2025-06-18
Prevost dà la linea alla Cei: ora meno politica
Papa Leone XIV insieme al cardinale Matteo Zuppi (Getty)
Primo discorso del Papa (che torna a Castel Gandolfo) ai vescovi: centralità dell’annuncio e invito a una «sana collaborazione» con le autorità civili dopo la polemica di Matteo Zuppi sull’8 per mille. Echi «ruiniani» sulla questione antropologica e via libera ai laici.Nel giorno in cui incontra i vescovi italiani, il Papa annuncia il ritorno a Castel Gandolfo. Dal 6 al 20 luglio, infatti, e poi ancora nei giorni dell’Assunzione, Leone XIV ha scelto di ripristinare la tradizione interrotta da Bergoglio ridando lustro alla cittadina affacciata sul lago Albano.Nel primo meeting ufficiale di Leone XIV con i prelati della Conferenza episcopale italiana, del resto, c’è un evidente recupero di Ratzinger e Ruini, senza buttare a mare papa Francesco. Per quanto un semplice discorso possa dire dell’azione ecclesiale del Papa salito al soglio petrino lo scorso 8 maggio, i segnali mandati da Prevost paiono inequivoci: annuncio e trasmissione dei contenuti essenziali della fede, recupero della «visione antropologica» a essi sottesa, «sana cooperazione» con le autorità civili.Dall’Aula della Benedizione, Leone XIV ha voluto collegarsi al Vaticano II in due occasioni: una, esplicita, ragionando sulla «collegialità» che deve informare il ministero dei vescovi e una implicita, con la citazione dell’esortazione apostolica Humanae salutis, con cui Giovanni XXIII nel Natale del 1961 indisse il Concilio per l’anno successivo. Collegialità, dunque: «tra voi e con il successore di Pietro», tale da riflettersi, ha spiegato Prevost, nella menzionata «sana cooperazione» con le autorità civili. Un tentativo di chiudere la polemica aperta con toni inusuali dal cardinale Zuppi con il governo italiano sull’8 per mille? Non è dato sapere. l’8 per milleDi certo, proprio ieri e a margine dell’incontro col Papa, la Cei ha «preso atto» del fatto che il ministero dell’Economia ha assegnato alla Chiesa 1,014 miliardi derivanti dell’8 per mille stesso. I dati relativi alle dichiarazioni dell’anno 2022 sono in calo dello 0,83% rispetto all’anno precedente, e andranno a finanziare le esigenze di culto e pastorale (350,9 milioni), gli interventi caritativi (280 milioni) e il sostentamento al clero (384 milioni).Tornando al Pontefice, ha scelto una citazione diretta di Benedetto XVI )che, nel 2006, alla stessa Conferenza episcopale aveva parlato della Chiesa in Italia come «realtà molto viva»), per contrapporla a una difficoltà legata al «secolarismo, a una certa disaffezione nei confronti della fede e alla crisi demografica». Di qui la richiesta di «audacia», che si traduce in precise «indicazioni pastorali» che il Papa ha elencato. Primo: il kérygma, annuncio essenziale di Gesù morto e risorto, da porre «al centro» per dare uno «slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede». Solo questa priorità - da «aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui» - può dare origine alle altre. Qui arriva una esplicita citazione delle «periferie urbane ed esistenziali» care al predecessore, da cui Prevost deriva un’attenzione al tema della pace e del rispetto per la dignità della persona umana. «L’intelligenza artificiale», ha detto, «le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita. [...] Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero». Ed ecco l’«auspicio» forse più forte, piuttosto «ruiniano» nella scelta delle espressioni: «che il cammino delle Chiese in Italia includa, in coerente simbiosi con la centralità di Gesù, la visione antropologica come strumento essenziale». «Senza una riflessione sull’umano [...] l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata». In chiusura, Leone XIV ha voluto sintetizzare tre esortazioni non prive di implicazioni politiche. Primo: «Andate avanti nell’unità. [...] Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito». Saranno fischiate le orecchie ai vescovi schieratisi per il referendum a cui il segretario di Stato Pietro Parolin aveva dichiarato di astenersi? Secondo: «Non abbiate timore di scelte coraggiose! [...] Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo invitati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici».prelati e pilotiTerzo, forse più interessante di tutti: «Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica». L’indicazione sembra netta: ai prelati toccano compiti pastorali, di indirizzo, per l’impegno in campo ci sono i laici. È abbastanza impressionante rileggere le parole dette, sempre alla Cei, da Bergoglio dieci anni fa (18 maggio 2015): «In realtà, i laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del Vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo pastore!».Quanto le parole di allora si siano realizzate negli ultimi due lustri sarà sicuramente materia di riflessione, a maggior ragione oggi e alla luce di quelle pronunciate da Leone XIV, che cadono - qui - in un periodo di ripetute insistenze su presunte benedizioni clericali a disegni centristi.
Un modello Keqiao SS 2026 durante la Milano Fashion Week. Nel riquadro, Ruan Chuping
Brunello Cucinelli (Imagoeconomica)
Plastico del Ponte sullo Stretto (Imagoeconomica)
Nel riquadro, Andrea Baccarelli, preside della T.H. Chan school of public health di Harvard. (IStock)