2024-01-03
«La “profezia” di Ratzinger si è avverata»
Papa Benedetto XVI (Getty Images). Nel riquadro don Roberto Regoli
Lo storico don Roberto Regoli: «Come intuì Benedetto, il cattolicesimo è ridotto a piccolo gregge. Ora la Chiesa torni a pungolare il pensiero dominante Il papato del tedesco fu la risposta alla duplice crisi di fede e ragione. Le divisioni politiche si superano rimettendo al centro Cristo».Le contraddizioni applicative di «Fiducia Supplicans» finiranno sul groppone dei preti.Lo speciale continua due articoli.A un anno dalla scomparsa di Benedetto XVI, tra i fedeli - e non solo - rimane un senso di vuoto. Questo perché, sebbene si tenda a ricordare soprattutto il modo imprevedibile con cui si è concluso il suo pontificato, l’operato di Joseph Ratzinger - da guida della Chiesa e prima ancora da teologo e prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede - è stato di enorme rilevanza per le questioni affrontate. A don Roberto Regoli, fra i più grandi storici del papato e docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, abbiamo chiesto che cosa abbia rappresentato Benedetto nella storia ecclesiale. La sua analisi aiuta a leggere anche la crisi della nostra contemporaneità e illumina quanto sta avvenendo oggi nella Chiesa. «Benedetto è stato il Papa della cattedra, ma non per mettere una distanza bensì per fornire un insegnamento autorevole. L’aspetto per me più significativo della sua eredità è aver mostrato che la fede non è solo qualcosa di bello ma anche di molto ragionevole e capace di parlare all’uomo integrale, in un contesto culturale dove prevale l’approccio poco razionale e molto sentimentalistico».Questo non sempre è comprensibile a tutti in un’epoca in cui le persone sono abituate a ragionare per riduzionismi.«Il grande problema di oggi è che si vuole fondare la vita pubblica sul sentimento: ciò che io sento è la fonte dei miei diritti, che gli altri devono riconoscere. Così si instaura la tirannia del sentire individuale sull’oggettività. Per questo Benedetto continuava a porre il tema dell’importanza, nelle relazioni sociopolitiche, di aderire alla verità cui non si arriva per addendi di voti o di maggioranze, ma che si può solo riconoscere. Questo suo discorso è dirompente rispetto alla cultura circostante e mette in luce la capacità critica del cristianesimo in un contesto che va in un’altra direzione. L’uomo è fatto di sentimenti, ma anche di ragione, e il suo pontificato ha cercato di mantenere questo equilibrio della dimensione umana».L’elezione di Ratzinger a successore di Pietro fu considerata la risposta della Chiesa alla crisi di fede e di ragione dell’Europa. Posto che questa crisi oggi è fortissima nella nostra società, dove esplodono cortocircuiti logici e polarizzazioni continue, quanto è cruciale per la Chiesa rimettere al centro l’insegnamento di Benedetto?«Noi abbiamo due crisi in contemporanea: la crisi della ragione e quella della fede, con la prima che ha anticipato la seconda. Venendo meno il pilastro della ragione, con il conseguente prevalere del sentire, nel tempo è venuta meno anche la forza della fede, perché una fede che non si posa sulla ragione è inconsistente. I cardinali che elessero Ratzinger volevano dare una risposta a questa crisi e Benedetto, a sua volta, ha tentato di dare dignità e riproporre, nella visione cattolica, entrambi gli elementi. Il famoso discorso di Ratisbona, che venne frainteso in una incapacità di dialogo interreligioso, aveva in sé questa portata culturale: evidenziare la necessità del binomio fede-ragione, giacché una fede senza ragione cade nel fideismo e una ragione senza religione cade nel totalitarismo. Precisamente ciò che accade oggi, quando la pluralità del pensiero e delle posizioni non è accettata: la nostra società parla molto della diversità e dell’accettazione del diverso ma in realtà vive in tutt’altro modo».Per proporre la Verità, Ratzinger ha sempre cercato un punto d’incontro nel dialogo: questo approccio sembra essere venuto meno con lui, con la conseguenza che, nella Chiesa, da un lato si rinuncia a dire la verità nel timore di scontentare i «lontani», dall’altro non si pratica il dialogo per paura di «cedere» alla mentalità mondana. Serve un nuovo Ratzinger?«Serve un nuovo pensiero e qualcuno capace di incarnarlo, a vari livelli, nella società cattolica. Il discorso sulla verità è legato alla metafisica, che però ormai larghi settori del cattolicesimo considerano un problema, con il risultato che la proposta culturale che viene avanzata è legata all’esperienza. Ma ciò non è sufficiente perché anche un’esperienza va compresa e giudicata. Privata di una metafisica di riferimento, la teologia si indebolisce».La Chiesa sta vivendo una fase di acute divisioni: che cosa era per Benedetto XVI l’unità della Chiesa - e nella Chiesa - e come ha cercato di perseguirla con il suo magistero e le sue scelte pastorali?