2025-02-17
Putin invita Trump: «Sempre benvenuto». Gli Usa vogliono la pace entro Pasqua
Dirigenti americani Arabia per colloqui coi russi. Raid di Mosca a Mykolaiv: in 100.000 al freddo. Kiev riprende città nel Donetsk.«Le dichiarazioni di Donald Trump provano il suo impegno per la pace e il presidente americano è il benvenuto in Russia in qualsiasi momento voglia farvi visita». Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha commentato i recenti colloqui tra il tycoon e Vladimir Putin. I due, ha aggiunto, «mandano un messaggio forte: da ora in poi cercheremo di risolvere i problemi attraverso il dialogo. E da ora in poi parleremo di pace, non di guerra». Al contrario della precedente amministrazione, ha sottolineato, che mai voluto interloquire con lo Zar. Peskov ha anche detto che qualsiasi altro leader straniero sarebbe benvenuto qualora decidesse di partecipare alle celebrazioni a Mosca per l’ottantesimo anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, in programma il 9 maggio. Ieri sera, intanto, l’inviato della Casa Bianca per il Medioriente, Steve Witkoff, si è recato in Arabia Saudita insieme con il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, per i già annunciati colloqui coi funzionari russi sul conflitto in Ucraina. Secondo fonti consultate da Bloomberg, l’obiettivo degli Usa è un cessate il fuoco entro il 20 aprile, il giorno di Pasqua. E in terra saudita, oggi, dovrebbe giungere anche il capo di Stato americano, Marco Rubio, in occasione del suo tour mediorientale cominciato ieri in Israele. Il quale, parlando alla Cbs, ha affermato che nei prossimi giorni si capirà se Putin è serio riguardo alla pace in Ucraina. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha annunciato che gli Stati Uniti hanno condiviso con lui e «la cerchia di alleati europei» le loro tattiche negoziali in vista dei colloqui coi russi. «Non le rivelerò qui», ha detto: «Danno qualche speranza. Non sono ortodosse, ma auguriamo loro buona fortuna». L’ortodossia, d’altra parte, è già defunta da un pezzo, almeno da quando quella che nel gergo viene definita reductio ad Hitlerum, ossia l’identificazione del nemico di turno col nuovo Adolf Hitler, ha interrotto ogni possibile soluzione diplomatica (col male assoluto, d’altronde, non si tratta). Di questo modo di esprimersi, anche al di là di ogni oggettiva esperienza storica e di ogni effettiva capacità bellica, uno dei principali protagonisti è proprio il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui il disimpegno degli Stati Uniti in Europa condurrebbe a nuove invasioni della Russia già a partire da questa estate. «Sapendo che non è riuscito a occuparci non sappiamo dove andrà», ha spiegato durante un’intervista rilasciata alla Nbc, «ma c’è il rischio che possa trattarsi della Polonia e della Lituania, perché crediamo che Putin muoverà guerra alla Nato. Cominciando «da quei piccoli Paesi che sono stati nell’Unione Sovietica». «Non so se i russi vorranno il 30% dell’Europa o il 50%», ha aggiunto: «Nessuno lo sa. Ma avranno questa possibilità». Secondo Zelensky, il presidente russo «non vuole la pace», «è un assassino e non cambierà mai: «Questo è un dialogo con un terrorista. Questo è il dialogo con un assassino. Non ho abbastanza potere per cacciarlo fuori, ecco perché devo parlarne. I nostri alleati possono darmi un tale potere». Poi ha ribadito quanto già affermato nei giorni scorsi: «Non accetterò mai decisioni tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina, mai».Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Lettonia, il cui presidente, Edgars Rinkevics, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha affermato di avere «fiducia» in Trump ma non in Putin, «non necessariamente interessato alla pace». Il presidente lettone ha poi sostenuto la necessità di coinvolgere Kiev e Bruxelles nelle trattative di pace. Anche il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, durante il suo intervento alla Conferenza, ha sottolineato l’importanza di rendere partecipe l’Europa e, a margine dell’evento, ha incontrato il suo omologo ucraino, Andriy Sybiha, e il capo dello staff della presidenza ucraina, Andriy Yermak. Secondo quanto riportato su X dallo stesso Sybiha, durante il colloquio le due parti avrebbero «ribadito il reciproco rispetto per l’integrità territoriale».In piena filosofia «un colpo al cerchio e uno alla botte», Zelensky ha anche pubblicato un post su X in cui afferma di star lavorando con il team di Trump e di poter «già vedere che il successo è raggiungibile». «In questo momento», scrive, «il mondo guarda all’America come alla potenza che ha la capacità non solo di fermare la guerra, ma anche di aiutare a garantire l’affidabilità della pace in seguito». «I nostri team», ha aggiunto, «stanno lavorando a fondo e nei dettagli su un accordo speciale tra i nostri Paesi, che certamente rafforzerà sia l’America che l’Ucraina. Siamo impegnati a renderlo un vero successo, esattamente come concordato». Intanto, sul campo, la gente comune continua a soffrire: a causa di un attacco russo con droni alle infrastrutture critiche di Mykolaiv, oltre 100.000 persone sono rimaste senza riscaldamento. L’esercito di Kiev ha fatto sapere di aver riconquistato la città mineraria di Pishchane, nella regione orientale di Donetsk, durante i contrattacchi nei pressi della città chiave di Pokrovsk.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)