2022-02-19
Pur di tenere fuori dal campo Nole il governo vuol violare i propri diktat
Andrea Costa contro Valentina Vezzali: «Sbagliato far giocare Djokovic a Roma». Ma agli stranieri, per stare in Italia, basta il tampone. Idem per praticare sport individuali all’aperto: come dice il decreto ignorato dal sottosegretario.L’ideologia basta da sola a causare danni immensi, ma quando va a braccetto con l’ignoranza e l’arroganza del potere può provocare effetti esplosivi, in grado di varcare i già labili confini del grottesco. A dimostrarlo è la carriera da sottosegretario alla Salute di Andrea Costa, politico centrista con una lunga carriera e una cortissima memoria. Già agli inizi di gennaio, si dimenticò di leggere il decreto sulle misure anti covid appena varato dal suo governo, e in una trasmissione tv rimediò una figura drammatica. Gli chiesero se la multa per i non vaccinati over 50 sarebbe stata una tantum oppure reiterata, e lui rispose confuso: «Questo… devo verificarlo». Poco più di un mese dopo, il nostro sembra esserci ricascato: o si è dimenticato il contenuto dei decreti oppure lo ignora del tutto (nel senso che proprio non conosce le norme prodotte dall’esecutivo di cui fa parte).L’occasione per l’ennesima scena imbarazzate l’ha fornita l’allucinante discussione in corso da un paio di giorni sulla partecipazione di Novak Djokovic agli Internazionali di tennis in programma a Roma dal 2 al 15 maggio. Come noto, il celebre sportivo non è vaccinato, ed è anche molto convinto della scelta. Di più: si è dichiarato pronto a rinunciare a importanti tornei pur di non essere obbligato a fare la puntura. Per un fuoriclasse del suo livello, da anni impegnato in una sfida all’ultimo trofeo con gli altri due dei della racchetta Federer e Nadal, non è certo una decisione priva di conseguenze. Ma a quanto pare il serbo tiene più alla libertà che alle coppe.Questo atteggiamento gli è già costato caro. Benché sia il numero uno al mondo del circuito tennistico, Djokovic è stato escluso dagli Australian Open dopo una triste pantomima messa in piedi dalle autorità australiane: prima lo hanno bloccato in aeroporto, poi gli hanno dato ragione, infine si sono appigliate a un cavillo e a presunte irregolarità nei documenti per lasciarlo fuori. Come se non bastasse, da mesi si accumulano le accuse: per la gran parte dei politici e dei commentatori italiani (e non solo), il campione è un «cattivo maestro», un fomentatore di ottusi no vax, un miliardario viziato convinto di poter fare ciò che vuole a danno degli altri.Visto il clima, era inevitabile che il circo pietoso piantasse il tendone pure qui da noi. I numeri clowneschi sono iniziati quando al sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali, è stato chiesto se Djokovic avrebbe potuto partecipare alla più importante competizione tennistica italiana. La Vezzali ha fornito una risposta cristallina: «Se Djokovic vuole venire a giocare gli internazionali di Roma può farlo. Il tennis è uno sport all’aperto e da noi non è previsto il green pass rafforzato».Questione risolta, tutti sereni? Nemmeno per idea. Ecco infatti che dalle paludi del risentimento è emerso il sottosegretario Costa: «Non mi convincono le motivazioni con il quale la sottosegretaria Vezzali ha detto che Djokovic potrà partecipare agli Internazionali di Roma, ci sono delle regole che vanno rispettate», ha tuonato. «Io credo che aprendo dei fronti, dei varchi, e concedendo delle deroghe, si finisca per dare dei messaggi sbagliati. Credo che dobbiamo essere tutti uguali di fronte alle regole, alle norme e chi ha un grande seguito, chi può darci una mano in questa opera a maggior ragione deve dare il buon esempio. Quindi sono contrario alla presenza di Djokovic agli Internazionali di Roma».Come dicevamo: ideologia più ignoranza uguale disastro totale. Il fatto è che Djokovic non ha bisogno di deroghe, favori o trattamenti speciali. Se vuole venire a giocare in Italia può farlo, perché a stabilirlo sono proprio le norme varate dall’attuale governo. Ma, a quanto risulta, il sottosegretario Costa le ignora o se le è dimenticate. A rinfrescargli la memoria ci ha pensato di nuovo la Vezzali: «Le norme vigenti non prevedono per la pratica degli sport individuali, non di contatto e all’aperto, tra cui il tennis, l’obbligo del super green pass. Non si è mai parlato di concedere una deroga al tennista Nole Djokovic, ma si è solo ribadito quale sia l’attuale normativa». Punto, set, partita.Al povero Costa, nella tragica circostanza, vanno però riconosciute due attenuanti. La prima è che nel caos burocratico messo in piedi dall’esecutivo è davvero difficile raccapezzarsi. Se abbiamo capito bene, Djokovic non dovrebbe avere problemi. Il tennis si può praticare senza super green pass, e allo sportivo professionista è consentito persino accedere agli spogliatoi e ai bagni (ma non, ad esempio, alla sala stampa). Inoltre, Djokovic ha dichiarato di essere guarito dal covid in dicembre. Dunque dovrebbe essere in possesso del super green pass o, se non lo fosse, facendosi un tampone dovrebbe poter entrare anche in alberghi e ristoranti in quanto straniero. Come spiega il sito Viaggiare sicuri della Farnesina, «a coloro che provengono da uno Stato estero […] nel caso in cui siano trascorsi più di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale o dalla guarigione, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali è previsto il green pass rafforzato previa effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare». In ogni caso, la matassa legislativa non è difficile da sbrogliare e può darsi che Costa si sia perso qualche passaggio: un motivo in più per provvedere alla semplificazione rimuovendo il green pass.La seconda attenuante è che il sottosegretario non è stato l’unico a dar prova di furore ideologico. Alessio D’Amato, assessore alla Sanità del Lazio, si è distinto per durezza: «È triste un Paese che si dimostra debole con i forti e forte con i più deboli. Diventa difficile chiedere ai cittadini di rispettare le regole, mentre una star del tennis può permettersi di non farlo. Le regole valgono per tutti», ha detto. Gli ha fatto eco l’immancabile Matteo Bassetti: «Djokovic, convinto e perseverante no vax, rischia di rendere ridicolo il nostro Paese. In Francia e in Inghilterra, infatti, non può andare a giocare, in quanto necessario passaporto vaccinale per gli atleti, mentre in Italia sì. Anzi, Vezzali ha invitato Novax Djokovic a partecipare agli Internazionali di Roma». A quanto sembra, anche l’assessore e la virostar hanno qualche difficoltà di comprensione: nessuno ha «invitato Djokovic», nessuno ha fatto «eccezioni» per lui.E il punto esattamente questo. Se «le regole valgono per tutti», perché non dovrebbero valere per il gigante del tennis? La risposta è ovvia, anche se deprimente. Poiché Djokovic è considerato un «eroe no vax», gli inquisitori sanitari sono disposti a tutto per punirlo: anche a cambiare norme che nemmeno conoscono.