2024-12-28
Promossi e bocciati le pagelle della A
Che delusione Dovbyk: è arrivato con i gradi di «pichichi» della Liga per poi evaporare dinanzi alle difese nostrane. Koop e Douglas Luiz croci della Juve, Theo paradosso Milan. Taremi impresentabile, il Gallo Belotti ormai è un pollo. Fra le sorprese positive sicuramente De Gea: a Firenze ha trovato il suo Rinascimento dopo aver sfiorato il ritiro. Buongiorno e McTominay corazzieri nel Napoli, Lookman uomo scudetto per la Dea. Ma la gemma più pura è Paz. FLOP1) STEFANO TURATI Esplosivo fra i pali, coraggioso in uscita, capace di interpretare il ruolo in chiave moderna. Il percorso del portiere più talentuoso (23 anni) della sua generazione dopo Marco Carnesecchi sembrava in discesa. E il passaggio da Monza una tappa di crescita notevole. Invece ecco la crisi tecnica del club, i bassifondi, una difesa che fa acqua e gli avversari che banchettano nella sua area di rigore: risultato, quasi un gol e mezzo subìto a partita e la sensazione che la porta che fu di Michele Di Gregorio si sia improvvisamente spalancata. Con la conseguenza poco piacevole che il Monza di Adriano Galliani rischia la retrocessione. Turati forse sarà un campione, di sicuro in questi mesi è un flop.2) EMERSON ROYALPagato al Tottenham 15 milioni più bonus, il terzino brasiliano non preoccupa il ragioniere del Milan: per ora è già tanto se gli viene passato lo stipendio. Che in ogni caso (2,5 milioni netti a stagione) sembra uno sproposito se rapportato al rendimento da sbadiglio. I primi cinque mesi in Italia sono stati un incubo: nessun argine difensivo, nessuna iniziativa offensiva, nessun peso a centrocampo. E il rimpianto feroce del miglior Davide Calabria. Eppure Fonseca continua ad avere fiducia nel fantasma con la barbetta caprina; significa che intuisce il lui qualità nascoste, che prima Ronald Koeman e Xavi al Barcellona, poi Antonio Conte al Tottenham non vedevano. 3) MARIO HERMOSOTravolto dal disastro della Roma, il guerriero spagnolo forgiato nella caserma del Cholo Simeone all’Atletico Madrid sembra il cameriere di un bar deserto: prego si accomodi. Complici qualche infortunio iniziale e il cambio di tre allenatori in un autunno solo, ha avuto problemi di inserimento, di conseguenza va aspettato con un pizzico di pazienza. Ma un centrale si giudica anche dalla reattività nell’uno contro uno. Ebbene, la sua è quella di un leopardo che dorme sull’albero con la coda a penzoloni mentre le gazzelle scorrazzano per la savana. Gli hanno messo accanto Mats Hummels per aggiungere esperienza al reparto; sarà il futuro a dire se si tratta di un muro o di una Rsa.4) DANILOÈ diventato il terrore dei tifosi della Juve. Quando l’altoparlante dello Stadium scandisce il suo nome, nell’aria si diffonde un silenzio di imbarazzo. In questo ha sostituito Alex Sandro, non un bel segnale per l’esperto centrale di difesa che negli ultimi due anni sembrava insuperabile, forse perché al suo fianco c’era un fenomeno come Gleison Bremer. Danilo resta un fattore e piace agli allenatori anche per il suo ruolo di motivatore negli spogliatoi. I suoi discorsi ai compagni somigliano a quello di Al Pacino in Ogni maledetta domenica. Con una preghiera implicita: poi faccia entrare in campo gli altri. 5) THEO Hernández Qui siamo al paradosso. A inizio stagione il Milan aveva quattro moschettieri: Maignan, Leao, Pulisic e Theo. Per varie vicissitudini (infortuni, mal di pancia, cali di tensione, critiche striscianti) li aveva persi tutti per poi recuperarne tre. All’appello manca ancora il terzino più letale degli ultimi anni, scaduto a comprimario svogliato, mai decisivo, mai contento. Con il contratto in scadenza e nessuna voglia di rinnovarlo. Brutta situazione perché la squadra ha bisogno di uno dei suoi leader per inseguire gli obiettivi stagionali. Il rapporto con Fonseca è pessimo, le lunghe orecchie del mondo Milan lo danno spaesato e isolato. Quasi impossibile da credere, ma se c’è un flop dei flop, quello è lui.6) TEUN KOOPMEINERSVolevi un fenomeno in arrivo dall’Atalanta? Eccolo. Poi lo scarti dal pacchetto, gli metti le pile, lo fai giocare e lui improvvisamente diventa il cugino del campione che era, un comprimario senza arte né parte che deambula per il campo e non giustifica i 60 milioni che hai speso pensando di portarti a casa la locomotiva per far correre la Juventus. È un classico. Le meraviglie di Gianpiero Gasperini danno il meglio sempre e solo con lui. La curiosa maledizione vale anche per l’olandese con le ali di piombo, che Thiago Motta sta provando perfino come regista, con l’intenzione di motivarlo, farlo salire di tono, fargli ritrovare la brillantezza negli inserimenti e la dinamite nel tiro da lontano. Può solo migliorare. L’importante è che lo faccia in fretta. 