2018-11-14
Pronte le nomine del governo gialloblù, Minenna verso la Consob
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Portata a casa la conferenza in Libia, in chiusura la legge di Bilancio, il governo inizia a mettere mano alle nomine in Consob e Aise. Sulla prima poltrona si dà ormai per certa la scelta dell'x assessore della giunta di Virginia Raggi, sulla seconda il ministro della Difesa Elisabetta Trenta starebbe spingendo per il vice Gianni Caravelli ma è in corsa anche Enrico Savio, attuale vice del Dis. Ma nelle ultime ore si sta discutendo anche delle partecipate statali che vanno in scadenza nel 2020, da Leonardo a Poste e Eni. Giuseppe Bono verso la riconferma il prossimo anno in Fincantieri. Terminata la conferenza in Libia, inviata dal governo di Giuseppe Conte la lettera all'Unione europea sulla manovra di bilancio, a palazzo Chigi si torna a parlare di nomine. Domani sarà il giorno di Anas, ma nei prossimi giorni potrebbero esserci sorprese sulla presidenza di Consob, organismo di controllo della borsa e sul numero uno dell'Aise, il servizio militare, dove pare in bilico la posizione di Alberto Manenti. Di nomine hanno parlato questa mattina il premier Conte e i due vicepresidenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La riunione era sulle banche di credito cooperativo, con presenti anche Stefano Buffagni, Carla Ruocco e Alberto Bagnai. Poi però si è ristretta ai soli tre timonieri del governo che hanno affrontato il delicato tema delle nomine. Il tema Consob è quello più spinoso. Mario Nava, attuale presidente della commissione, ha dato le dimissioni da ormai due mesi, era il 13 settembre del 2018. In queste settimane ci sono state lunghe trattative tra gli alleati e i nomi in ballo sono sempre stati tre, i professori della Bocconi Alberto Dell'Acqua e Donato Masciandaro, ma soprattutto Marcello Minenna, ex assessore della giunta romana di Virginia Raggi, già con un piede in Consob perché responsabile dell'ufficio analisi quantitativa e nnovazione finanziaria. A quanto pare, nonostante le rimostranze arrivate persino dal Quirinale, il prescelto sarà proprio Minenna, molto vicino a Carla Ruocco, presidente della commissione finanze che già lo sponsorizzò nella giunta Raggi. A meno di colpi di scena, quindi, sarà lui il prossimo presidente di Consob. Diversa è la situazione dell'Aise. Da tempo Manenti è finito nel mirino del governo gialloblù perché troppo vicino all'ex ministro degli Interni Marco Minniti, ma soprattutto perché ha seguito in questi anni il dossier Libia con una eccessiva vicinanza al presidente libico Fajez Serraj. Ora i pesi e contrappesi di Tripoli sono cambiati, l'uomo forte è Khalifa Haftar, come ha dimostrato la conferenza di Palermo. In buona sostanza, come anche scritto dal quotidiano LaNotiziagiornale, per Manenti questa potrebbe essere l'ultima settimana a capo dei nostri servizi segreti esterni. A quanto risulta alla Verità in queste ore sarebbe il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, inserita tra i possibili nomi che saranno sostituiti in un futuro rimpasto di governo, a portare al vertice dell'Aise il vicedirettore Gianni Caravelli. Del resto tra Trenta e Caravelli c'è un rapporto particolare, oltre ad essere stato il superiore del marito, il capitano Claudio Passarelli, fu proprio Caravelli che si interessò qualche anno fa per l'assunzione all'Aise della ministra. Alla fine non se ne fece nulla perché la Trenta non risultò idonea. Caravelli fu nominato a Forte Braschi da Minniti e fu delegato proprio da Manenti a seguire il dossier libico. Insomma rappresenterebbe un nomina in continuità con il passato, per questo motivo c'è anche chi in queste ore fa il nome di Enrico Savio, attuale vicedirettore del Dis. Ma oltre alle nomine imminenti negli ultimi giorni è cominciata una girandola di telefonate anche sulle partecipate statali. A quanto pare il governo gialloblù ha iniziato già a ragionare su Fincantieri, Leonardo, Eni e Poste. Il prossimo anno scade il mandato della presidenza di Giuseppe Bono che con tutta probabilità sarà riconfermato. Gli altri tre consigli di amministrazione scadono invece nel 2020, ma sarà perché è un po' la moda quella di dare le dimissioni perché non in linea con il governo, come nel caso di Nava in Consob o Gianni Armani in Anas, anche le altre poltrone iniziano a scricchiolare. Quindi in queste ore si ragiona in Poste sulla conferma di Matteo Del Fante, come di Alessandro Profumo in Leonardo. Su Eni Claudio Descalzi è al secondo mandato, sotto processo sul caso del giacimento Opl245 Nigeria, ma la sentenza arriverà il prossimo anno. A San Donato sostengono che il suo sostituto ci sia già: si tratta di Claudio Granata, da più di vent'anni nel gruppo e attuale Chief services & stakeholder relations officer.