2020-04-30
«Quella società non ha abilitazioni». La polizza di Zingaretti è farlocca
Nicola Zingaretti (Simona Granati - Corbis/ Getty Images)
In una lettera inviata ieri, l'Ivass certifica che la Seguros non poteva fare assicurazioni. La garanzia in mano alla Regione Lazio, con cui vorrebbe recuperare i 14 milioni, è carta straccia. E la Banca d'Italia conferma.Anche ieri la Guardia di finanza ha visitato gli uffici della Protezione civile del Lazio alla ricerca di carte sul cosiddetto mascherina gate. Le Fiamme gialle hanno acquisito materiale nelle stanze del capo dell'agenzia, Carmelo Tulumello, e del suo vice, Andrea Antonelli. Dalle loro scrivanie sono passati gli ordini e le offerte per decine di milioni di mascherine. La Procura di Roma e la Corte dei conti stanno esaminando sia i contratti stipulati con la Eco Tech, affidataria per la fornitura mai arrivata di 7,5 milioni di mascherine Fp3 e Fp2 marchiate 3M, sia la proposta della Exor Sa che attraverso un intermediario aveva offerto le stesse mascherine a 2,53 euro, Iva esclusa, con una richiesta del 20 per cento di acconto, anche se il prezzo non comprendeva costi assicurativi, spese di consegna e dazi doganali. Invece la Protezione civile nazionale, con contratto del 29 febbraio, aveva acquistato 110.000 mascherine Ffp2 direttamente dalla 3M al prezzo di 1,30 euro l'una più Iva.Oggi scadono i termini per la restituzione di circa 14,5 milioni di euro, tra anticipi, penali e risarcimenti, da parte della Eco Tech alla Regione Lazio. Ma quei soldi nella giornata odierna non arriveranno sul conto Unicredit dell'ente pubblico: infatti la Eco Tech non li ha più o per lo meno, come vedremo, non ne ha più una gran parte. E allora? La Regione dovrebbe escutere la garanzia fideiussoria emessa dalla Seguros Dhi-Atlas limited, paravento inglese di una misteriosa società dominicana riconducibile ad Andrea Battaglia Monterisi, cinquantacinquenne pugliese imputato in un processo di camorra. Ma anche qui la strada si presenta assai impervia. Per comprenderlo a Nicola Zingaretti e ai suoi compagni sarebbe bastato leggere La Verità. Invece il 23 aprile scorso Tulumello, che tre giorni prima aveva controfirmato le garanzie fideiussorie, aveva deciso, fuori tempo massimo, di «richiedere, rispettivamente, all'Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ndr) e alla Fca (l'autorità di vigilanza finanziaria britannica, ndr) chiarimenti circa la correttezza e idoneità della garanzia fideiussoria». Che cosa ha replicato l'Ivass? A quanto ci risulta ieri ha inviato una lettera con la stessa risposta già recapitata a questo giornale esattamente una settimana fa. Eccone il contenuto: «La Seguros DHI-Atlas Ltd è una società con sede nel Regno Unito che non risulta abilitata all'esercizio dell'attività assicurativa in Italia né in regime di stabilimento né in regime di libera prestazione di servizi. Da una ricerca sul Financial service register tenuto dall'autorità Uk Financial conduct authority (Fca) risulta che questa società è iscritta nel Registro britannico, ma non come compagnia assicurativa. Probabilmente è una compagnia finanziaria di altro genere. Non risulta nemmeno nel Registro Uk un'abilitazione della compagnia a esercitare attività assicurativa in Italia». Dunque le due fideiussioni da 10 e 4 milioni di euro che avrebbero dovuto garantire l'anticipo da 13,5 senza Iva che la Regione Lazio aveva consegnato alla Eco Tech sarebbero praticamente carta straccia. Anche perché la Seguros Dhi-Atlas non poteva neppure agire in veste di finanziaria. La Banca d'Italia, infatti, ci ha comunicato che la società «non risulta iscritta nell'albo degli intermediari finanziari ex articolo 106 del Testo unico bancario, né risulta aver effettuato alcuna comunicazione di avvio di operatività in Italia».Adesso bisognerà vedere se la Eco Tech riuscirà a farsi restituire il premio pagato, del valore di 168.000 euro. Ma anche gli acconti versati ai fornitori.I coniugi Sergio Mondin e Anna Perna, indagati presso la Procura di Roma per inadempimento di contratti di pubbliche forniture, il 18 marzo hanno inviato sul conto Barclays della Giosar limited un primo bonifico da 2.500.000 euro e il 23 marzo un altro da 2.240.000; il 20 marzo, invece, sono stati pagati 2.531.000 sul conto Bps della Exor Sa e l'1 aprile altri 2.000.000.La Eco Tech, l'1 e il 7 aprile, avrebbe pagato anche due voli aerei per portare in Italia le mascherine, ma i cargo sarebbero atterrati nel nostro Paese vuoti: «Uno è costato ai Mondin 442.000 e l'altro 395.000. Credo che fossero entrambi voli provenienti da Shanghai», ci spiega l'avvocato Cesare Gai, difensore dei vertici della Eco Tech. «Ma questo dimostra che in quel periodo c'erano davvero grossi problemi perché nessuno spende 800.000 euro per nulla». A questi due voli fantasma bisogna aggiungerne un altro, un Antonov partito da Mosca, anch'esso senza merce. Un trasporto gestito direttamente dalla Giosar.Ieri, sia quest'ultima società che la Exor hanno risposto alle diffide della Eco Tech. La Giosar, attraverso l'avvocato Massimiliano Usiello, ha comunicato di «stare predisponendo la restituzione delle somme anticipate dalla Eco tech per l'acquisto di 5,5 milioni di mascherine Ffp3» e si è riservata di vendere «la merce in arrivo precedentemente opzionata dalla Eco Tech». La Exor, invece, ha preannunciato la consegna, il 4 maggio, del primo carico da 4 milioni di dispositivi di protezione (che sarebbero già stati pagati al fornitore, accusato del ritardo) e si è lamentata per il fatto che Mondin avrebbe taciuto che il committente principale della fornitura richiesta (in tutto la Eco Tech ha ordinato 10 milioni di mascherine, utilizzando gli anticipi della Regione) fosse un ente pubblico a cui la stessa Exor aveva inoltrato a sua volta una proposta.Ma se la Eco Tech, grazie a queste comunicazioni, spera di convincere la Procura di Roma e la Regione della propria buona fede, le opposizioni iniziano a perdere la pazienza. Per il gruppo di Fratelli d'Italia alla Regione Lazio, guidato dalla consigliera Chiara Colosimo,«il presidente Zingaretti, che va ricordato, detiene le deleghe alla Protezione civile […], non può più scappare», e deve rispondere alle interrogazioni presentate in aula. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, sempre in quota Fdi, è, invece, pronto a passare alle carte bollate: «Sulla vicenda delle mascherine fantasma della Regione Lazio, visto il silenzio del ministro Luciana Lamorgese, e nonostante la presentazione in Parlamento di due nostre interrogazioni, siamo costretti a presentare un esposto alla Procura della Repubblica […] e questa responsabilità se la porta dietro il governatore Zingaretti».