2024-10-23
I progressisti beatificano il maliano ucciso a Verona. «Era solo un bisognoso»
L’assessore ai Giovani: «Chiedeva cure». Col coltello? I connazionali del ragazzo protestano: «Fare giustizia». E la stampa di sinistra lo dipinge come un innocente.«Poi una mattina si alza, per incontrare i suoi amici, e viene ammazzato come niente fosse, neanche un piccione... Chiedo scusa, ma è una vergogna». Sono le parole del presidente della Comunità del Mali in Italia, Mahamoud Idrissa Boune, commentando la morte di Moussa Diarra. Il dolore per la perdita di un connazionale non può accecare al punto da sorvolare sul «particolare» più grave. Il maliano di 26 anni aveva un coltello, domenica mattina, mentre spaccava vetrine alla stazione ferroviaria Porta Nuova di Verona. Aveva già minacciato con il coltello due vigili urbani prima di assalire gli agenti Polfer e sempre fuori di sé non mollava l’arma anche dopo i due colpi, sparati in aria dall’assistente capo della polizia ferroviaria per cercare di dissuaderlo. Il terzo proiettile l’aveva raggiunto al petto, letale. Nessuno può gioire per una vita spezzata però purtroppo siamo certi che se fosse stato quell’agente, adesso indagato con l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa, a finire ucciso per la furia di Mussa, a parte il cordoglio delle istituzioni ben poca commozione avremmo colto nella cronaca di molti giornali. Ieri, invece, si è fatto a gara per raccontare ogni bene di quel migrante che ne andava in giro con un coltello e aveva costretto un poliziotto a usare la pisola per proteggersi. «Stava lavorando, aveva un percorso di integrazione avviato. Bisogna capire cosa abbia fatto di lui una persona aggressiva in quel modo quella tragica mattina», ha detto al Giornale l’assessore alla Sicurezza di Verona, Stefania Zivelonghi. Magari doveva chiederselo anche l’agente Polfer, invece di sparare? Poteva invitare il giovane a darsi una calmata, fare due chiacchiere? E pazienza se una coltellata avrebbe messo fine ai buoni propositi, perché i poliziotti sanno che rischiano la vita? A suggerirgli che cosa avrebbe dovuto fare ci pensa pure il fratello del morto, Djembagan, di 35 anni, arrivato da Torino «per riconoscere la salma e anche per intraprendere un percorso giudiziario chiarificatore di quanto accaduto», informava l’Arena. È conveniente sperare che qualche giudice sull’aggressione chiuda un occhio, concentrato a valutare la proporzionalità tra difesa e offesa. «Quel poliziotto ha agito come un delinquente, i veri agenti calmano le acque, disarmano le persone. Se davvero Moussa lo ha aggredito, poteva sparargli a un piede, sul braccio. È stato un criminale. Lo devono condannare, non può fare più questo mestiere», sentenzia Djembagan Diarra su Repubblica senza che il giornalista avanzi l’ombra di un dubbio, di una perplessità. Intanto, l’assessore comunale ai Giovani, Jacopo Buffolo, scatena un vespaio con un post: «Ad un bisogno di aiuto e cura si è risposto a colpi di pistola». Da quando si chiede aiuto brandendo una lama? «Parole vergognose», ha replicato Flavio Tosi, coordinatore di Fi ed ex sindaco. Buffolo non si è scusato. Anzi: se l’è presa con gli «sciacalli» e ha sostenuto che «le due posizioni», cioè «solidarità» e «sicurezza», «non si escludono».I buoni sono sempre da una parte: i migranti anche quando aggrediscono, feriscono, stuprano, uccidono perché «poveretti non riescono a integrarsi». I cattivi sono quelli che cercano di impedire le violenze e decidono di non farsi accoltellare, perciò reagiscono e hanno pochi istanti per poterlo fare se non vogliono morire. «Il mio assistito è evidentemente scosso e mi ha detto che non ha avuto alternative», racconta l’avvocato Matteo Fiorio che difende l’agente. «È una figura professionale di rilievo, è in polizia da 29 anni e ha trascorso la maggior parte della sua carriera nelle Volanti, lavorando al 113», ha precisato il legale. Il poliziotto aveva subito cercato di rianimare Moussa, in attesa dei soccorsi. «Con grande lealtà d’animo, forte senso istituzionale e presumibilmente sconvolto dall’evento, l’appartenente dalla polizia di Stato, peraltro persona di grande esperienza, si è reso fin da subito disponibile a rendere l’interrogatorio davanti al pm», ha riferito il pm Maria Diletta Schiaffino, che sta coordinando le indagini. L’uccisione del migrante è inserita «certamente in un contesto di legittima difesa posta in essere dal poliziotto», dichiara il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito.«Non era mai stato pericoloso Diarra […] aveva solo un piccolo precedente per spaccio», scrive La Stampa. All’agente della Polfer non avrà certo fatto piacere uccidere il giovane, questa morte lo segnerà tragicamente per tutta la vita. «Sono state scritte migliaia di pagine sulla sofferenza di chi uccide senza volerlo. E non capita mai di trovare narrazioni stile Rambo o film sul vecchio West», sottolinea Riccardo Maccioni su Avvenire. Ma non è che senza precedenti penali uno sia autorizzato a brandire un’arma e aggredire. Il poliziotto poteva colpire non al cuore? La dinamica dei fatti spiegherà quello che è successo in quegli istanti, quando il rischio era che anche altre persone finissero coinvolte. Davanti alla stazione di Verona c’è un viavai di persone. Portano fiori, anche quelli offerti dal vescovo Domenico Pompili, si accendono lumini. Una pietas guastata dalla solita retorica sulla condizione e il respingimento dei migranti. Mussa stava male, si scopre in queste ore, forse non faceva uso di farmaci o di droghe. Jacopo Rui, coordinatore della Ong veronese One Bridge To, al Manifesto ha detto: «Sono in tanti nelle sue condizioni. Non fa certo meraviglia che possano nascere disagi psichici. Doveva essere curato e non ucciso in questa maniera». Il punto è che Mussa ha dato di matto, come troppi migranti fanno nelle nostre strade sempre meno sicure, e i poliziotti non sono aggiusta cervelli.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.