«L’unità, nella Chiesa, si può fare solo intorno a Gesù Cristo. Tutto il resto è accidentale e contingente. Per questo Ratzinger scrisse tre volumi su Gesù di Nazaret: per sottolineare che Egli è il centro della vita della Chiesa. Sembra banale ma non lo è, nel momento in cui ci sono molte divisioni tra i cattolici sulla visione della politica, dell’economia, del rapporto tra Chiesa e mondo, sui temi etici, sulle questioni dei diritti. Bisogna capire quale è l’annuncio evangelico e cosa comporta». Come era intesa da Benedetto XVI la sinodalità?«Nel suo pontificato Benedetto si è confrontato piuttosto sul tema della collegialità episcopale, uno dei frutti del Vaticano II, che implicava dare risalto alle figure dei vescovi i quali, come successori degli Apostoli, hanno le loro responsabilità nella Chiesa e di fronte al mondo e a Dio».In questi tempi torna a molti in mente la «profezia» che l’allora professore di teologia Ratzinger fece nel 1969, in cui affermava che dalla crisi della Chiesa odierna, minata dalla tentazione di ridurre i preti ad «assistenti sociali» e la propria opera a mera presenza politica, sarebbe emersa una Chiesa piccola e povera, più spirituale e semplificata, che ripartirà da un piccolo gregge di credenti. Siamo già dentro questo processo?«A livello di numeri il cattolicesimo ha perso molto: in Europa i fedeli si sono spostati verso l’ateismo o l’indifferentismo religioso, in America Latina verso i pentecostali. In questo contesto diversificato della crisi religiosa, il cattolicesimo deve prendere coscienza di essere già piccolo gregge, smettere di considerarsi ancora una grande struttura di potere e ripensarsi, per poter dare un contributo reale e critico. Altrimenti ripropone vecchi modelli inadeguati, laddove invece un suo punto caratteristico è la capacità di anticipare il futuro. Per questo due necessità erano molto presenti nella predicazione di Benedetto XVI: tornare a proporre ai credenti una vita spirituale significativa e intensa, poiché senza Cristo al centro la nostra azione nel sociale diventa semplice volontarismo e moralismo; e poi saper riproporre una vita e un pensare comunitario».Sembra che oggi questa attitudine ad anticipare il futuro sia stata scambiata con un generico progressismo.«È stata sostituita da un voler fare come gli altri e dall’assunzione del pensiero dominante. Ma il cristianesimo è stato sempre critico rispetto a tutti i pensieri dominanti. Se oggi non è più un pungolo dobbiamo chiederci: come Chiesa stiamo veramente vivendo appieno la vocazione ricevuta? Lo stesso dialogo, divenuto parola d’ordine contemporanea, richiede identità chiare e la differenza tra coloro che dialogano; altrimenti è uniformità».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/profezia-ratzinger-si-e-avverata-2666852883.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="benedire-le-coppie-senza-assolverle-tucho-manda-i-sacerdoti-in-tilt" data-post-id="2666852883" data-published-at="1704240429" data-use-pagination="False"> Benedire le coppie senza assolverle: «Tucho» manda i sacerdoti in tilt Il fatto nuovo introdotto da Fiducia Supplicans è che ci sono sacerdoti e vescovi che si trovano a vivere una certa contraddizione applicando la lettera del documento. Da una parte, diciamo in modo informale e pastorale, i preti si trovano a benedire una coppia irregolare, ma mettendosi poi la stola e recandosi nel confessionale, devono, invece, evitare l’assoluzione al singolo penitente per una condizione che risulti contraria alla legge di Dio e al Vangelo di Cristo, come sono tutte le unioni sessuali al di fuori del matrimonio. In altre parole, non si può benedire il peccato. Anzi, bisognerebbe esortare la coppia a uscirne. Un cortocircuito che non viene risolto facilmente nemmeno introducendo la nuovissima tipologia di benedizioni di Fernández, perché sebbene non sia un sacramento, questo segno pastorale rimanda in qualche modo al suo portato dottrinale. Una parte di Chiesa si è sempre lamentata del fatto che un’altra parte facesse solo della casuistica occupandosi di ciò che accade sotto le lenzuola dei fedeli, dimenticando tutto il resto. Troppa oggettività, era l’accusa. L’approccio «misericordioso» di Francesco ha aperto alla comunione ai divorziati risposati, senza però chiarire se i due debbano vivere o meno in castità, ma lasciando tutto a un cammino di discernimento personale. E ora, la benedizione alle coppie «irregolari» senza tuttavia approvarne l’unione. Il cardinale Fernández, nell’ottobre scorso, rispondendo ai dubbi del cardinale ceco Domink Duka, ha evitato di rispondere alla domanda se gli atti commessi nella vita sessuale della coppia composta da almeno un cattolico divorziato risposato dovessero «essere menzionati nel sacramento della riconciliazione», ma ha scritto che la vita sessuale dovrebbe essere sottoposta a «un esame di coscienza per confermare che è una vera espressione di amore e che aiuta a crescere nell’amore». Così ciò che si è fatto uscire dalla porta, rientra dalla finestra. Perché l’approccio sarà più attento al soggetto, ma la ricerca di ciò che è «vera espressione di amore» spalanca le porte alla molteplice casuistica sotto le lenzuola del fedele. Alla fine il povero prete che benedice la coppia irregolare, in confessionale deve, se vuol essere coerente, ricordare al penitente: «Va e non peccare più».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.