2019-11-06
Prima fanno causa, poi vanno da Conte. Gli indiani pronti alla guerra totale
I commissari dell'ex Ilva citati in tribunale da Arcelor Mittal. Oggi l'incontro proprietà-premier, che insiste: «Noi inflessibili».Il lasciapassare era nato per consentire le bonifiche senza incorrere in cause pregresse.Lo speciale contiene due articoli.Il futuro dell'Ilva è appeso a un filo. Oggi è in programma l'incontro tra il premier, Giuseppe Conte, e i proprietari di Arcelor Mittal, la multinazionale angloindiana dell'acciaio che ha annunciato il suo addio allo stabilimento di Taranto. Un incontro che si annuncia molto complicato per il governo, anche alla luce della mossa di Arcelor Mittal, che ha depositato al Tribunale civile di Milano, come rivelato dal Corriere del giorno, un atto di citazione nei confronti dell'Ilva in amministrazione straordinaria e delle aziende collegate, preparando il terreno per lo scontro legale con l'Avvocatura dello Stato.L'atto di citazione, firmato da ben 7 avvocati, composto 37 pagine e altrettanti allegati, inchioda il governo giallorosso alle proprie responsabilità, elencando i motivi che hanno indotto il colosso siderurgico a rinunciare all'investimento a Taranto. Come ampiamente prevedibile, è la cancellazione della protezione legale per i nuovi manager di Ilva, votata dalla maggioranza giallorossa pochi giorni fa, il punto cardine dell'atto di citazione.«In particolare», si legge nell'atto, «l'art. 2, comma 6, del D. L. n. 1/2015 aveva previsto un periodo di tutela durante il quale i commissari e poi l'aggiudicatario della procedura competitiva avrebbero potuto eseguire il Piano ambientale senza incorrere in responsabilità penali conseguenti ai problemi ereditati dalle precedenti gestioni. In altri termini, la protezione legale costituiva una necessaria tutela per contemperare diversi diritti e interessi di rilevanza costituzionale, fra cui, da un lato, la protezione dell'ambiente, della salute e della sicurezza; dall'altro, le esigenze produttive e i connessi livelli occupazionali. Del resto, nel corso della gestione commissariale, i manager di Ilva sono stati sottoposti a procedimenti penali in relazione a situazioni preesistenti, che non sono sfociati in rinvii a giudizio proprio per effetto della protezione legale. Quindi», prosegue il documento, «Arcelor Mittal InvestCo ha accettato di partecipare all'operazione e di stipulare il contratto proprio nel presupposto e per l'esistenza della Protezione Legale».Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha risposto attraverso un post su Facebook al vetriolo: «Arcelor Mittal», ha scritto Patuanelli, «ha deciso di andarsene da Taranto ancora prima della ristrutturazione della governance dell'azienda. Il compito del nuovo ad e dei nuovi dirigenti è di traghettare la proprietà indiana fuori dallo stabilimento; il piano industriale dell'azienda è stato disatteso nei numeri, disatteso nella prospettiva di rilancio e non ha proiezione futura. Questa notte (ieri, ndr)», ha aggiunto Patuanelli, «è stato depositato da Arcelor Mittal, presso il Tribunale di Milano, un atto di citazione nei confronti dei Commissari straordinari, a dimostrazione che da settimane, forse da mesi, l'azienda preparava l'abbandono dell'area». In realtà basta leggere l'atto di citazione per verificare che l'azienda ha imputato alla cancellazione della protezione legale, avvenuta pochi giorni fa, l'addio a Taranto.Ieri il premier Conte ha esternato sulla vicenda, in attesa dell'incontro di oggi con i proprietari dell'azienda: «È stato stipulato un contratto», ha detto Conte, «e domani (oggi, ndr) saremo inflessibili sul rispetto degli impegni incontrando Arcelor Mittal. Ci sono impegni contrattuali da rispettare, non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo o il non scudo penale che tra l'altro non è previsto contrattualmente».Ieri sera, nel corso di un incontro che si è svolto presso lo stabilimento di Taranto, l'ad di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli, che oggi non parteciperà all'incontro con il governo, ha confermato ai segretari generali di Fim, Fiom, Uilm e Usb, la volontà di recedere dal contratto per l'acquisizione. La mancata partecipazione della Morselli al tavolo con il governo di oggi, a questo punto, potrebbe voler dire che la proprietà è pronta a sciogliere la «succursale» italiana, creata apposta per questa operazione. Un ulteriore segnale del fatto che il colosso indiano fa sul serio: il multimiliardario indiano Lakshmi Mittal, presidente e amministratore delegato del colosso siderurgico, non ha alcuna intenzione di farsi prendere in giro da Conte, Patuanelli e compagnia bella. «Non permetteremo la ripresa dei lavori del parlamento», ha annunciato ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, «fino a che il presidente del Consiglio non verrà in aula a dire che nessun posto di lavoro è a rischio. Altrimenti si dimetta. Questo governo indegno ha nominato un ministro del Sud ma il primo atto concreto è stato mettere in mezzo a una strada 10.000 lavoratori dell'acciaieria Ilva. Questo vuol dire», ha argomentato Salvini, «che al governo ci sono degli incapaci ignoranti. Il governo Conte 1 aveva partorito un decreto con lo scudo penale. Invece Leu e 5 stelle hanno tolto lo scudo penale ed è stato approvato con la fiducia dal Conte 2, senza scudo».