2022-10-13
Putin mette sulla graticola l’Europa: «Niente gas a chi piazza il price cap»
Il presidente russo ha parlato per la prima volta dall’inizio della guerra sui temi energetici. Ricattando l’Ue. Oggi vertice tra Erdogan e il leader del Cremlino. Mosca apre ai negoziati: «Kiev non ci parla? Mai dire mai».Secondo il «Washington Post» la Casa Bianca, in difficoltà, vuole lo stop alle critiche sulle forniture militari. Intanto l’Ucraina esulta: «Gli alleati chiuderanno i nostri cieli».Lo speciale contiene due articoliVladimir Putin parla apertamente, per la prima volta, di come intende muoversi in materia di fornitura energetica nei confronti della Ue e le sue parole non lasciano spazio a fraintendimenti. La sessione plenaria della conferenza Settimana dell’energia a Mosca, ha fornito un quadro chiaro di quello che ci aspetta come Europa e di quello che si aspetta il capo del Cremlino, «agitando» l’arma del gas mentre il freddo bussa alle porte dei cittadini dell’Unione europea.Putin ha affrontato il tema dell’approvvigionamento di gas russo, quello delle sanzioni, del Nord Stream 2 e delle altre infrastrutture che consentono all’«oro del Cremlino» di raggiungere tutto il mondo. La decisione sul destino d’Europa in materia energetica è stata «lasciata», in occasione della conferenza, ai Paesi europei ai quali il presidente russo «passa la palla». Il capo del Cremlino si è rivolto agli europei come a clienti ai quali il suo «negozio energetico» non vuole far mancare nulla, a patto che questi non «dimentichino» la posizione di Mosca sulle sanzioni e sul price cap.«La Russia è pronta a fornire ulteriori volumi di gas all’Europa in autunno-inverno, la palla è nel campo dell’Ue», ha avvisato Putin, facendo ben intendere che non ha intenzione di sentirsi responsabile per quanto potrà accadere in futuro. Il senso complessivo del discorso è che ognuno deciderà per il proprio Paese: lui farà solo gli interessi dell’economia russa e gli altri sono invitati a fare altrettanto. Il messaggio, non troppo subliminale, è che se l’Europa toglie le sanzioni, la Russia è pronta a riaprire i rubinetti anche immediatamente.«Possiamo trasferire il volume di transito perso lungo i gasdotti Nord Stream, sul fondo del Mar Baltico, alla regione del Mar Nero. Rendere, quindi, principali le rotte di approvvigionamento del nostro carburante, del nostro gas naturale verso l’Europa attraverso la Turchia, creando il più grande hub del gas per l’Europa in Turchia. Certamente, se i nostri partner sono interessati a questo», ha dettagliato Putin.Ovviamente il presidente russo ha colto l’occasione per «togliersi dalla scarpa» il sassolino dolente rappresentato dal Nord Stream. Prima di tutto, ha chiarito che «Mosca è pronta a fornire gas attraverso la linea del Nord Stream 2». Poi è passato a fare una sorta di bilancio di quello che il gasdotto può offrire al cliente finale e a tracciare il suo «identikit» di chi ha un reale interesse a non far funzionare la controversa «autostrada del gas». Vladimir Putin mostra, infatti, di avere una posizione molto chiara sul sabotaggio del Nord Stream 1 dei giorni passati. «I beneficiari della rottura del Nord Stream sono evidenti: gli Usa e i Paesi con rotte di approvvigionamento alternative», ha detto. Ed è poi passato a parlare senza mezzi termini di terrorismo. «Lo scopo dell’atto terroristico contro i gasdotti Nord Stream era quello di minare la sicurezza energetica dell’intero continente. Dietro il sabotaggio c’è qualcuno che vuole tagliare completamente i legami tra la Russia e l’Ue e così indebolire l’Europa», è la sua deduzione. Putin, nel riferirsi al sabotaggio, lo giudica come un «precedente pericolosissimo».La conferenza di Mosca è stata insomma piena di «spiragli» aperti dalla Federazione ai Paesi europei, un invito (non proprio improntato alla libertà ma al velato ricatto delle temperature che scendono sempre di più) a non recidere il cordone che li lega a Mosca. Il messaggio sotteso è che, se l’Ue non segue ciecamente i passi voluti dall’America e dalla Nato, la Russia intende continuare a considerarla un partner col quale fare affari. Anzi, è stato rimarcato che la Russia ha convenienza a portare avanti la fornitura di gas. Il leader russo ha parlato infatti di «sicurezza da garantire alle infrastrutture» e di «gasdotti alternativi», lasciando intendere che, se l’Europa non gli garantirà almeno la salvaguardia dell’integrità dei mezzi per il trasporto di energia, per la sua Nazione ci sono comunque altre valide «vie d’uscita». «È possibile riparare i danni causati dalle esplosioni lungo le linee del gasdotto Nord Stream», ha detto Putin, «ma avrà senso solo se continueranno a funzionare e la loro sicurezza verrà garantita».La Federazione russa, è comunque il senso del discorso, agirà per perseguire i propri interessi e non accetterà decisioni che li ledano. Così Putin ha commentato infatti i piani europei per arrivare a un price cap sulle forniture energetiche: «Dirò una cosa: la Russia non agirà contro il buon senso, pagando di tasca propria per il benessere degli altri. Non forniremo energia a quegli Stati che impongono un tetto ai prezzi dell’energia. Verso coloro che preferiscono i trucchi sporchi e i ricatti spudorati, e sono decenni che viviamo in un paradigma di questo tipo in ambito politico, non agiremo a nostro discapito». Quanto alle