di Wuhan per attività di ricerca sui pipistrelli. Dov'è il problema? E' presto detto. Il presidente di EcoHealth, lo zoologo britannico Peter Daszak, inviò una email a Fauci il 18 aprile 2020: in quella missiva, lo zoologo ringraziava l'immunologo per aver difeso, il giorno prima, la tesi dell'origine naturale del virus. Una email a cui Fauci replicò, ringraziando a sua volta per la «gentile nota». Ricapitolando: il presidente di una non profit che lavora da anni in partnership con l'Istituto di Virologia di Wuhan (da sempre sospettato di risultare il luogo di origine del virus, vuoi per creazione vuoi per fuoriuscita), ringrazia l'immunologo più famoso e potente d'America per aver sostenuto in pubblico una teoria che scagiona quello stesso Istituto. Non solo: perché Daszak ha svolto, per così dire, attività di lobbying all'interno della comunità scientifica, per screditare sin dall'inizio l'ipotesi del laboratorio. E' stato cofirmatario (e organizzatore) di un comunicato di alcuni scienziati, pubblicato a metà febbraio 2020 su Lancet, che bollava tale tesi come «teoria del complotto». Una prospettiva che il diretto interessato avrebbe ribadito attraverso un editoriale, apparso sul Guardian nel giugno 2020. Attenzione: perché proprio questi documenti (a partire dal comunicato di Lancet) furono principalmente utilizzati sia da Facebook che da alcuni grandi giornali per le loro attività di fact checking sul tema dell'origine del Covid-19. Il risultato fu che, sebbene la comunità scientifica non sia mai stata graniticamente concorde nell'escludere la teoria del laboratorio, è passata una narrazione a senso unico, principalmente grazie a un soggetto legato all'Istituto di Wuhan. Una narrazione che, da una parte, proteggeva Pechino dalle accuse di essere responsabile della pandemia e che, dall'altra, era funzionale a screditare Donald Trump. Quel Donald Trump che si trovava all'epoca in una dura battaglia elettorale per le riconferma presidenziale. Inoltre, al di là di questi legami, come poteva Daszak ritenere con tanta granitica certezza già a febbraio 2020 che l'ipotesi del laboratorio fosse sicuramente una «teoria del complotto»? Perché è questa locuzione che ha usato: non si è limitato a parlare di una scarsa probabilità, ma ha tirato direttamente in ballo la categoria del complottismo. In tutto questo, dulcis in fundo, Daszak è stato inserito nel team investigativo dell'Oms sulle origini del Covid-19: team che, guarda caso, ha prodotto un rapporto in cui si definisce la tesi del laboratorio «estremamente improbabile». Eppure adesso l'amministrazione Biden ha reso noto di non fidarsi di quel rapporto, in quanto sospetta che sia stato redatto sotto l'influenza politica di Pechino. Insomma, i legami di Fauci con lo zoologo britannico lasciano qualche dubbio, anche perché l'immunologo era ovviamente a conoscenza delle connessioni di Daszak con l'Istituto di Wuhan. Eppure, già nei primi mesi della pandemia (tra aprile e maggio 2020), Fauci minimizzava pubblicamente l'ipotesi del laboratorio. E' anche per questo che, specialmente negli ultimi giorni, è finito nel mirino dei repubblicani: il capogruppo dell'elefantino alla Camera, Kevin McCarthy, ne ha infatti chiesto le dimissioni o il licenziamento, mentre – su una linea simile – si sono collocati, tra gli altri, i senatori Josh Hawley e Marco Rubio. L'immunologo è stato inoltre pesantemente criticato dallo stesso Trump, durante un discorso tenuto sabato in North Carolina. Una situazione abbastanza burrascosa. Tanto che, a pensar male, si potrebbe quasi ritenere che l'eclatante richiesta, avanzata da Fauci, di visionare le cartelle cliniche cinesi, sia uno stratagemma per cercare di arginare le accuse di una sua presunta (per quanto indiretta) vicinanza alla Cina. Non sappiamo come andrà a finire questa vicenda. Così come non conosciamo ancora con certezza le origini del Covid-19. Ciò detto, Fauci molto probabilmente qualcosa da spiegare ce l'ha.
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