2024-11-29
Psicodramma dei moralisti: Zerocalcare e Chiara Valerio giocano a chi è il più puro
Chiara Valerio e Zerocalcare (Ansa)
Il fumettista si sfila a metà dalla fiera romana del libro e svela la sua ipocrisia. Niente dibattiti per non sporcarsi dopo il caso Caffo, ma sì al firmacopie che aiuta le vendite.Ormai da qualche tempo, se si vuole dire una «cosa di sinistra», bisogna dire «censura». Ormai tutta l’elaborazione culturale progressista si concentra lì: sulle circostanze in cui togliere la parola a qualcuno e sui metodi con cui farlo. E poiché la faccenda sta diventando un tantino ripetitiva, si escogitano pure soluzioni creative: ci si autocensura, si censurano i censori, ci si finge censurati per risaltare di più o addirittura si finge l’autocensura. Emblematico è lo psicodramma esploso negli ultimi giorni attorno al festival Più libri più liberi, che nonostante il titolo è diventato una sorta di fiera della mordacchia in cui la sinistra - solitamente impegnata a denunciare l’oppressione fascista - sta consumando una terribile lotta intestina a colpi di oscuramenti.Tutto è cominciato perché nel programma era previsto un intervento del filosofo Leonardo Caffo. La kermesse è dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin e si dà il caso che Caffo sia stato accusato di maltrattamenti alla sua ex compagna. Accusato, non condannato, dunque innocente fino a prova contraria. La curatrice della rassegna - la nota e impegnatissima scrittrice Chiara Valerio - sulle prime ha tentato di difendere la presenza del filosofo appellandosi al garantismo. Ma Caffo, fino all’altro giorno portato in palmo di mano dal milieu progressista, ora è divenuto una sorta di paria. La Valerio è stata sommersa di critiche dal suo mondo, autrici come la fumettista e attivista transgender Fumettibrutti, la femminista Giulia Siviero e altre hanno annunciato che avrebbero disertato l'evento. È finita che Caffo ha dovuto farsi da parte: «Ho ritirato la mia partecipazione a Più libri più liberi 2024 e ringraziato Chiara Valerio e Cortina Editore per il gentile invito», ha dichiarato tramite social. «Loro non hanno nessuna colpa: rispettatele, se potete. Se la mia sola presenza rovina una fiera così importante per la cultura italiana e dedicata a un così alto ideale, credo sia necessario come intellettuale fare un passo indietro. Chiedo scusa a tutte coloro a cui ho arrecato fastidio e spero un giorno di poter tornare a fare cultura insieme in un modo libero e rispettoso, augurandomi un giusto corso delle cose». Poteva finire lì, e invece no. I curatori della rassegna letteraria hanno dovuto ammettere pubblicamente i propri errori e prestarsi alla rieducazione: «Abbiamo sbagliato e ferito, oltre le nostre intenzioni», ha annunciato la redazione di Più libri più liberi in un comunicato. È seguito corposo autodafé: alcune sale, tra cui quella che avrebbe dovuto ospitare Caffo, sono state destinate a «dibattiti contro la violenza di genere». Tutto questo, però, non è bastato. Zerocalcare, star del fumetto italiano, ha deciso di disertare l’incontro che avrebbe dovuto vederlo discutere, assieme alla stessa Valerio, di editoria. L’allontanamento di Caffo e l’autocensura della organizzatrice non lo hanno convinto. «Dopo aver parlato anche con la casa editrice e aver compreso che condividevano il mio stesso disagio», ha scritto Zerocalcare sui social, «ho deciso di annullare l’incontro previsto sull’editoria con la stessa Valerio (oggettivamente impossibile da tenere: non perché penso che sia un’appestata o che con lei non si possa parlare, anche quando ritengo stia sbagliando, ma perché mi pare impossibile glissare su questo tema e parlare d’editoria come se niente fosse; e al tempo stesso mi pare grottesco pensare che un maschio tenga un incontro in cui spiega a una donna come avrebbe dovuto comportarsi in termini di femminismo)». Per carità, ciascuno ha il diritto di partecipare ai dibattiti che lo soddisfano e di abbandonare quelli che non gli piacciono. Ci sono però almeno due aspetti discutibili della faccenda. Il primo è, diciamo, di principio. Fino a che punto deve spingersi la censura? Fino a che punto può estendersi la superiorità morale? In questo caso non sono bastati gli autodafé, le prese di distanza, le scuse e gli inchini. C’è sempre qualcuno che dall’alto della sua purezza si sente in diritto di epurare. E ci sono persino quelli che si autoepurano, perché non sia mai che si svolga un evento anche solo vagamente culturale senza che si imbavagli qualcuno o non si facciano prediche sui comportamenti e l’uso delle parole.Il secondo aspetto della questione è più pratico, se volete, ma forse ancora più rilevante. Zerocalcare ha spiegato che il suo editore Bao, «dal canto suo, cancellerà tutti i panel della casa editrice in segno di discontinuità, mentre rimarrà attivo lo stand e i firmacopie degli autori, me compreso». Ma come? Si rifiutano gli incontri per dare lezioni di femminismo a una femminista epperò si va comunque al festival a firmare e vendere i libri? Se uno fosse coerente, rifiuterebbe in blocco la manifestazione e i guadagni che essa può procurare, no? È un po’ comodo fare gli antisessisti solo quando non costa nulla. Vogliono protestare? Sono liberi di farlo: ma rifiutino anche di incassare. E invece no: la moralina si può farla, ma i guadagni guai a toccarli. Viene dunque a galla l’ipocrisia di fondo di tutti questi circoletti culturali. I quali sono sempre pronti a berciare contro la repressione e la censura fascista, ma poi supportano ogni censura che non tocchi i loro amici. Parliamo degli intellettuali o presunti tali che insorgono se Christian Raimo viene sospeso dall’insegnamento per aver attaccato il ministro Valditara, o che s’indignano se Rossano Sasso della Lega critica i corsi di teoria queer dell’università di Sassari (che comunque si sono regolarmente svolti). Intellettuali che però stanno zitti se all’università di Milano i collettivi interrompono a forza un dibattito sull’aborto togliendo la parola a tre donne. Non è sessismo quello? Non è violenza patriarcale? A quanto pare no. Così funziona: con i nemici politici vale tutto. E diventare nemico politico (o ex amico) è un attimo: basta un errore, un cedimento o anche solo una piccola caduta rispetto agli standard morali della comunità. Coloro che restano nel novero degli eletti, però, possono regolarsi come desiderano: tutto è puro per i puri, anche fatturare grazie al festival letterario che si è appena finito di deprecare. Comunque la si pensi a riguardo, resta che l’intera elaborazione culturale della sinistra italiana si può riassumere con una frase: chi censuriamo oggi? E nessuno è al sicuro, come ai bei tempi del terrore.
Francesca Albanese (Ansa)
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)