2023-02-20
Prima il prof tifava elettrico cinese
La Hongqi S9, supercar cinese (Ansa)
L’ex leader della sinistra vedeva con favore lo stabilimento di supercar in Emilia. Il progetto, però, è finito sotto la lente dei pm ed è naufragato. E lui ha cambiato idea.Leggere la nuova posizione a favore dei motori a benzina e diesel dell’ex premier Romano Prodi sorprende, soprattutto chi, come noi, ha seguito la campagna portata avanti dal professore a favore dello stabilimento per hypercar ibride ed elettriche l’anno che avrebbe dovuto nascere a Reggio Emilia. Bolidi con motori da 1.400 cavalli che certamente avrebbero inquinato molto di più della media delle auto elettriche. A partire dal 2023 l’azienda avrebbe dovuto produrre 100 vetture di lusso l’anno e impiegare 1.000 lavoratori. Un progetto che vedeva in campo un chiacchierato finanziere statunitense, Jonathan Krane, e, almeno secondo i comunicati ufficiali, il gruppo automobilistico Faw, il più importante della Cina. Una joint venture dall’architettura societaria ardita, con scatole nei paradisi fiscali dei Caraibi e dell’Irlanda. Ma già nella scorsa primavera iniziarono a circolare le prime voci che mettevano in dubbio la concretezza del piano, accolto con entusiasmo dal governatore Stefano Bonaccini e dal sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi. Anche perché dall’estero non sono mai arrivati i denari necessari ad acquistare i terreni della Gavassa, da cui sono adesso sparite anche le bandiere blu della Silk-Faw. I comitati ambientalisti avevano anche certificato come con questa azienda non sarebbe certo sceso il livello di CO2 in città.Nonostante i primi dubbi sulla fattibilità del progetto nell’aprile del 2022 Prodi ci aveva messo la faccia nel corso della presentazione del nuovo parcheggio della Mediopadana a Reggio Emilia: «Quasi certamente in questa Regione saranno realizzate quelle che vengono chiamate supercar, un modello unico al mondo. Questo ci darà un’immagine molto forte e un ruolo significativo», disse. E soggiunse: «Mi auguro che ci sia questo investimento […]. So che nel breve periodo può creare un problema alle imprese esistenti (il riferimento era in particolare ai mal di pancia registrati in Ferrari, eccellenza modenese, ndr), ma bisogna anche considerare che qui arriveranno i tecnici più specializzati del mondo». Con noi, dopo aver negato qualsiasi rapporto di consulenza con i cinesi, aveva spiegato: «Ho seguito evidentemente con attenzione un progetto che, se avesse successo, consoliderebbe il primato della mia Regione nel settore delle supercar!!!!! (con 5 punti esclamativi, ndr). Il che sarebbe proprio una bella cosa». Ad agosto la Procura di Reggio Emilia ha aperto un fascicolo esplorativo sul progetto dopo aver ricevuto un esposto dal deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci, ma il procedimento è fermo a una fase esplorativa. Anche perché non sono stati erogati fondi pubblici, sebbene la Regione avesse promesso circa 6 milioni di euro, il Comune sgravi fiscali e l’azienda avesse chiesto 38 milioni a Invitalia, a fronte di un piano di ipotetici investimenti da 380 milioni di euro. Nel frattempo almeno 40 lavoratori, in gran parte ingegneri, si sono licenziati, ovvero più della metà di quelli assunti all’inizio dell’avventura.A dicembre sono arrivati i primi decreti ingiuntivi che obbligano la Silk sports car company srl (così è stata ribattezzata la società) a pagare gli stipendi arretrati ai dipendenti, che hanno accumulato crediti per circa 200.000 euro. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Giovanni Lamorte ha ammesso: «Non nego che siamo al palo ora. Il progetto è un po’ fermo». Ma ha anche detto di essere ancora «fiducioso», nonostante i finanziamenti attesi dall’estero siano bloccati. Intanto pure i fornitori hanno fatto partire le ingiunzioni di pagamento e il Comune ha confermato che se entro marzo la situazione non si sbloccherà chiuderà il piano urbanistico generale senza prevedere l’indispensabile ampliamento dell’edificabilità sui terreni destinati all’impianto. L’azienda ha pure altri problemi logistici: ha svuotato gli uffici presso il Tecnopolo cittadino (restano aperti quelli di Campovolo), sembra anche a causa dei canoni di locazione non pagati.In questo scenario, a inizio febbraio, sul Resto del Carlino, Prodi ha intonato il de profundis: «Silk-Faw? Una grande occasione persa». E sulle cause del fallimento ha ipotizzato: «Ohibò, con tutto il casino che c’è ora può darsi che un governo sia intervenuto». Ossia quello cinese, anche perché Faw è un’azienda controllata dallo Stato e il gemellaggio con il temerario Krane pare non sia stato condiviso o apprezzato ai piani più alti. Ieri abbiamo chiesto all’ex premier perché abbia «sponsorizzato la nascita dello stabilimento reggiano» se considera l’elettrico più inquinante delle auto a benzina e lui ci ha regalato questa risposta: «Non ho Mai sponsorizzato nulla! È solo lei che lo ha scritto! Io ho solo detto (e l’ho ripetuto anche ai dirigenti della Ferrari) che un insediamento cinese di auto di lusso avrebbe messo il sigillo definitivo sul fatto che le supercar nel mondo si fabbricano solo in Emilia. E questo, dal punto di vista industriale, sarebbe solo un vantaggio. E lo ripeto ad alta voce anche se non so perché sembra che l’investimento sia tramontato, non ne conosco le ragioni». Di certo, col fallimento del progetto dei bolidi sino-statunitensi, ha potuto finalmente confessare cosa pensi davvero delle auto elettriche.