2025-10-03
I pro Pal vogliono lo scontro. Bombe, stazioni assaltate e occupazioni universitarie
Gli orfani della Flotilla intensificano la guerriglia all’urlo di «stop al genocidio». Altri affronti alla polizia, a Roma gli studenti aggrediscono gli ebrei. Trasporti in tilt.Il vento di sinistra soffia su Gaza e l’Italia si infiamma: da Palermo a Bologna, da Napoli a Torino, si è trasformata in un mosaico di cortei, occupazioni e scontri. A innescare la miccia, l’abbordaggio israeliano alla Global Sumud Flotilla, ma la benzina l’hanno portata sindacati, collettivi, giunte rosse e studenti mobilitati a comando. Il copione è sempre lo stesso: slogan contro «il genocidio», bandiere palestinesi, blocchi ferroviari, università occupate, aeroporti violati. E poi la condanna di rito alle forze dell’ordine, accusate di reprimere chi ha deciso di trasformare Gaza in un pretesto di lotta. È la nuova frontiera della protesta made in sinistra: la piazza per la pace trasformata in una piazza contro il governo. Dai porti ai rettorati, dai teatri ai binari, ieri si sono moltiplicati presidi e occupazioni alimentate da sigle e collettivi che parlano la stessa lingua: quella del conflitto permanente. E in molte piazze, accanto alla kefiah e ai cori per Gaza, spuntano infatti i simboli dell’Usb, di Cambiare Rotta, dell’Udu e della Cgil. Ma Maurizio Landini ha subito messo le mani avanti: «La Cgil è contro ogni forma di violenza, si devono condannare nei cortei di protesta e nelle manifestazioni azioni di violenza e scontri». Poi, scaricando sugli studenti, ha aggiunto: «Le nuove generazioni scendono in piazza perché sono soprattutto loro a considerare inaccettabili le logiche del genocidio, del riarmo e della violenza». Parole da incorniciare. Tutto è cominciato da mercoledì sera. La miccia si è accesa a Palermo, davanti al teatro Politeama. Decine di attivisti si sono radunati per contestare «Villa Esercito», l’evento della Difesa sulle tecnologie delle Forze armate. L’idea di vedere elicotteri e droni nel centro città, per i manifestanti, è «una provocazione mentre Gaza brucia». Urla, spintoni, due contusi. A Catania la protesta resta più contenuta, ma il segnale è lo stesso: «Bloccare tutto finché Gaza non sarà libera». Nel capoluogo emiliano, invece, la protesta assume i toni di una guerriglia annunciata. Gli studenti delle superiori e dell’università marciano verso la stazione centrale. Vogliono occupare i binari. Li aspettano i carabinieri in assetto antisommossa. Alcune cariche di alleggerimento e respingimenti. Il Comune amministrato dal dem Matteo Lepore si affretta a legittimare la mobilitazione. L’assessore alla Sicurezza, Matilde Madrid, invita a «tenere al centro la causa palestinese» e a manifestare «contro il genocidio in maniera democratica». Ma la destra accusa: «Il Comune coccola i violenti». Il meloniano Stefano Cavedagna parla di «spettacoli indegni», mentre Francesco Sassone, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, denuncia: «Ciò che sta accadendo non ha nulla a che vedere con la libertà democratica. È una minoranza rumorosa che sequestra la città». Intanto, Azione Universitaria chiede il Daspo universitario per chi partecipa alle occupazioni. E mentre il fronte milanese, tra i più caldi degli ultimi giorni, entra ora nelle aule giudiziarie, con la Procura che ha aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato, lesioni gravi e resistenza aggravata, che conta già 20 indagati per gli scontri violenti del 22 settembre, gli studenti dell’università Statale di Milano ieri hanno occupato l’ateneo. All’ora di punta, con in testa uno striscione con lo slogan «blocchiamo tutto», il primo corteo manda in tilt la circolazione stradale a Piazzale Loreto. Nel pomeriggio circa 5.000 persone si sono dirette verso piazza San Babila. Studenti delle superiori in presidio: al Severi Correnti, al Marconi e al Bottoni. A Parma, l’Udu ha organizzato un presidio di 24 ore «per dire stop al genocidio e schierarsi contro il sionismo». A Pisa, 300 studenti occupano il Rettorato: «Fino a Gaza, senza paura». A Lecce, l’Università del Salento viene dichiarata «barricata contro la guerra». A Bari, i collettivi entrano in un’aula dell’Aldo Moro, bandiere palestinesi e slogan: «Block the university, all eyes on the Flotilla». La sinistra accademica si salda alla piazza. Le facoltà diventano fortini. A Torino decine di attivisti in bici tagliano le reti dell’aeroporto di Caselle. Spintoni con la polizia, momenti di caos. A Genova, in largo Zecca, corteo studentesco e cori «Free Gaza». A Napoli, un blitz nella sede di Msc: occupato l’atrio, striscioni e cori. L’accusa: «Msc commercia con Israele». Ma è a Roma l’innesco più pericoloso. Alla periferia di Monteverde, la protesta degenera. Al liceo artistico Caravillani, durante la ricreazione, gli studenti intonano cori pro Palestina. Dal cortile della vicina sinagoga, che condivide parte dello spazio, escono membri della comunità ebraica. Prima le parole, poi le mani. Spintoni, insulti, urla. All’uscita, attorno alle 13.30, il clima esplode. Polizia e ambulanze. È il segno di un cortocircuito culturale: la protesta per Gaza si trasforma in scontro identitario. E in mezzo restano i minorenni, manipolati da slogan e simboli.
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