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/prima-fanno-causa-poi-vanno-da-conte-gli-indiani-pronti-alla-guerra-totale-2641228447.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-bussola-tra-i-paletti-ambientali-ecco-cosa-prevede-limmunita-penale" data-post-id="2641228447" data-published-at="1758098321" data-use-pagination="False"> Una bussola tra i paletti ambientali. Ecco cosa prevede l’immunità penale Da quando Arcelor Mittal ha fatto marcia indietro sull'Ilva, si sente molto parlare di immunità penale per i vertici aziendali del colosso angloindiano. Su questo tema è il caso di fare chiarezza. L'immunità penale è stata concessa all'Ilva quando era in amministrazione straordinaria. Successivamente è stata concessa anche ai nuovi proprietari di Arcelor Mittal. La norma era nata nel 2015 con il decreto legge n.1. Quell'anno l'Ilva era entrata in amministrazione straordinaria a gennaio; erano aperte tutte le conseguenze del sequestro giudiziario dell'area fatto nel 2012, e con questa norma si era voluto di fatto garantire una protezione legale sia ai gestori dell'azienda (i commissari), che ai futuri acquirenti, relativamente all'attuazione del piano ambientale della fabbrica. Si voleva evitare, cioè, che attuando il piano ambientale, normato da un decreto ministeriale del settembre 2017, i commissari o i futuri acquirenti restassero coinvolti in vicissitudini giudiziarie derivanti dal passato, essendo l'inquinamento Ilva un problema di lunga data. In parole povere, il problema era che gli altiforni delle acciaierie non si possono spegnere, pena la loro completa sostituzione. Per questo, durante la fase di rinnovamento che avrebbe reso meno inquinanti gli altiforni, questi ultimi avrebbero inevitabilmente continuato a danneggiare l'ambiente fino a lavori ultimati. L'idea dello scudo penale nasceva dunque per evitare che i commissari prima e i nuovi proprietari poi potessero andare incontro a guai legali per problemi che non dipendevano da loro. Le trattative con ArcelorMittal iniziano però a incrinarsi nella primavera del 2019, ad un anno circa dell'insediamento del primo governo Conte. I 5 stelle ritenevano infatti che questa norma fosse illegittima e andasse abrogata perché si trattava di un privilegio concesso ad Arcelor Mittal. La fine dello scudo penale ebbe inizio con il decreto Crescita voluto dal governo di coalizione gialloblù. Una scelta che non fu per nulla gradita ad Arcelor Mittal che aveva intenzione di rilevare l'azienda con un altro quadro giuridico. Così la minaccia di lasciare l'impianto costrinse l'esecutivo a tornare sulla questione e a concedere, anche se in maniera ridotta rispetto al disegno originale, l'immunità penale presente al momento dell'acquisizione. La stop, solo parziale, prevedeva «l'impunità per la violazione delle disposizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro». Il colpo di grazia, però, arrivò quando 17 senatori M5s chiesero la linea dura e, all'interno del decreto Salva imprese, venne aggiunto un emendamento a firma della pentastellata Barbara Lezzi (e votato da Pd, Italia viva e Leu) che eliminava del tutto lo scudo penale per i vertici del gruppo. Il provvedimento è andato in Gazzetta il 3 novembre e il giorno successiva il colosso ha comunicato l'intenzione di abbandonare il tavolo delle trattative. Prima che lo scudo cadesse, Arcelor Mittal si era impegnata a realizzare investimenti ambientali per 1,1 miliardi, industriali per 1,2 miliardi e a pagare l'ex Ilva 1,8 milioni di euro, una volta terminato il periodo d'affitto, iniziato il primo novembre dello scorso anno e che avrebbe dovuto durare per 18 mesi. Va ricordato che lo scudo penale non copriva i vertici aziendali da qualunque reato potessero commettere all'interno dello stabilimento tarantino, ma solo da «eventuali reati ambientali nel momento in cui l'azione dell'azienda è conforme alla legge e al piano ambientale». Ora non resta che attendere l'esito dell'incontro di oggi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e i vertici di Arcelor Mittal, nel tentativo di ricomporre la frattura tra le parti. Il premier si è detto intenzionato «a fare di tutto, qualsiasi misura» pur di non far chiudere gli stabilimenti.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)