alternative per la Federazione, l’elenco è preciso: «Mosca piazzerà il suo gas sui mercati mondiali, per questo ci sono il Power of Siberia, il Turkish Stream e il Blue Stream». Il capo del Cremlino ha annunciato, peraltro, che a breve comincerà la costruzione del nuovo gasdotto Power of Siberia 2, diretto verso la Cina.A indirizzare gli indecisi verso la strada indicata dalla Russia ha pensato, del resto, l’amministratore delegato di Gazprom, Aleksej Borisovič Miller: «Non ci sono garanzie che l’Europa sopravviva a questo inverno con le attuali riserve negli impianti di stoccaggio sotterranei di gas. Le forniture di gas via Nord Stream 2 possono iniziare immediatamente se riceverà le autorizzazioni».Ieri si è aperto anche un altro spiraglio, del quale si avrà eventualmente riscontro nell’incontro odierno in Kazakistan tra Putin e il suo omologo turco Erdogan. Il Cremlino si aspetta di ricevere una proposta di mediazione della Turchia con Kiev. «Zelensky non parla con Putin? Mai dire mai», ha commentato il consigliere diplomatico russo Yuri Ushakov in merito alle attese dopo l’incontro di oggi. «Probabilmente Erdogan proporrà qualcosa ufficialmente, non rifiutiamo mai negoziati o altri contatti internazionali utili. Non allontaniamo mai una mano tesa», ha continuato, dicendosi pronto a tenere «la porta della diplomazia aperta».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/putin-mette-sulla-graticola-leuropa-niente-gas-a-chi-piazza-il-price-cap-2658442808.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="biden-a-zelensky-basta-lamentele" data-post-id="2658442808" data-published-at="1665612600" data-use-pagination="False"> Biden a Zelensky: «Basta lamentele» Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a chiedere armi e sanzioni per fermare la Russia mettendo in imbarazzo addirittura gli Stati Uniti. O meglio, la sua insistenza e la sua ingratitudine starebbero creando qualche problema al presidente americano Joe Biden in vista delle elezioni di mid term del prossimo 8 novembre dopo le quali deciderà addirittura se correre per Usa 2024 convinto di «poter battere ancora Donald Trump». L’enorme assistenza inviata all’Ucraina, a otto mesi dall’inizio dell’invasione di Vladimir Putin, sta facendo crescere la spaccatura nell’establishment americano. Come scrive il Washington Post, citando un ex funzionario della Casa Bianca, il presidente dem Biden ha detto al leader ucraino Zelensky che il Congresso degli Stati Uniti potrebbe rifiutarsi di stanziare denaro per Kiev se lui dovesse continuare a lamentarsi pubblicamente dell’insufficiente assistenza militare da parte di Washington. La fonte del quotidiano Usa ha dichiarato: «Biden ha detto al presidente ucraino, in una conversazione personale, che sarebbe stato difficile per lui chiedere soldi al Congresso se Zelensky fosse sembrato ingrato e avesse continuato a dire che questo non era abbastanza». Già ad inizio settimana Biden si era impegnato a continuare a fornire a Kiev «il supporto necessario per difendersi, compresi i sistemi avanzati di difesa aerea», mentre a inizio ottobre aveva annunciato la fornitura di una nuova tranche di 625 milioni di dollari all’Ucraina. Il nuovo pacchetto di assistenza militare include quattro Himars Mlrs, 32 obici e 200 veicoli corazzati, oltre a decine di migliaia di proiettili e mine. L’attacco missilistico sferrato dalla Russia come rappresaglia dopo l’attacco al ponte in Crimea aveva fatto ribadire al leader Usa l’impegno a stare dalla parte di Kiev fornendo «il supporto necessario alle forze ucraine per difendere il proprio paese e la libertà». Un impegno che Zelensky ha «usato» per continuare a chiedere il balzo in avanti nelle forniture di armi, in particolare i sistemi missilistici di difesa Nasams e quelli a lunga gittata Atacms (Army Tactical Missile System), con un raggio di azione intorno ai 300 chilometri, quattro volte la gittata degli Himars, già forniti dagli Stati Uniti alle forze ucraine. Richieste che la Casa Bianca aveva sempre negato per timore di una escalation che avrebbe fatto precipitare il conflitto e costretto Usa e Nato ad un intervento diretto. Il retroscena del Washington Post svela che nell’ultimo colloquio telefonico, mentre Zelensky ha continuato a pressare Biden ripetendo che «la difesa aerea è attualmente la priorità numero uno nella cooperazione militare in materia di difesa», il suo omologo statunitense ha chiarito che la sua insistenza rischia di essere controproducente fino a trovare l’opposizione del Congresso. L’ostinazione di Biden contro la Russia a favore dell’Ucraina non gode, però, del consenso degli americani: secondo un sondaggio della Quinnipiac University, già lo scorso aprile solo il 39% dei cittadini approvava questa guerra mentre la maggioranza accusa Biden di non fare abbastanza contro il caro-prezzi. Intanto una nuova svolta nel conflitto è stata annunciata da Andriy Yermak, il capo dello staff di Zelensky, che su Twitter ha scritto: «Un’altra Ramstein. È un evento storico, perché si decide di chiudere il cielo dell’Ucraina. Rafforzare lo spazio aereo e i sistemi di difesa missilistica è ciò di cui abbiamo bisogno. Siamo in costante dialogo con i nostri alleati. Ho discusso la questione dei moderni sistemi antiaerei e antimissile per l’Ucraina con Jake Sullivan».
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