
Dopo i calcoli dell'Eurostat, rivisti i conti: rosso più alto del previsto non solo per gli interventi sugli istituti veneti in crisi ma anche per Siena. Il ministro aveva giurato: «Nessun costo per lo Stato». A rischio altri 3,5 miliardi investiti dal Tesoro.Effetto banche sui conti pubblici nel 2017. Dopo le indicazioni di Eurostat di inserire nel bilancio dello Stato i salvataggi di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, l'Istat ha rivisto i dati dell'anno scorso. L'impatto sul deficit dell'intervento dello Stato nelle crisi bancarie (oltre alle banche venete è stato considerato anche quello di Mps) è stato di 6,3 miliardi. Il quadro che emerge vede dunque un peggioramento del rapporto deficit/Pil rivisto al rialzo al 2,3%, rispetto all'1,9% reso noto il primo marzo scorso e al 2,1% indicato dal governo nella nota di aggiornamento al Def del settembre scorso.L'indebitamento, ha spiegato l'Istat, è passato dai 33,184 miliardi di euro a 39,691 miliardi. Il debito risulta pari a 2.263 miliardi, ossia il 131,8% del Pil, in aumento rispetto al 131,5% stimato in precedenza e al 131,6% indicato nella nota al Def.L'aggiornamento del quadro dei conti pubblici contempla due modifiche importanti definite d'intesa con Eurostat: è stato rivisto da circa 1,1 a circa 1,6 miliardi l'impatto delle operazioni relative a Monte dei Paschi di Siena (ricapitalizzazione e ristoro dei «junior bondholders», avvenute rispettivamente nel luglio e nel novembre del 2017) e sono stati contabilizzati per la prima volta gli effetti delle disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Tale contabilizzazione corrisponde a un trasferimento in conto capitale di 4,756 miliardi. Secondo le indicazioni metodologiche fornite da Eurostat, inoltre, l'operazione relativa alle banche venete ha avuto un impatto complessivo sul debito pubblico di 11,2 miliardi, dei quali 4,8 connessi al trasferimento a Intesa Sanpaolo (effetto diretto) e 6,4 dovuti alla riclassificazione delle passività delle liquidazioni di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (effetto indiretto). La revisione complessiva del debito è quindi di circa 7 miliardi per effetto della riclassificazione delle passività delle liquidazioni.Non serve quindi una approfondita cultura finanziaria per capire che il salvataggio dei due istituti veneti e soprattutto di Mps sono costati non poco agli italiani, nonostante il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan abbia sempre garantito il contrario. La prima volta in cui il ministro aveva assicurato che l'operazione su Mps non sarebbe costata un centesimo agli italiani fu durante la presentazione del decreto Salva risparmio. Proprio durante la conferenza stampa il ministro ci tenne a spiegare che «l'impatto sul debito netto, almeno per il momento, sarà nullo: a fronte di un investimento dello Stato, infatti, verranno emessi nuovi titoli azionari di pari valore», diceva. Pochi mesi dopo, nel luglio del 2017, Padoan tornò sull'argomento con alcune dichiarazioni rilasciate durante una conferenza stampa in cui si annunciava l'ok della Commissione europea alla ricapitalizzazione precauzionale del gruppo toscano. «Il denaro pubblico verrà recuperato con tanto di premio (per lo Stato, ndr), se si proietta la situazione economica della banca nell'arco temporale di qualche anno», spiegava. Secondo il ministro, dunque, anche in quell'occasione nessun costo sarebbe mai stato scaricato sui contribuenti. Un'operazione, insomma di cui si diceva «molto soddisfatto». L'ultima volta in ordine di tempo in cui il ministro Padoan ha parlato di Mps è stato a fine gennaio 2018, quando era impegnato a Serre di Rapolano (Siena) per la campagna elettorale nel suo collegio elettorale. «Molto presto non ci sarà più bisogno dell'aiuto di Stato», spiegava a una gruppo di giornalisti sottolineando che lo Stato avrà a breve i soldi che ha versato.Del resto Padoan non è nuovo a certe dichiarazioni. Già prima delle indicazioni Eurostat, il ministro aveva sottolineato che quello delle due banche venete non è stato «un bailout» e che non avrebbe «avuto alcuna conseguenza sui conti pubblici». Appare chiaro quindi come il salvataggio di Mps - così come quello delle due venete - sia costato non poco ai cittadini e quanto Padoan abbia tentato il più possibile di nascondere il conto di queste operazioni agli italiani.Intanto ieri il titolo di Mps sembra aver gradito le indicazioni dell'Eurostat. In Borsa le azioni hanno terminato la seduta con una crescita dell'1,51% a 2,55 euro. Un risultato opposto rispetto all'indice generale Ftse all e a quello settoriale delle banche, entrambi in flessione. Ma c'è poco da gioire. Il titolo resta caratterizzato da una liquidità limitata a causa di un flottante di poco superiore a un quarto dell'intero capitale azionario. Secondo gli esperti, gli scambi avvengono intorno ai 2,57 euro, corrispondenti a una capitalizzazione a Piazza Affari intono a 2,9 miliardi di euro. In assenza di altri scossoni, per il Tesoro -principale azionista del Monte dei Paschi - la minusvalenza potenziale sul 68% del capitale di Rocca Salimbeni sarebbe vicina a 3,5 miliardi euro. Altri soldi che si aggiungerebbero a quelli che gli italiani hanno già versato.
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)
Il maliano che a fine agosto ha abusato di una ragazza alla stazione di San Zenone al Lambro era stato fatto uscire dal Cpr da una toga di Magistratura democratica, nonostante le denunce di maltrattamenti in famiglia.
Il ministro degli Interni tedesco Alexander Dobrindt con il cancelliere Friedrich Merz (Ansa)
Chissà se c’è un giudice a Berlino. Se c’è, mi domando che tipo sarà. Avrà la faccia e le idee di Elisabetta Meyer, la toga che ha liberato Harouna Sangare, il maliano che poi ha stuprato una ragazza in attesa del treno a San Zenone al Lambro?
Massimo Cacciari (Getty Images)
Massimo Cacciari: «Purtroppo c’è sempre la moda di contrapporre morti di serie A e di serie B Se l’unica soluzione proposta per Kiev e Gaza è un altro conflitto, poi non stupiamoci».