7) DOUGLAS LUIZDoveva essere l’uomo in più del centrocampo juventino, in grado di pompare idee e palloni verso Dusan Vlahovic; finora è il gemello triste di Koopmeiners. Nel senso che se questa Juventus di transizione galleggia ai limiti della qualificazione Champions, la colpa è anche dei suoi pezzi da 90 con le polveri bagnate. Il più pulcino di tutti è proprio il potente incursore brasiliano arrivato dall’Aston Villa per 50 milioni e praticamente mai visto in campo. Fermato da piccoli infortuni con interminabili decorsi (mistero delle diagnosi o delle convalescenze?), potrebbe essere un acquisto decisivo per il 2025. Fondamentale che lo sia per la Juventus, non le per sue avversarie. 8) PAULO DYBALAIl senso della squadra flop (a questo punto l’avrete capito da soli) è mettere in evidenza non chi è mediocre di suo ma chi si è tuffato partendo dal trampolino più alto. Ecco, Dybala ci ha messo anche il carpiato con avvitamento. Ha giocato la prima parte della stagione molto al di sotto dei suoi standard, ha pagato il siluramento di Daniele De Rossi, l’inadeguatezza di Ivan Juric, la contestazione generale e una voglia novembrina di cambiare aria. Ora con il «supergestore» Claudio Ranieri si sta riprendendo. Le sue ultime partite lasciano intendere la voglia della Joya di tornare a sorridere. Ma due gol al Parma non bastano a far dimenticare il nulla cosmico di quattro mesi. Se non si imbolsisce nelle festività può essere la sorpresa della primavera sul Tevere. 9) MEHDI TAREMISe l’Inter ha cinque attaccanti a libro paga e solo due in campo (sempre gli stessi) il motivo è semplice: gli altri tre sono impresentabili. Era scontato nel caso dei paracarri Arnautovic e Correa, meno in quello dell’iraniano Taremi, arrivato a Milano dal Porto con l’aura del fighter o almeno dell’erede di Dzeko. Pia illusione, fin qui è semplicemente un buon mestierante (32 anni suonati), che corre e aiuta la squadra ma dalle parti dell’area di rigore avversaria risulta quasi inutile anche quando non è in fuorigioco. In poche parole, non tira mai e non segna mai. Dice: ma ruba tanti palloni. Per 3 milioni l’anno è il minimo. 10) ARTEM DOVBYKAnche il capocannoniere della Liga, se inserito in una collezione di figurine invece che in una squadra, finisce per fallire. È la triste storia di Dovbyk, centravanti ucraino veloce e potente che lo scorso anno con il piccolo Girona (24 gol in 36 partite) fece impazzire le difese spagnole giocando in contropiede. In Italia la faccenda è differente: le piccole si chiudono e le grandi hanno centrali di difesa in grado di annullarlo. Morale: due gol in campionato. Altri quattro li ha confezionati fra Coppa Italia ed escursioni europee. Ma se vorrà dare una mano a Ranieri a rilanciare la Roma in classifica dovrà cambiare marcia. 11) ANDREA BELOTTIIl Gallo doveva essere la chioccia naturale del Como hollywoodiano, invece sembra un pollo. Arrivato da Firenze e da Roma per un rilancio di carriera, a 31 anni sembra assecondare l’onda e galleggia, rinunciando a nuotare contro il destino. Nella frenetica squadra di Fabregas votata al tiki-taka, un finalizzatore in grado di concretizzare le invenzioni di Gabriel Strefezza e Nico Paz servirebbe come il pane. Non è lui. Meglio il collaudato Patrick Cutrone, meglio l’operaio specializzato Alessandro Gabrielloni, applauditi dalle star di Hollywood che assiepano la tribuna centrale del Sinigaglia per contratto, stupite che non si possa toccare il pallone con le mani. E Belotti? È da qualche parte in area di rigore a perdere tempo. Allenatore PAULO FONSECADue partite da grande Milan in cinque mesi: la prima contro l’Inter per interrompere una serie negativa da incubo (sette sconfitte consecutive), la seconda a Madrid contro il Real dell’amicissimo Ancelotti. Con la sensazione che l’aria rarefatta della Champions piaccia di più ai milanisti dei mefitici vapori del campionato. Oltre ai due squilli, il silenzio. Fonseca fatica a togliere la squadra dall’aurea mediocrità (ora è ottava) nella