2024-10-06
I pro Pal scatenano l’inferno a Roma. Bombe, sassi e pali: feriti 30 agenti
I manifestanti con le bandiere di Hezbollah caricano la polizia al grido: «Intifada». Pestati cronisti e fotografi. Numerosi i cartelli che inneggiano al 7 ottobre: «È resistenza, non terrorismo». Fermati cinque attivisti.«Ora e sempre resistenza», questo è solo uno degli slogan della piazza pro Pal ieri a Roma dove per resistenza, nel caso ci fossero dubbi, che sono chiariti da decine di cartelli, si intende l’eccidio del 7 ottobre che molta parte della piazza di ieri era lì per celebrare. L’allarme era altissimo da giorni, elicotteri e decine di camionette di Guardia di finanza e polizia sono riuscite a scongiurare il peggio ma non a evitare violenti scontri. Del resto molti dei circa 6.000 manifestanti erano lì proprio per quello. Il primo contatto lo cercano e lo trovano intorno alle 17.30 con tre bombe carta deliberatamente lanciate contro le forze dell’ordine schierate sul lato dell’inizio di via Ostiense, di fronte alla stazione. Poi vola di tutto, sassi, bottiglie di vetro, almeno cinque i manifestanti feriti durante il principio di guerriglia. Tra questi una ragazza, sdraiata per terra con la testa coperta di sangue. Lacrimogeni, cariche e idranti per tentare di disperdere attivisti dei centri sociali che di arretrare non ne vogliono sapere. La tensione per alcuni minuti è altissima, un gruppetto di uomini incappucciati e vestiti di nero ad alimentare e provocare lo scontro. A un certo punto un palo della segnaletica stradale viene divelto come se fosse una cannuccia e poi lanciato contro la polizia. Un attacco che ha provocato 24 feriti tra gli agenti in servizio: 20 della polizia di Stato e quattro della Guardia di finanza. Trentotto invece i fogli di via per manifestanti provenienti da varie città tra cui Varese, Livorno, Campobasso, Brindisi, Napoli, Salerno, Torino, Firenze, Milano, Perugia, Modena, Catania e Bari. A finire sotto la furia dei delinquenti anche un fotografo che faceva il suo lavoro. Un cronista di Askanews e un suo collega dell’Agenzia Italia sono stati colpiti da un fumogeno. Subito dopo i due giornalisti sono finiti in una nuvola di lacrimogeni e fumo di petardi. Anche un cameraman freelance al seguito della carica di alleggerimento della polizia è caduto a terra, rompendo una batteria elettrica di scorta.Una violenza premeditata per l’Associazione nazionale funzionari di polizia. «Gruppi di violenti e teppisti si sono facilmente infiltrati, adottando le consuete tecniche di mimetizzazione», spiega il segretario Enzo Letizia. «Ancora una volta, la polizia ha dovuto fronteggiare situazioni di alta tensione in cui la violenza è stata premeditata e orchestrata da coloro che mirano a destabilizzare l’ordine pubblico».Prima della guerriglia urbana discorsi tutt’altro che pacifici: «Israele è uno Stato usurpatore, Israele è uno Stato canaglia, Israele è un tumore e come tale va debellato», urla un manifestante al microfono. Gli organizzatori avevano annunciato di voler procedere in corteo verso viale Aventino. A quel punto è iniziata una trattativa tra alcuni rappresentanti degli attivisti e le forze dell’ordine che cinturavano tutta l’area. Alla fine si è concluso con un nulla di fatto: è stato concesso di manifestare in maniera statica fino all’inizio delle violenze. Il corteo convocato per la giornata di ieri a Roma, a due giorni dall’anniversario del massacro del 7 ottobre, com’è noto era stato vietato dal questore. Tanti gli allarmi giunti alle forze dell’ordine per una manifestazione che fin da subito non è sembrata poter essere pacifica come le altre. Già la convocazione del corteo era sembrata tutt’altro che pacifica. Vale la pena ricordarla: «Noi ricordiamo la data del 7 ottobre come la data in cui il popolo palestinese ha messo in gioco la propria esistenza per non morire». E ieri erano tutti lì a piazzale Ostiense i fan del 7 ottobre, a spaccare bottiglie e ad assaltare la Guardia di finanza al grido di «intifada».In piazza c’era anche lo youtuber Cicalone noto a Roma per essere una sorta di «giustiziere» nella metro per i suoi blitz anti borseggi. È stato accolto da alcuni manifestanti con i cori «Vattene, vattene», «Guardia», a cui ha risposto: «Sono venuto da privato cittadino mi sembra un po’ aggressiva come reazione».Per il capogruppo di Fdi al Senato, Lucio Malan: «La celebrazione di atti di terrorismo non è accettabile, specialmente in coincidenza con l’anniversario. Non si possono esaltare dei crimini e farli passare per gesto eroico». Così anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «I promotori di questa manifestazione sono fiancheggiatori di quelli che volevano avviare un nuovo olocausto contro il popolo di Israele. È una vergogna vedere questa gente circolare. Chi fa l’apologia del genocidio e chi sventola le bandiere degli Hezbollah è da disprezzare come gli assassini del fondamentalismo islamico. Vergogna». Indignazione anche dall’area di centro: «Cosa hanno in testa quelli che vanno a celebrare in piazza l’anniversario di una deliberata caccia all’uomo su base etnica, una strage di civili disarmati intenzionalmente scollegata da obiettivi militari?», il commento di Ivan Scalfarotto, Italia viva. «Una parte della convocazione definiva un massacro di civili, quello del 7 ottobre, come un atto di resistenza. Si dà l’idea che il modo in cui Hamas ha massacrato giovani innocenti sia in qualche modo legittimo. E non lo è anche guardando a ciò che è accaduto dopo», così Carlo Calenda di Azione. Dal mondo islamico arrivano denunce in senso totalmente opposto. «Famiglie con bimbi costrette a fuggire e a rifugiarsi da idranti e manganellate. È la democrazia che si piega al volere di Israele», ha dichiarato Saif Eddine Abouabid, portavoce della comunità islamica di Saronno. Dalla sinistra, contraria al divieto di manifestare, ancora una volta invece un silenzio assordante.
Jose Mourinho (Getty Images)