2025-11-04
Sì agli aumenti degli statali. Landini sconfitto sui salari prepara la piazza anti Nordio
Nonostante il no della Cgil, c’è il via libera al rinnovo di 430.000 dipendenti pubblici (142 euro al mese in più). Il sindacato rosso si butta sul referendum sulla giustizia.Da una parte c’è la firma del contratto dei 430.000 dipendenti di Comuni, Regioni e Province che nonostante il reiterato no della Cgil vedranno le loro buste paga gonfiarsi di 142 euro lordi al mese. Dall’altro le polemiche sulla riforma della giustizia, contestata da tutta l’opposizione e chiamata alla prova del referendum confermativo sul quale lo stesso sindacato guidato da Maurizio Landini è pronto a fare le barricate. Difficile entrare nel merito delle scelte di una confederazione che ha il compito di tutelare gli interessi del lavoratori e decida di dire no all’aumento degli stipendi e convintamente sì alla bocciatura di una riforma che comunque sia punta ad attrarre investimenti nel Paese. Ma tant’è. Di certo si tratta di due facce della stessa medaglia, neanche a dirlo politica, con la quale il sindacato che vanta più tesserati d’Italia sta interpretando il suo ruolo di opposizione al governo di centrodestra. Ma andiamo con ordine. In un’intervista alla Verità, Paolo Zangrillo, il ministro della Pubblica Amministrazione, ha anticipato la firma per il rinnovo del contratto 2022-2024 dei dipendenti degli enti locali. Si tratta di 430.000 lavoratori che da mesi attendevano gli aumenti da 142 euro medi al mese. Aumenti bloccati da un “no” «senza se senza ma» di Cgil e Uil che potendo contare su più del 50% delle rappresentanze nel settore hanno avuto gioco facile a mettersi di traverso. Nelle ultime settimane però la posizione della Uil è cambiata. O meglio, per dirla con le parole del segretario Pierpaolo Bombardieri, l’unione di fatto tra Uil e Cgil è entrata nella fase della «pausa di riflessione». «Da settimane ho interlocuzioni con i sindacati», evidenziava nell’intervista rilasciata alla Verità il ministro Zangrillo, «e devo dire che anche a fronte della volontà del governo di aumentare in manovra le risorse per gli enti locali, c’è stato un cambio di prospettiva da parte della Uil [...] La Uil ha fatto il sindacato, è rimasta al tavolo delle trattative e adesso sembra sia pronta a firmare un accordo che complessivamente, considerando anche il triennio successivo, potrebbe mettere nelle tasche dei lavoratori 280 euro al mese in più». E la Cgil? «Nell’ultimo anno e mezzo la Cgil ha avuto una posizione di totale chiusura al dialogo ispirata al linguaggio di Landini che parlava di “rivolta sociale”. E se anziché occuparti del merito del contratto ti interessa solo contrastare il governo le cose si complicano. Vuol dire che stai facendo politica e che non c’è possibilità di mediazione».Perché oggi è arrivata la firma, ma non si può dimenticare che l’opposizione della Cgil ha ritardato almeno di un anno la chiusura dell’accordo e l’inizio della trattativa per il triennio successivo. «Lo avevamo sempre detto», evidenzia Roberto Chierchia, il segretario generale della Funzione Pubblica della Cisl che da tempo spinge per velocizzare i tempi dell’impresa, «chiudere in tempi rapidi i contratti era essenziale per dare risposte concrete e aprire la nuova stagione 2025–2027. Se non ci fossero stati mesi di attesa e irrigidimenti, questo contratto poteva essere firmato un anno fa e i colleghi, dopo le certificazioni, avrebbero già ricevuto aumenti e arretrati (è anche prevista un’indennità di vacanza contrattuale maggiorata, pari a 2.357 euro ndr)».Fatto sta che Landini non fa una grinza. Persa la battaglia sui salari (pretendeva aumenti del 17% per coprire l’inflazione, ma con governi di un altro colore la Cgil si era accontentata di rialzi ben inferiori al carovita) è pronto a ributtarsi in piazza, sempre contro il governo, in vista del referendum confermativo sulla riforma della giustizia che si terrà nel 2026. L’obiettivo ovviamente è dire no al provvedimento del governo che prevede tra le altre cose la separazione delle carriere tra giudici e pm. Motivazioni? «La Costituzione», si legge nel comunicato che ha seguito di poche ore l’approvazione della riforma, «non è proprietà della maggioranza, ma è patrimonio condiviso di tutto il Paese. È innanzitutto questo il principio fondamentale che non è stato rispettato né oggi, con l’approvazione definitiva della Legge Nordio, né durante tutto l’iter parlamentare di questa vera e propria controriforma. E non poteva essere altrimenti, visto che l’iniziativa legislativa è partita direttamente dal governo e alle Camere non è stato consentito alcun ruolo emendativo. È sufficiente questo alla nostra organizzazione, contraria a modifiche della Costituzione approvate da una sola parte, per esprimere un giudizio radicalmente negativo su quanto avvenuto». Insomma, torna in ballo la cara Costituzione, uno dei cavalli di battaglia di Landini & C. quando si tratta di attaccare il governo. Che siano norme sul lavoro, legge di bilancio o riforma della giustizia poco importa, per «usare» la «Carta» alla Cgil basta conoscere il colore politico del provvedimento. Il resto viene da sè.
Ecco #DimmiLaVerità del 4 novembre 2025. Il deputato Manlio Messina commenta la vicenda del Ponte sullo Stretto e la riforma della Giustizia.