quale si è infilata. Dall’inizio ha due problemi irrisolti: la tenuta della difesa e la consistenza offensiva. L’algoritmo non lo aiuta, Ibra meno dell’algoritmo. Il tecnico portoghese sconta anche una certa mancanza di diplomazia: arrivare al Milan e litigare subito con i due leader Leao ed Hernandez non è stata una grande idea. TOP1) DAVID DE GEASorpresa, il portiere cacciato dal Manchester United è tutt’altro che un citofono. Dopo un anno sabbatico durante il quale pensava di appendere i guanti al chiodo, lo spagnolo si è fatto coinvolgere dal progetto della Fiorentina, si è abbassato di 19 milioni lo stipendio (a Manchester ne prendeva 20, in riva all’Arno 1 più bonus), è ripartito a 33 anni e adesso è qui da Superman, con le braccia da piovra e la porta sempre più piccola per gli avversari. I tifosi della Fiorentina l’hanno paragonato al David con qualche ragione: la Viola quest’anno ha subìto meno gol del solito. Con un portiere simile, da Fiesole si vede l’alta classifica.2) NUÑO TAVARESLa locomotiva della Lazio qui è indispensabile, anche se fuori ruolo. Fortissimo nel presidiare la fascia, spesso devastante nelle accelerazioni, è in assoluto una delle tre sorprese (con De Gea e Moise Kean) della stagione. E il mister Marco Baroni ha il merito di averlo tolto dal cilindro per mandarlo a fare il guastatore delle difese avversarie. Intelligente nell’inserirsi alla perfezione nei meccanismi da orologio svizzero del gioco laziale, il giovane portoghese (24 anni) ha nella testa la fantasia per creare scompiglio in campo avverso e pure un gran tiro. Scarto della Premier (il cartellino era di proprietà dell’Arsenal) è arrivato alla Lazio per 6 milioni. Lotito già pregusta l’asta tosta.3) ALESSANDROBUONGIORNOFisico e tecnica, il corazziere di Antonio Conte entra di diritto nel club dei centrali italiani stile Alessandro Bastoni, quasi insuperabile quando difende e impeccabile quando imposta. A 25 anni il mancino torinese e cuore granata dalla nascita, è già una certezza anche a Napoli, bastione borbonico per eccellenza. Offre garanzie anche fuori dal campo: laureato in Economia aziendale, testa sulle spalle, senso di appartenenza. Oggi tutta roba da collezione. Fatica soltanto quando sorpreso in velocità, ma di Thuram, Pulisic e Lookman ce ne sono pochissimi. Anzi solo tre.4) JAKA BIJOLIl martello sloveno dell’Udinese ha tutte le caratteristiche per ripercorrere la carriera di Milan Skriniar. Già lo scorso anno era un perno insostituibile della difesa bianconera e in questi mesi è ancora migliorato, aggiungendo autorevolezza e personalità a una fisicità importante che lo porta a dominare in area piccola soprattutto di testa. Il ragazzo ci sa fare anche con i piedi, visto che all’occorrenza viene impiegato anche come mediano. Un prospetto perfetto per la Premier o una big italiana. Juve e Inter si preparano per l’ennesimo braccio di ferro estivo sul mercato.5) FEDERICO DIMARCOOrmai è una presenza stabile in questa squadra natalizia. Una statistica del Cies (l’Osservatorio internazionale del pallone) lo ha indicato ancora una volta come il terzino d’attacco più creativo d’Europa. Non solo per le pennellate radiocomandate che partono dal piede sinistro per finire sulla cabeza di Denzel Dumfries (o di chiunque altro), ma anche per il tiro potentissimo che lui riesce a scagliare sotto la traversa anche quando è scoordinato. Specialista di balistica con la testa sufficientemente fredda per diventare uomo-squadra, Dimarco è il calciatore operaio più forte d’Italia. I giornali spagnoli lo hanno definito l’erede di Roberto Carlos e per l’Inter sarà sempre più difficile trattenerlo, anche se il cuore di «Dimash» pompa sangue ultrà.6) HAKAN CALHANOGLUAnche quest’anno sta guidando l’Inter da maestro in un inseguimento ad Atalanta e Napoli che potrebbe caratterizzare il campionato. Nonostante il valore di Zielinski e la crescita (lenta) di Asslani, il centrocampo dell’Inter ha una resa se guidato da lui e un’altra (due tacche sotto) se lui è ai box. Sublime invenzione di Simone Inzaghi, Hakan oggi è fra i primi tre registi al mondo, con tre caratteristiche vincenti: la capacità di vedere calcio anche dietro la schiena, il lancio da 40 metri alla Luisito Suarez e l’eccellenza balistica dal limite dell’area. Dopo 18 centri consecutivi ha sbagliato un rigore azzerando la statistica. Pronto ad aprire un’altra