2024-08-07
La protesta inglese anti immigrati sdegna chi tifava per i neri in rivolta
Politici e giornali che condannano il «razzismo» in Uk lisciavano il pelo a Black lives matter negli Stati Uniti. E dopo che Elon Musk ha evocato la «guerra civile», inneggiano al controllo dei social, «strumento dei terroristi». «La guerra civile è inevitabile», ha commentato Elon Musk sulla sua piattaforma X, sotto un video di violenti scontri a Liverpool. E subito apriti cielo, la guerriglia urbana si è «trasferita» anche ai piani alti della politica inglese. Le parole del patron di Tesla sono state subito condannate: «Non possiamo legittimare la criminalità violenta. Chi la fomenta dovrà affrontare tutta la forza della legge», ha detto il portavoce di Keir Starmer. E quando il primo ministro ha affermato che «non si tratta di proteste, ma di pura violenza» e che non verranno «tollerati attacchi alle moschee o alle comunità musulmane», la risposta del miliardario a capo di SpaceX è stata: «Non dovresti preoccuparti degli attacchi a tutte le comunità?». Questa reazione di Downing Street rientra nell’atteggiamento con cui si guarda ai disordini nel Regno Unito, dopo l’uccisione a Southport di tre bambine di sei, sette e nove anni e il ferimento di altri otto piccoli (per fortuna tutti dimessi ieri dall’ospedale), accoltellati il 29 luglio scorso dal diciassettenne Axel Rudakubana, nato a Cardiff e figlio di genitori ruandesi immigrati a Banks, poco fuori Southport.E mentre le violenze continuano in tutto il Paese e a Belfast, nell’Irlanda del Nord, con più di 400 arresti compiuti dalle forze dell’ordine e un centinaio di manifestanti già incriminati per reati quali disordini violenti e rivolta, il ministro della Giustizia Shabana Mahmood ha annunciato che le persone che partecipano alle proteste con l’intenzione di provocare disordini «saranno punite con tutta la forza della legge». Peter Kyle, ministro della Tecnologia, ha dichiarato che le aziende di social media hanno il dovere di collaborare con il governo per impedire la diffusione di «disinformazione e incitamento al terrorismo». Jordan Parlour, ventottenne di Seacroft, sobborgo della città di Leeds, è il primo a essere stato accusato di aver pubblicato online contenuti volti a incitare all’odio razziale, in relazione ai violenti disordini dei giorni scorsi.«Il 99,9% delle persone in tutto il Paese desidera che le proprie strade siano sicure e di sentirsi al sicuro nelle proprie comunità. Adotteremo tutte le misure necessarie per porre fine a questi disordini», ha promesso Starmer, che aveva definito i disordini durante il fine settimana Rotherham, nel South Yorkshire, «teppismo di estrema destra».Se i cittadini non vogliono certamente la violenza, l’indignazione a targhe alterne dei politici e dei media è però insopportabile. Sembrano infatti accantonati i numerosi episodi di vandalismo tollerati durante le manifestazioni del movimento antirazzista Black lives matter (Blm), nato nel 2013 e cresciuto vertiginosamente dopo la morte di George Floyd, quarantaseienne afroamericano ucciso a Minneapolis il 25 maggio 2020 dall’agente Derek Chauvin, che per nove minuti gli tenne il ginocchio premuto sul collo.Le proteste che seguirono a Portland, Oregon, Seattle, Atlanta, New York, Los Angeles e Chicago furono diverse volte definite dalla polizia vere e proprie «rivolte», per i crimini commessi dai manifestanti. «Nelle città degli Stati Uniti, decine di migliaia di persone hanno invaso le strade per esprimere la loro indignazione e il loro dolore durante il giorno. Ciò si è trasformato in notti di disordini, con segnalazioni di sparatorie, saccheggi e vandalismo», riferiva il New York Times. Dopo la morte di Floyd, quella stessa notte «centinaia di dimostranti si riversarono nelle strade di Minneapolis. Alcuni dimostranti vandalizzarono i veicoli della polizia con graffiti e presero di mira la stazione di polizia». E non finì lì. Scoppiarono disordini in almeno 140 città degli Stati Uniti e la Guardia nazionale fu attivata in 21 Stati americani. «Il 27 maggio, a St. Louis, un uomo è stato ucciso dopo che i dimostranti hanno bloccato l’Interstate 44, appiccato incendi e cercato di saccheggiare quello che trovavano a portata di mano», era sempre la cronaca del Nyt. Il 30 maggio, il sindaco di Minneapolis, Jacob Lawrence Frey, dichiarò: «Quelle che sono iniziate come proteste in gran parte pacifiche per George Floyd si sono trasformate in veri e propri saccheggi e terrorismo interno nella nostra regione».L’allora presidente Donald Trump minacciò di inviare l’esercito negli Stati in cui governatori e sindaci non riuscivano a tenere sotto controllo la violenza, ma l’atteggiamento generale era di comprensione e tolleranza perché Blm reagiva a un’orrenda ingiustizia. Anche nel Regno Unito c’è un malcontento che è stato ignorato e che ha portato a forme violente di esasperazione, come appunto le reazioni all’accoltellamento nella scuola di danza a Southport. Stephanie Alice Baker, sociologa della City University di Londra, avverte però che ci sono «tensioni» importanti e che la sensazione «che le libertà delle persone vengano negate, che la sovranità della nazione sia in gioco […] e tanto altro coincide davvero con un aumento dell’immigrazione e una crisi del costo della vita».
Jose Mourinho (Getty Images)