serie.7) TIJJANIREJNDERSL’olandese delle Molucche ha un destino particolare: in un centrocampo di pianeti mobili è l’unico, granitico punto fermo. Il diritto di infilarsi la maglia da titolare se lo è conquistato giocando, faticando, crescendo un centimetro alla volta. E alla fine diventando insostituibile per questo Milan dalle grandi potenzialità ma incapace di infilare tre partite buone consecutive. Reijnders è un ottimo centrocampista, prezioso per intelligenza, determinante dal limite dell’area per via della castagna, letale quando si inserisce con i tempi giusti. Lui riesce dove fallì Charles De Kaetelaere, troppo timido, forse troppo introverso per conquistare San Siro. Oggi il belga a Bergamo è un re e merita la menzione ex aequo.8) SCOTT MC TOMINAYGuardi giocare lui e capisci al volo la profonda crisi del Manchester United, che ha lasciato andare a Napoli il suo centrocampista di gran lunga migliore. Merito di Antonio Conte e di Aurelio De Laurentiis, capaci con mezzi interessanti di convincere il più britannico dei centrocampisti britannici a trasferirsi sotto il Vesuvio per illuminare il Maradona con giocate e recuperi che avrebbero fatto la felicità di sir Alex Ferguson. Con lui in campo non c’è avversario che possa pretendere una supremazia territoriale. Con lui in campo il gol da commando è sempre nell’aria. Primo motore della corazzata tascabile di Conte, Mc Tominay è stato il colpo dell’anno. Chapeau.9) NICO PAZVent’anni, viene da Tenerife e il suo mondo è un’isola: quando si mette in proprio mostra assurde giocate che fanno ricordare Crujiff. Lo spagnolo naturalizzato argentino deve ancora imparare a giocare con gli altri dieci, ma alla sua età è un dettaglio. Ora è felice di correre, dribblare, raddoppiare, mostrare i tacchetti e inventare colpi di genio da playground nella brigata Fabregas, quel Como che prova a salvarsi giocando con lo stile del Barcellona. Dovesse riuscire a cambiare le regole nella tonnara della salvezza, il merito sarebbe anche di quel giovane Paz che inventa calcio come se stesse mangiando un gelato in riva al Lariowood. Per l’estate nessuna illusione: il Real Madrid ha la recompra e il suo destino è sulla scrivania di Florentino Perez.10) MOISE KEANEccolo il bomber a scoppio ritardato. Per fare il salto di qualità aveva bisogno di più serenità, minor pressione, di una squadra quasi a disposizione, combinato disposto che una corazzata come la Juventus non poteva garantirgli. La Fiorentina rappresentava il tentativo di rinascita e Kean ci ha creduto: 13 gol fra campionato (9) e coppe, un punto fermo della Nazionale di Luciano Spalletti, finalmente la testa (nel senso di concentrazione) a disposizione di una fisicità dirompente. Da Vercelli al West, nulla è precluso a un centravanti capace in mezza stagione di passare dal ruolo di eterna promessa a quello di pericolosa certezza (per gli avversari).11) ADEMOLA LOOKMANQui si rischia un’altra volta la poltrona per due. Ma il primo nome della lista non può che essere Lookman, l’arciere di Gasperini, arrivato a 12 gol e cinque assist fra campionato e Champions a meno di metà stagione. Con lui a terrorizzare le difese, a portare via i centrali, a trasformare pertugi in praterie per i compagni ecco che Mateo Retegui rifiorisce, e segna pure un ferro da stiro come Sead Kolasinac. Lookman come il Colleoni, Atalanta da scudetto. Se ha il raffreddore c’è pur sempre Marcus Thuram (12 gol), capace di confermarsi ad altissimi livelli per il secondo anno consecutivo, a riprova di una solidità mentale da figlio d’arte che esalta la forza fisica da mezzofondista degli altipiani e una tecnica in velocità che neppure Ibra.AllenatoreMARCO BARONIChi l’avrebbe mai detto? Colui che fu buon calciatore di Fiorentina, Napoli e Bologna, e poi allenatore da battaglia con la salvezza nel destino (soprattutto Lecce e Verona) sta diventando un top. Nessuna paura a sedersi sulla panchina della Lazio e a fare meglio di un profeta come Maurizio Sarri. La prima parte della stagione delle aquile è stata sontuosa e la disfatta contro l’Inter (6-0) è una bugia numerica rispetto al valore di una squadra tornata a comandare il gioco e a far divertire come ai tempi di Simone Inzaghi. Il merito è tutto di Baroni, capace di mandare in porta i suoi ragazzi con tre tocchi. E la zona Champions è di nuovo il cortile di famiglia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.